Questa mattina mi ha svegliato la Brionvega della Ila. Sintonizzata ovviamente su radio Deejay, che proprio in quel momento passava questa canzone. Ottimo risveglio. Un po' come se mi avesse svegliato il mio amore grande.
lunedì 28 dicembre 2009
domenica 20 dicembre 2009
venerdì 18 dicembre 2009
Non ti curar di lor, ma guarda i passeri.
http://ilpranzodibabette.blog.deejay.it/2009/12/01/per-fare-due-ghigne/trackback/
giovedì 17 dicembre 2009
Quando la sfiga è uno stile di vita
NOOOO!
Non è possibile. Sono una maledetta sfigata.
Ieri è stata una giornata a dir poco impegnativa. Martedì ho un esame ma ieri, sprezzante dell’imminente pericolo, ho fatto le mie quotidiane ore di lezione mattutine, ho fatto un giro in centro, sono tornata a casa, ho fatto da manichino per un travestimento di laurea, sono tornata a lezione, sono andata alla laurea (solo al banchetto, naturalmente..non sono mica scema!!), sono andata alle Cooperative operaie ad acquistare due buone bottiglie di Pinot grigio, sono corsa a casa, lavata e cambiata, mi sono fatta via Rossetti a piedi di corsa, sono arrivata a cena.
Pausa. Calma. Aperitivo, antipasto, primo, secondo, contorno..non ci siamo fatti mancare niente..vino, chiacchiere, simpatici aneddoti, mirtilli della grappa ai mirtilli. Va bene. Fine serata alla Preferita, saluti, baci e abbracci, auguri di Natale. Unico problema: i funghi spenti >>> Freddo cane.
Questa mattina, la mia sveglia suona alle 07:30, al solito. Ottimo. Mi lavo, mi vesto, mangio, esco. Sono incredibilmente in anticipo. Inutile apettare l’autobus in piedi al freddo dieci minuti, no? Meglio farsela a piedi, dico io! Giusto. Arrivo su, faccio 3 piani di scale..e nella porta leggo l’avviso: “La lezione del 17 dicembre di economia dei trasporti è sospesa”. Mi giro verso una mia compagna di corso, e la imploro in ginocchio di dirmi che oggi non è il 17. Invano. Anche lei però, che stronza!!
Naturalemente oggi non ho altre lezioni.
Morale della favola: tanto va la gatta al lardo, che trova un tesoro.
Non è possibile. Sono una maledetta sfigata.
Ieri è stata una giornata a dir poco impegnativa. Martedì ho un esame ma ieri, sprezzante dell’imminente pericolo, ho fatto le mie quotidiane ore di lezione mattutine, ho fatto un giro in centro, sono tornata a casa, ho fatto da manichino per un travestimento di laurea, sono tornata a lezione, sono andata alla laurea (solo al banchetto, naturalmente..non sono mica scema!!), sono andata alle Cooperative operaie ad acquistare due buone bottiglie di Pinot grigio, sono corsa a casa, lavata e cambiata, mi sono fatta via Rossetti a piedi di corsa, sono arrivata a cena.
Pausa. Calma. Aperitivo, antipasto, primo, secondo, contorno..non ci siamo fatti mancare niente..vino, chiacchiere, simpatici aneddoti, mirtilli della grappa ai mirtilli. Va bene. Fine serata alla Preferita, saluti, baci e abbracci, auguri di Natale. Unico problema: i funghi spenti >>> Freddo cane.
Questa mattina, la mia sveglia suona alle 07:30, al solito. Ottimo. Mi lavo, mi vesto, mangio, esco. Sono incredibilmente in anticipo. Inutile apettare l’autobus in piedi al freddo dieci minuti, no? Meglio farsela a piedi, dico io! Giusto. Arrivo su, faccio 3 piani di scale..e nella porta leggo l’avviso: “La lezione del 17 dicembre di economia dei trasporti è sospesa”. Mi giro verso una mia compagna di corso, e la imploro in ginocchio di dirmi che oggi non è il 17. Invano. Anche lei però, che stronza!!
Naturalemente oggi non ho altre lezioni.
Morale della favola: tanto va la gatta al lardo, che trova un tesoro.
domenica 13 dicembre 2009
High fidelity_Nick Hornby
Qualche mese fa mia sorella ha comperato, sotto saggio consiglio, questo libro. E' arrivata a casa dicendo che aveva letto le prime tre pagine e che era sicura mi piacesse. Ecco, io in quel periodo avrei dovuto studiare (come, d'altra parte, dovrei fare anche in questo momento) ma ho letto per ciuriosità le prime due pagine e poi non sono più riuscita a staccarmici finchè non l'ho finito. Succede raramente. Saranno solo una decina i libri che mi hanno fatto questo effetto.
Ecco, forse anche per questo, il film non mi ha entusiasmato particolarmente.
Ecco, forse anche per questo, il film non mi ha entusiasmato particolarmente.
Ecco, per stilare una classifica, le cinque più memorabili fregature di tutti i tempi, in ordine cronologico:
1) Alison Ashworth
2) Penny Hardwick
3) Jackie Allen
4) Charlie Nicholson
5) Sarah Kendrew.
Ecco quelle che mi hanno ferito davvero. Ci vedi forse il tuo nome lì in mezzo, Laura? Ammetto che rintreresti fra le prime dieci, ma non c'è spazio per te fra le prime cinque; sono posti destinati a quel genere di umiliazioni e di strazi che tu semplicemente non sei in grado di appioppare. Questo forse suona più cattivo di quanto vorrei, ma il fatto è che noi siamo troppo cresciuti per rovinarci la vita a vicenda, e questo è un bene, non un male, per cui se non sei in classifica, non prenderla sul piano personale. Quei tempi sono passati, e che liberazione, cazzo; l'infelicità significava davvero qualcosa, allora. Adesso è solo una seccatura, un po' come avere il raffreddore o essere al verde. Se volevi veramente incasinarmi, dovevi arrivare prima.
giovedì 10 dicembre 2009
Io mi vergogno
Io mi vergogno.
Mi vergogno di dover essere rappresentata nel mondo da questa persona.
Mi vergogno di sentire l'espressione "uno con le palle" in un discorso ufficiale, in una sede ufficialissima, del Presidente del Consiglio del Mio paese.
Mi vergogno nello sentire i discorsi della stragrande maggioranza delle persone che conosco.
Mi vergogno dello stato in cui si trova il mio paese.
Mi vergogno quando mi trovo ad annuire leggendo la frase "L'Italia è una Repubblica fondata sui telespettatori."
Mi vergogno di sentirmi rimproverata quando Napolitano ripete che è necessaria una collaborazione tra le istituzioni.
Mi vergogno di sentire "In quanto abbiamo avuto purtroppo tre Presidenti della Repubblica consecutivi tutti di sinistra."
Io mi vergogno.
E ho paura.
martedì 8 dicembre 2009
Cosa racconteremo di questi cazzo di anni zero?
"E malatissime gelosie retroattive verso chi c'è stato prima di me. Che mi spaccherei il setto nasale come i pugili, prima di venire a vivere con te, così poi puoi farmi quello che vuoi che tanto non mi succede più niente e posso continuare a girarti intorno, facendo finta di colpirti e poi abbracciarti finchè l'arbitro non riesce a staccarci."
Vasco Brondi
Vasco Brondi
lunedì 7 dicembre 2009
Brunori Sas_Italian Dandy
Adesso devo solo trovare il modo di avere tutto l'album.
Ilaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa, dove sei!!!???
venerdì 4 dicembre 2009
Comequando dentro piove.
Comequando entro in un'edicola e ci sono 15 persone che giocano al superenalotto e nessuno che compra il giornale, e capisco che c'è un grosso problema.
Comequando guardo e ascolto due tossici in autobus e mi scendono le lacrime.
Comequando mangio le cappelunghe gratinate.
Comequando mi faccio 4 chilometri a piedi per non vedere.
Comequando non capisco perchè.
Comequando vorrei che le cose fossero diverse.
Comequando trovo la mia sciarpa dei sogni e non ho 10 maledettissimi euro nel portafoglio.
Comequando "il mondo non è tutto quanto merda".
Comequando pretendo troppo dagli altri.
Comequando solo mia sorella.
Comequando scopro di avere una forza di volontà tremenda.
Comequando la mamma vuole fare tutto da sola.E ci lascia soli.
Comequando le luci del papà.
Comequando leggo il Sole24ore e inzio a capirci qualcosa.
Comequando lascio passare.
Comequando al mio posto qualcun'altro l'avrebbe già mandata a fan culo da un pezzo.
Comequando sarebbe tutto molto più bello se la gente fosse bendisposta e gentile.
Comequando la ragioneria non fa per me.
Comequando penso all'argomento della tesi.
Comequando parlo con la Elena e il morale mi si aggiusta un po'.
Comequando a Natale dovrebbero essere tutti più buoni.
Comequando Lucio Dalla canta e non lo sento.
Comequando un anno e più non è uno scherzo, può renderti diverso.
Comequando guardo e ascolto due tossici in autobus e mi scendono le lacrime.
Comequando mangio le cappelunghe gratinate.
Comequando mi faccio 4 chilometri a piedi per non vedere.
Comequando non capisco perchè.
Comequando vorrei che le cose fossero diverse.
Comequando trovo la mia sciarpa dei sogni e non ho 10 maledettissimi euro nel portafoglio.
Comequando "il mondo non è tutto quanto merda".
Comequando pretendo troppo dagli altri.
Comequando solo mia sorella.
Comequando scopro di avere una forza di volontà tremenda.
Comequando la mamma vuole fare tutto da sola.E ci lascia soli.
Comequando le luci del papà.
Comequando leggo il Sole24ore e inzio a capirci qualcosa.
Comequando lascio passare.
Comequando al mio posto qualcun'altro l'avrebbe già mandata a fan culo da un pezzo.
Comequando sarebbe tutto molto più bello se la gente fosse bendisposta e gentile.
Comequando la ragioneria non fa per me.
Comequando penso all'argomento della tesi.
Comequando parlo con la Elena e il morale mi si aggiusta un po'.
Comequando a Natale dovrebbero essere tutti più buoni.
Comequando Lucio Dalla canta e non lo sento.
Comequando un anno e più non è uno scherzo, può renderti diverso.
giovedì 3 dicembre 2009
Fanculo il macigno.
Incredibile sensazione.
La mente libera.
Una sensazione precaria, lo so. Mercoledì si ricomincia. Ma con un ritmo molto più calmo, un po' meno tarantella e un po' più soul..che, citando Dalla, "in Italiano vuol dire solo, ma in Inglese vuol dire anima".. quindi un ritmo molto più scriteriato. Del tipo: faso mi.
E poi l'obiettivo finale è sempre più vicino, sempre meno irraggiungibile.
Ecco, peccato che la mente libera abbia anche delle conseguenze negative, sono costretta a pensare a cose che lo studio, gli impegni, le pianificazioni mi risparmiavano dall'affrontare. Vabbè. Lo so. Sono insofferente.
Speriamo che il pupi riesca a pranzare con me.
E che l'Anatolia non abbia chiuso. Al diavolo la dieta.
La mente libera.
Una sensazione precaria, lo so. Mercoledì si ricomincia. Ma con un ritmo molto più calmo, un po' meno tarantella e un po' più soul..che, citando Dalla, "in Italiano vuol dire solo, ma in Inglese vuol dire anima".. quindi un ritmo molto più scriteriato. Del tipo: faso mi.
E poi l'obiettivo finale è sempre più vicino, sempre meno irraggiungibile.
Ecco, peccato che la mente libera abbia anche delle conseguenze negative, sono costretta a pensare a cose che lo studio, gli impegni, le pianificazioni mi risparmiavano dall'affrontare. Vabbè. Lo so. Sono insofferente.
Speriamo che il pupi riesca a pranzare con me.
E che l'Anatolia non abbia chiuso. Al diavolo la dieta.
sabato 28 novembre 2009
venerdì 27 novembre 2009
Incompatibilità con il 2000.
Riflessioni frutto di una settimana inquieta.
Questo mondo non mi piace e mi fa paura.
La gente è aggressiva.
Io, piuttosto di alzare la voce, sto zitta.
La gente è avventata.
Io cerco sempre di valutare le conseguenze.
La gente odia la matematica.
Io la preferisco a tante altre cose.
La gente ama i complimenti.
A me mettono a disagio.
La gente è razzista.
Io ammetto di avere un problema con i napoletani. E la cosa m'infastidisce.
La gente è egoista.
Io, sapendo di dare un dispiacere a qualcuno, sto male.
La gente ascolta la musica “sole,cuore,amore”.
Io preferisco quelli che hanno qualcosa da dire.
La gente vuole il successo e i soldi.
Io, l’altro giorno, sono rabbrividita quando un revisore mi ha detto “Noi, naturalmente, siamo una società profit”.
La gente è amica solo da sbronza.
Io, da sbronza, m’incazzo più facilmente.
La gente non s’interessa del prossimo.
Io penso spesso di non voler fare un figlio, se questo è il mondo che lo aspetta.
La gente invidia chi è “arrivato”.
Io penso che non saprei cosa farmene di 350000 euro al mese.
La gente va in Chiesa, ma non sa cos’è la compassione.
Io non vado in Chiesa.
La gente porta rancore.
Io ci ho provato più volte, non ci sono mai riuscita.
La gente è convinta.
Io ho una linea di pensiero, e cambio spesso idea.
La gente si annoia.
Io mi diverto come una pazza a guardare un film di Nanni Moretti.
La gente ha paura della solitudine.
Io, con me, mi sento tremendamente a mio agio.
La gente è logorroica.
Io non trovo interessante dare aria alla bocca.
La gente non è gentile.
Neanche io, quando mi fanno incazzare.
La gente è distratta.
A me piace osservare con attenzione.
La gente è vendicativa quando subisce un torto.
Io, preferisco i piatti caldi.
La gente non ascolta.
Io amo ascoltare, anche un diacono ignorante.
La gente se ne frega.
Io ci rimango male.
La gente, oggi, è individualista.
Io avrei voluto esserci nel 68.
Questi e chissà quanti altri motivi per cui non posso andare d'accordo con il mondo, oggi.
Questo mondo non mi piace e mi fa paura.
La gente è aggressiva.
Io, piuttosto di alzare la voce, sto zitta.
La gente è avventata.
Io cerco sempre di valutare le conseguenze.
La gente odia la matematica.
Io la preferisco a tante altre cose.
La gente ama i complimenti.
A me mettono a disagio.
La gente è razzista.
Io ammetto di avere un problema con i napoletani. E la cosa m'infastidisce.
La gente è egoista.
Io, sapendo di dare un dispiacere a qualcuno, sto male.
La gente ascolta la musica “sole,cuore,amore”.
Io preferisco quelli che hanno qualcosa da dire.
La gente vuole il successo e i soldi.
Io, l’altro giorno, sono rabbrividita quando un revisore mi ha detto “Noi, naturalmente, siamo una società profit”.
La gente è amica solo da sbronza.
Io, da sbronza, m’incazzo più facilmente.
La gente non s’interessa del prossimo.
Io penso spesso di non voler fare un figlio, se questo è il mondo che lo aspetta.
La gente invidia chi è “arrivato”.
Io penso che non saprei cosa farmene di 350000 euro al mese.
La gente va in Chiesa, ma non sa cos’è la compassione.
Io non vado in Chiesa.
La gente porta rancore.
Io ci ho provato più volte, non ci sono mai riuscita.
La gente è convinta.
Io ho una linea di pensiero, e cambio spesso idea.
La gente si annoia.
Io mi diverto come una pazza a guardare un film di Nanni Moretti.
La gente ha paura della solitudine.
Io, con me, mi sento tremendamente a mio agio.
La gente è logorroica.
Io non trovo interessante dare aria alla bocca.
La gente non è gentile.
Neanche io, quando mi fanno incazzare.
La gente è distratta.
A me piace osservare con attenzione.
La gente è vendicativa quando subisce un torto.
Io, preferisco i piatti caldi.
La gente non ascolta.
Io amo ascoltare, anche un diacono ignorante.
La gente se ne frega.
Io ci rimango male.
La gente, oggi, è individualista.
Io avrei voluto esserci nel 68.
Questi e chissà quanti altri motivi per cui non posso andare d'accordo con il mondo, oggi.
domenica 22 novembre 2009
venerdì 20 novembre 2009
Vai a farti benedire.
Ecco. Sono in ferie fino a lunedì. Felice come una pasqua e in pace con me stessa. Ci doveva per forza essere qualcosa che rompesse la bella atmosfera..altrimenti, sai che noia?
Non sarebbe mica stato bello svegliarsi senza sveglia, andare a prendere la verdura al mercato, passare a salutare la nonna, e in negozio dal mio omino, e poi a casa a preparare la pasta che piace tanto al mio papà, leggere il venerdì e aprire il dvd della settimana, e poi rubare l'aperitivo alla mamma. E no. Che palle.
Già, allora nel frattempo hanno ricoverato la zia, così sono andata a trovarla. Ma neanche così è bello.
Doveva arrivare un diacono a sbrodolarci addosso le sue idiosincrasie. Ma che cazzo. Con un tono di voce assolutamente adeguato al reparto degenze, si è messo a farmi il terzo grado. Come mi chiamo, cosa faccio, perchè esisto. Con quell'alito che solo i parocchiani di ligugnana (pre frate Antonio) possono trovare familiare. Beh, fatto sta che gli ho detto che studio economia a Trieste. E lui: "ah, cara mia, hai scelto la strada più facile. I miei figli anche hanno studiato a Trieste, ma Pedagogia e Medicina." UUUUUH, STICAZZI!!BRAVI EH!! Ignorantmaleducatoprepotentefigliodibuonadonna.
Poi si è messo a discutere della Moldavia con la Gina, continuando a dire che LUI HA COSTRUITO UN OSPEDALE in una cazzo di città in Moldavia. La Gina ha provato a spiegargli una decina di volte che la città di cui parlava è in Romania, ma lui non è sembrato curarsene..anzi, ha detto.."vabbè, si, Moldavia, Romania..non c'è differenza."
Certo, gran testa di cazzo, nessuna differenza. Guai a confondere un veneto e un friulano, però Romania e Moldavia sono tranquillamente assimilabili.
Non contento, ha inziato a dire che gli ortodossi sono indietro, perchè i sacerdoti si sposano (lui è un diacono, che non è un prete sposato, eh! Nonono!), perchè non credono nel Papa, perchè la cerimonia è ancora uguale a quella cinquecentesca. Tutto questo alla Gina, moldava e ortodossa. L'ha presa particolarmente bene.
Ha avuto da ridire anche sul Marconi, "troppo moderni".
Ha concluso consigliandomi di legare una palla alla caviglia del mio moroso, perchè non scappi.
Quando gli ho risposto che il mio moroso può fare quello che vuole, ha bofonchiato qualcosa come "ti servirà" porgendomi un santino e ha deciso di passare a benedire la signora affianco alla zia.
Mi sfugge la morale della favola.
Non sarebbe mica stato bello svegliarsi senza sveglia, andare a prendere la verdura al mercato, passare a salutare la nonna, e in negozio dal mio omino, e poi a casa a preparare la pasta che piace tanto al mio papà, leggere il venerdì e aprire il dvd della settimana, e poi rubare l'aperitivo alla mamma. E no. Che palle.
Già, allora nel frattempo hanno ricoverato la zia, così sono andata a trovarla. Ma neanche così è bello.
Doveva arrivare un diacono a sbrodolarci addosso le sue idiosincrasie. Ma che cazzo. Con un tono di voce assolutamente adeguato al reparto degenze, si è messo a farmi il terzo grado. Come mi chiamo, cosa faccio, perchè esisto. Con quell'alito che solo i parocchiani di ligugnana (pre frate Antonio) possono trovare familiare. Beh, fatto sta che gli ho detto che studio economia a Trieste. E lui: "ah, cara mia, hai scelto la strada più facile. I miei figli anche hanno studiato a Trieste, ma Pedagogia e Medicina." UUUUUH, STICAZZI!!BRAVI EH!! Ignorantmaleducatoprepotentefigliodibuonadonna.
Poi si è messo a discutere della Moldavia con la Gina, continuando a dire che LUI HA COSTRUITO UN OSPEDALE in una cazzo di città in Moldavia. La Gina ha provato a spiegargli una decina di volte che la città di cui parlava è in Romania, ma lui non è sembrato curarsene..anzi, ha detto.."vabbè, si, Moldavia, Romania..non c'è differenza."
Certo, gran testa di cazzo, nessuna differenza. Guai a confondere un veneto e un friulano, però Romania e Moldavia sono tranquillamente assimilabili.
Non contento, ha inziato a dire che gli ortodossi sono indietro, perchè i sacerdoti si sposano (lui è un diacono, che non è un prete sposato, eh! Nonono!), perchè non credono nel Papa, perchè la cerimonia è ancora uguale a quella cinquecentesca. Tutto questo alla Gina, moldava e ortodossa. L'ha presa particolarmente bene.
Ha avuto da ridire anche sul Marconi, "troppo moderni".
Ha concluso consigliandomi di legare una palla alla caviglia del mio moroso, perchè non scappi.
Quando gli ho risposto che il mio moroso può fare quello che vuole, ha bofonchiato qualcosa come "ti servirà" porgendomi un santino e ha deciso di passare a benedire la signora affianco alla zia.
Mi sfugge la morale della favola.
giovedì 19 novembre 2009
Emmaus
Mia sorella, che io adoro con tutto il mio cuore anche se ha problemi con il magnesio, prima della fine della sessione di esami di queste due settimane, mi ha regalato il nuovo libro di Baricco, Emmaus. L'ha fatto in fiducia, come hanno fatto il papà e la mamma per quel vestito che la Ila definisce da film anni '70 con Scamarcio.
Fatto sta che hanno fatto bene, per una volta. L'università, dopo tre anni, inizia a darmi qualche soddisfazione. Per forutna.
Comunque, l'ho letto tutto d'un fiato, ieri, tra una lezione e l'altra.
E sono arrivata alla conclusione che Baricco è proprio una grande puttana. E' sempre uguale a se stesso, sopratutto in questo libro. Il messaggio è sempre quello, il mezzo anche. Il suo modo di scrivere..così indisponente da farmi incazzare. Descrive queste scene crude e quasi sporche con una semplicità e freddezza che ti fa sentire quasi in imbarazzo, perchè sembra che la malizia in realtà sia solo nei tuoi occhi, non nelle sue parole, non nella storia. E' davvero una puttana, ma a me piace da morire. Emmaus mi è piaciuto, ma non sarà mai ai livelli di Oceano mare, ben s'intende.
Comunque anche qui c'ha regalato delle chicche non indifferenti..
"Non è rock, non è musica beat, non è nulla. La nostra musica è bella solo li, li dentro è giusta. Non ne rimarrebbe niente, data in pasto al mondo di fuori."
Fatto sta che hanno fatto bene, per una volta. L'università, dopo tre anni, inizia a darmi qualche soddisfazione. Per forutna.
Comunque, l'ho letto tutto d'un fiato, ieri, tra una lezione e l'altra.
E sono arrivata alla conclusione che Baricco è proprio una grande puttana. E' sempre uguale a se stesso, sopratutto in questo libro. Il messaggio è sempre quello, il mezzo anche. Il suo modo di scrivere..così indisponente da farmi incazzare. Descrive queste scene crude e quasi sporche con una semplicità e freddezza che ti fa sentire quasi in imbarazzo, perchè sembra che la malizia in realtà sia solo nei tuoi occhi, non nelle sue parole, non nella storia. E' davvero una puttana, ma a me piace da morire. Emmaus mi è piaciuto, ma non sarà mai ai livelli di Oceano mare, ben s'intende.
Comunque anche qui c'ha regalato delle chicche non indifferenti..
"Non è rock, non è musica beat, non è nulla. La nostra musica è bella solo li, li dentro è giusta. Non ne rimarrebbe niente, data in pasto al mondo di fuori."
sabato 14 novembre 2009
Ad Elena e Gaia
"Basta dare un’occhiata ai vostri avidi volti, per capire facilmente perché la nostra università è nelle condizioni attuali."
Groucho Marx
Groucho Marx
venerdì 13 novembre 2009
'A Finestra_Carmen Consoli
Ecco la canzone della settimana. L'ho ascoltata in loop per 4 giorni, su e giù per vicolo delle primule e via cologna, su e giù dalla 17, su e giù dai 4 piani di Economia, e dalle scale di Giurisprudenza, con le mie scarpe grosse che mia sorella prende in giro, e una paura fottuta per gli esami. Fatto sta che il siciliano mi mette allegria e mi rilassa..e mi ha portato pure bene.
Sugnu sempri alla finestra e viru genti ca furria pà strada
Genti bedda, laria, allegra, mutriusa e siddiata
Genti arripudduta cu li gigghia isati e a vucca stritta
“Turi ho vogghia di quaccosa, un passabocca, un lemonsoda”
Iddu ci arrispunni: “Giusi, quannu ti chiamavi Giuseppina,
eri licca pà broscia cà granita”
“Turi tu n’ha fattu strada e ora che sei grosso imprenditori
t’ha ‘nsignari a classi ‘ntò parrari”
Sugnu sempre alla finestra e viru genti spacinnata,
sduvacata ‘nte panchini di la piazza, stuta e adduma a sigaretta,
gente ca s’ancontra e dici “ciao” cu na taliata,
genti ca s’allasca, genti ca s’abbrazza e poi si vasa,
genti ca sa fa stringennu a cinghia, si strapazza e non si pinna,
annunca st’autru ‘nvernu non si canta missa,
genti ca sa fa ‘lliccannu a sadda,
ma ci fa truvari a tavula cunsata a cu cumanna
Chi ci aviti di taliari, ‘un aviti autru a cui pinsari
almeno un pocu di chiffari
“Itavinni a travagghiari” vannia ‘n vecchiu indispettitu,
“avemu u picciu arreri o vitru”.
Jù ci dicu “m’ha scusari, chista è la me casa e staju unni mi pare.
La domenica mattina dagli altoparlanti della chiesa
a vuci ‘i Patri Coppola n’antrona i casi, trasi dintra l’ossa
“piccaturi rinunciati a ddi piccati di la carni
quannu u riavulu s’affaccia rafforzatevi a mutanna”.
Quannu attagghiu di la chiesa si posteggia un machinone
scinni Saro Branchia detto Re Leone
Patri Coppola balbetta e ammogghia l’omelia cu tri paroli
picchì sua Maestà s’ha fari a comunioni
Chi ci aviti di taliari, ‘un aviti autru a cui pinsari
almeno un pocu di chiffari
“Itavinni un pocu a mari”, vannia un vecchiu tintu
“accussì janca mi pariti ‘n spiddu”
Jù ci dicu “m’ha scusari,
ma picchì hati a stari ccà sutta a me casa pà ‘nsultari”.
Sugnu sempri alla finestra e viru a ranni civiltà
ca ha statu, unni Turchi, Ebrei e Cristiani si stringeunu la manu,
tannu si pinsava ca “La diversità è ricchezza”
tempi di biddizza e di puisia, d’amuri e di saggezza
Zoccu ha statu aieri, oggi forsi ca putissi riturnari
si truvamu semi boni di chiantari
‘Nta sta terra ‘i focu e mari oggi sentu ca mi parra u cori
e dici ca li cosi stannu pì canciari
Chi ci aviti di taliari ‘un aviti autru a cui pinsari,
almeno un poco di chiffari
Itavinni a ballari, ittati quattru sauti e nisciti giustu pì sbariari
Jù ci dicu “Cù piaciri, c’è qualchi danza streusa ca vuliti cunsigghiari!?”
Sugnu sempri alla finestra e viru genti ca furria pà strada
Genti bedda, laria, allegra, mutriusa e siddiata
Genti arripudduta cu li gigghia isati e a vucca stritta
“Turi ho vogghia di quaccosa, un passabocca, un lemonsoda”
Iddu ci arrispunni: “Giusi, quannu ti chiamavi Giuseppina,
eri licca pà broscia cà granita”
“Turi tu n’ha fattu strada e ora che sei grosso imprenditori
t’ha ‘nsignari a classi ‘ntò parrari”
Sugnu sempre alla finestra e viru genti spacinnata,
sduvacata ‘nte panchini di la piazza, stuta e adduma a sigaretta,
gente ca s’ancontra e dici “ciao” cu na taliata,
genti ca s’allasca, genti ca s’abbrazza e poi si vasa,
genti ca sa fa stringennu a cinghia, si strapazza e non si pinna,
annunca st’autru ‘nvernu non si canta missa,
genti ca sa fa ‘lliccannu a sadda,
ma ci fa truvari a tavula cunsata a cu cumanna
Chi ci aviti di taliari, ‘un aviti autru a cui pinsari
almeno un pocu di chiffari
“Itavinni a travagghiari” vannia ‘n vecchiu indispettitu,
“avemu u picciu arreri o vitru”.
Jù ci dicu “m’ha scusari, chista è la me casa e staju unni mi pare.
La domenica mattina dagli altoparlanti della chiesa
a vuci ‘i Patri Coppola n’antrona i casi, trasi dintra l’ossa
“piccaturi rinunciati a ddi piccati di la carni
quannu u riavulu s’affaccia rafforzatevi a mutanna”.
Quannu attagghiu di la chiesa si posteggia un machinone
scinni Saro Branchia detto Re Leone
Patri Coppola balbetta e ammogghia l’omelia cu tri paroli
picchì sua Maestà s’ha fari a comunioni
Chi ci aviti di taliari, ‘un aviti autru a cui pinsari
almeno un pocu di chiffari
“Itavinni un pocu a mari”, vannia un vecchiu tintu
“accussì janca mi pariti ‘n spiddu”
Jù ci dicu “m’ha scusari,
ma picchì hati a stari ccà sutta a me casa pà ‘nsultari”.
Sugnu sempri alla finestra e viru a ranni civiltà
ca ha statu, unni Turchi, Ebrei e Cristiani si stringeunu la manu,
tannu si pinsava ca “La diversità è ricchezza”
tempi di biddizza e di puisia, d’amuri e di saggezza
Zoccu ha statu aieri, oggi forsi ca putissi riturnari
si truvamu semi boni di chiantari
‘Nta sta terra ‘i focu e mari oggi sentu ca mi parra u cori
e dici ca li cosi stannu pì canciari
Chi ci aviti di taliari ‘un aviti autru a cui pinsari,
almeno un poco di chiffari
Itavinni a ballari, ittati quattru sauti e nisciti giustu pì sbariari
Jù ci dicu “Cù piaciri, c’è qualchi danza streusa ca vuliti cunsigghiari!?”
domenica 8 novembre 2009
Ariadineve
Allora, perdono mia sorella per non sapere spiegare la regola delle h.
Voglio dire, se dovessimo sapere e ricordarci tutte le regole grammaticali a memoria sarebbe piuttosto impegnativo. L'importante è saperle applicare. Giusto.
Ma se è una maestra di italiano delle elementari a non saperle, c'è un grosso problema. Se poi questa maestra è quella che mi ha insegnato a leggere e a scrivere, tre sono le cose: o la vecchiaia è una brutta bestia, o io ho delle grandissime doti da autodidatta, oppure il vino del pupi aveva fatto un veloce effetto.
Cioè, per questa fantomatica insegnante, non esiste una regola per mettere le h..ma stiamo scherzando?? Che stai a dì?? Dice che bisogna trovare delle strategie personalizzate per insegnare le regole grammaticali ad ogni bambino in modo diverso, nel modo in cui il bambino si dimostra in grado di comprenderle.
Ma che cazzo vuol dire??
La h in italiano, con l'eccezione del verbo avere, va solo tra la C e la E e tra la C e la I per ottenere il suono "duro".
no??
Mah.
Voglio dire, se dovessimo sapere e ricordarci tutte le regole grammaticali a memoria sarebbe piuttosto impegnativo. L'importante è saperle applicare. Giusto.
Ma se è una maestra di italiano delle elementari a non saperle, c'è un grosso problema. Se poi questa maestra è quella che mi ha insegnato a leggere e a scrivere, tre sono le cose: o la vecchiaia è una brutta bestia, o io ho delle grandissime doti da autodidatta, oppure il vino del pupi aveva fatto un veloce effetto.
Cioè, per questa fantomatica insegnante, non esiste una regola per mettere le h..ma stiamo scherzando?? Che stai a dì?? Dice che bisogna trovare delle strategie personalizzate per insegnare le regole grammaticali ad ogni bambino in modo diverso, nel modo in cui il bambino si dimostra in grado di comprenderle.
Ma che cazzo vuol dire??
La h in italiano, con l'eccezione del verbo avere, va solo tra la C e la E e tra la C e la I per ottenere il suono "duro".
no??
Mah.
sabato 7 novembre 2009
Mai disperare
Ogni volta ci cado. Ogni volta mi deprimo e poi basta una calamarata a sorpresa in capannone, un messaggio dal tono inaspettatamente gentile, un veloce scambio di idee con il pupi, o una mandorla ricoperta di cioccolata e polvere di cacao a farmi ritrovare l'entusiasmo.
Dovrei imparare a non deprimermi troppo, è inutile, tanto poi so che passa.
Dovrei imparare a non deprimermi troppo, è inutile, tanto poi so che passa.
venerdì 6 novembre 2009
Tutti i grandi libri di viaggio sono storie d'amore
Viaggiamo, inizialmente, per perderci. E viaggiamo, poi, per ritrovarci. Viaggiamo per aprirci il cuore e gli occhi, e imparare più cose sul mondo di quante possano accogliere i nostri giornali. E viaggiamo per portare quel poco di cui siamo capaci, nella nostra ignoranza e sapienza, in varie parti del globo, le cui ricchezze sono variamente disperse. E viaggiamo, in sostanza, per tornare a essere giovani e sciocchi - per rallentare il tempo ed essere catturati, e per innamorarci ancora una volta.
E se viaggiare è come amare, è sopratutto perchè sperimentiamo uno stato di accresciuta consapevolezza in cui siamo attenti, ricettivi, non offuscati dall'abitudine e pronti a farci trasformare.
Ed è per questo che i grandi viaggi, come le grandi storie d'amore, non hanno mai una vera fine.
(Pico Iyer, Rotte incrociate)
E se viaggiare è come amare, è sopratutto perchè sperimentiamo uno stato di accresciuta consapevolezza in cui siamo attenti, ricettivi, non offuscati dall'abitudine e pronti a farci trasformare.
Ed è per questo che i grandi viaggi, come le grandi storie d'amore, non hanno mai una vera fine.
(Pico Iyer, Rotte incrociate)
domenica 1 novembre 2009
Omnium sanctorum
Oggi, primo novembre: omnium sanctorum. Tradizione vuole che ci si vesta bene e si vada a “salutare” i propri parenti e amici che non ci sono più. Io, con l’anticonformismo e lo spirito critico che mi contraddistinguono, non capisco perché. Perché oggi ci sono i cimiteri pieni di gente, puliti e abbelliti con fiori freschi di ogni specie, colore e forma. E perché per il resto dell’anno sono trascurati e poco frequentati. Non capisco la manifestazione del fenomeno, ma capisco la ratio che ci sta dietro, capisco e rispetto la tradizione. E sono felice di coltivarla.
Questa mattina, quindi, con il pupi e la Ila siamo andati a fare il giro del caso. E tra un cimitero e l’altro, il papà mi ha detto di leggere l’articolo di Scalfari sulla Repubblica di oggi.
Fatto.
Illuminante e rassicurante.
E’ da quando avevo 15 anni, forse anche da prima, che mi chiedo cosa ci sia dopo la morte. A volte è stato anche divertente pensarci su, in compagnia..un po' dissacrante, ma bello. Mi ricordo una scena..io, Dani, Ione e Mauri al Roma un pomeriggio a farci di spritz..e ad un certo punto la Ione: “Ma..Mauri , tu che sei onnisciente, cosa c’è dopo la morte?”. Grosse risate scomposte.
Vabbè, a parte questo simpatico aneddoto, la domanda è seria. Il problema è vero e sempre più grande, se uno non riesce a trovare o a darsi una risposta.
Io ci ho pensato parecchio in questi anni..può confermarlo anche la Ila, che per ore ha ascoltato i miei pensieri cercando di darmi una spiegazione..a volte scientifica, a volte meno, a volte solo qualche speranza traballante e poco convincente.
Fatto sta che Scalfari, oggi, scrive:
“La morte, diceva Montaigne con il suo sobrio linguaggio, è il fatto più rimarchevole della nostra vita. Bisogna pregare. Bisogna pensare. [...] Io citerò ancora l’autore degli “Essais” quando diceva che bisogna portare il pensiero della morte come i signori dell’epoca sua portavano il falcone sulla spalla per abituare se stessi e l’uccello cacciatore a vivere insieme e prender dimestichezza l’uno dell’altro. Chi non crede in un altro mondo sa che in quel certo momento tutto si concluderà, non teme l’inferno e non spera in un paradiso. Non si aspetta premi né castighi. La preghiera non saprebbe a chi rivolgerla. Può solo augurarsi d’essere ricordato da chi lo ha amato:una sopravvivenza breve, che avrà se se lo sarà meritato. Sa anche, chi non crede, che la vita è priva di senso, se il senso consiste nell’avere un fine che sorpassa il nostro transito terreno. E dunque: una vita che non ha ulteriore sopravvivenza è naturalmente senza senso alcuno, perchè capricciosamente finisce lasciando una traccia che si cancellerà nel giro di pochi mesi o di qualche anno in memorie altrimenti affaccendate: ebbene una vita così desertificata di infinità dovrebbe essere disperata nel veder avanzare la Donna oscura che verrà a prendersela.
Può esser serena , pacificata, confortata, una vita priva di fede? Avrà avuto un senso? Quale? [...]
Io sento da tempo che noi, come tutte le specie e gli individui viventi che le compongono, siamo forme che la natura incessantemente crea e disfa per far posto ad altro. Senza alcun disegno che non sia la vita.
E’ legge di ogni forma di realizzare al massimo le capacità di cui dispone. Le forme viventi non sono mai statiche ma dinamiche [...].
Il senso sta in questo, sta in un eterno divenire. Ogni forma ha la propria legge e diviene secondo quella legge. Noi, nella nostra forma umana, siamo animati dal sentimento dell’amore, dal desiderio del potere e dalla coscienza morale. Le nostre vite individuali combinano come possono e sanno questi elementi e questo è il senso del nostro vissuto, queste sono le stelle che orientano il nostro viaggio.
[...]In alcuni il desiderio del potere soverchia gli altri. E’ patetico vedere come alcuni vecchi restino aggrappati al potere, la loro zattera di salvataggio che non li porterà ad alcuna salvezza, la loro rabbia nel vederselo strappato brano a brano, la solitudine del loro io denudato giorno per giorno dagli orpelli dei quali l’avevano rivestito.
Altri si effondono nell’amore. Non dico nell’erotismo, dico amore. Amore per gli altri e per quelli a loro più prossimi, quelli dai quali hanno ricevuto amore e ai quali l’hanno restituito. Quando questo avviene, l’io non è solo, non è denudato, non è disperato, anzi è più ampio e più ricco. Non ha nessun bisogno di chiamarsi e di sentirsi io, ma si sente noi, e quella è la sua ricchezza.
Per questo la Nera Signora non ci spaventa.”
Ecco. In queste parole, oltre ad una riflessione densa di significati, c’è una ricchissima e magistrale prosa. Cosa che, purtroppo, mi manca.
Fatto sta che, nonostante questa difficoltà ad esprimermi in maniera comprensibile, io a questa conclusione c’ero arrivata. E’ da quando avevo 15 anni che ci penso, ho analizzato diverse idee e ipotesi. Solo ultimamente, proprio in questi ultimi mesi, ho deciso di accettare e fare mio un pensiero. Dichiarando chiuso l’argomento, e il tormento.
Dunque. Assodato il fatto che dopo la morte finisce tutto, esattamente come una lampadina che si brucia (ecco, il paragone forse era più romantico con il fuoco.Maledetto XXI secolo.), il senso non c’è. Sta a noi costruirlo.
A me il potere non interessa, o meglio, mi interessa esattamente come non disprezzo i soldi, la carriera e quelle cose li, che però qualora venissero a mancare sarebbe come una morte prematura, e quindi il problema no è risolto, anzi. L'unica base solida per evitare la disperazione, la depressione e tutte quelle menate li, sta nei rapporti umani. Citando Antoine de Saint-Exupery, “esiste un solo vero lusso ed è quello dei rapporti umani”.
Io mi sono messa l’animo in pace trovando un senso alla mia vita, e di conseguenza una felicità e una serenità profonda e inattaccabile sia da fattori esterni che dalla mia volontà, nell’amore incondizionato verso la mia famiglia, un ragazzo con la U maiuscola, i miei amici, l’ambiente, il prossimo, i libri, la storia, la musica, i film e qualsiasi altra cosa che mi colpisce e mi interessa.
E' la passione.
Questa mattina, quindi, con il pupi e la Ila siamo andati a fare il giro del caso. E tra un cimitero e l’altro, il papà mi ha detto di leggere l’articolo di Scalfari sulla Repubblica di oggi.
Fatto.
Illuminante e rassicurante.
E’ da quando avevo 15 anni, forse anche da prima, che mi chiedo cosa ci sia dopo la morte. A volte è stato anche divertente pensarci su, in compagnia..un po' dissacrante, ma bello. Mi ricordo una scena..io, Dani, Ione e Mauri al Roma un pomeriggio a farci di spritz..e ad un certo punto la Ione: “Ma..Mauri , tu che sei onnisciente, cosa c’è dopo la morte?”. Grosse risate scomposte.
Vabbè, a parte questo simpatico aneddoto, la domanda è seria. Il problema è vero e sempre più grande, se uno non riesce a trovare o a darsi una risposta.
Io ci ho pensato parecchio in questi anni..può confermarlo anche la Ila, che per ore ha ascoltato i miei pensieri cercando di darmi una spiegazione..a volte scientifica, a volte meno, a volte solo qualche speranza traballante e poco convincente.
Fatto sta che Scalfari, oggi, scrive:
“La morte, diceva Montaigne con il suo sobrio linguaggio, è il fatto più rimarchevole della nostra vita. Bisogna pregare. Bisogna pensare. [...] Io citerò ancora l’autore degli “Essais” quando diceva che bisogna portare il pensiero della morte come i signori dell’epoca sua portavano il falcone sulla spalla per abituare se stessi e l’uccello cacciatore a vivere insieme e prender dimestichezza l’uno dell’altro. Chi non crede in un altro mondo sa che in quel certo momento tutto si concluderà, non teme l’inferno e non spera in un paradiso. Non si aspetta premi né castighi. La preghiera non saprebbe a chi rivolgerla. Può solo augurarsi d’essere ricordato da chi lo ha amato:una sopravvivenza breve, che avrà se se lo sarà meritato. Sa anche, chi non crede, che la vita è priva di senso, se il senso consiste nell’avere un fine che sorpassa il nostro transito terreno. E dunque: una vita che non ha ulteriore sopravvivenza è naturalmente senza senso alcuno, perchè capricciosamente finisce lasciando una traccia che si cancellerà nel giro di pochi mesi o di qualche anno in memorie altrimenti affaccendate: ebbene una vita così desertificata di infinità dovrebbe essere disperata nel veder avanzare la Donna oscura che verrà a prendersela.
Può esser serena , pacificata, confortata, una vita priva di fede? Avrà avuto un senso? Quale? [...]
Io sento da tempo che noi, come tutte le specie e gli individui viventi che le compongono, siamo forme che la natura incessantemente crea e disfa per far posto ad altro. Senza alcun disegno che non sia la vita.
E’ legge di ogni forma di realizzare al massimo le capacità di cui dispone. Le forme viventi non sono mai statiche ma dinamiche [...].
Il senso sta in questo, sta in un eterno divenire. Ogni forma ha la propria legge e diviene secondo quella legge. Noi, nella nostra forma umana, siamo animati dal sentimento dell’amore, dal desiderio del potere e dalla coscienza morale. Le nostre vite individuali combinano come possono e sanno questi elementi e questo è il senso del nostro vissuto, queste sono le stelle che orientano il nostro viaggio.
[...]In alcuni il desiderio del potere soverchia gli altri. E’ patetico vedere come alcuni vecchi restino aggrappati al potere, la loro zattera di salvataggio che non li porterà ad alcuna salvezza, la loro rabbia nel vederselo strappato brano a brano, la solitudine del loro io denudato giorno per giorno dagli orpelli dei quali l’avevano rivestito.
Altri si effondono nell’amore. Non dico nell’erotismo, dico amore. Amore per gli altri e per quelli a loro più prossimi, quelli dai quali hanno ricevuto amore e ai quali l’hanno restituito. Quando questo avviene, l’io non è solo, non è denudato, non è disperato, anzi è più ampio e più ricco. Non ha nessun bisogno di chiamarsi e di sentirsi io, ma si sente noi, e quella è la sua ricchezza.
Per questo la Nera Signora non ci spaventa.”
Ecco. In queste parole, oltre ad una riflessione densa di significati, c’è una ricchissima e magistrale prosa. Cosa che, purtroppo, mi manca.
Fatto sta che, nonostante questa difficoltà ad esprimermi in maniera comprensibile, io a questa conclusione c’ero arrivata. E’ da quando avevo 15 anni che ci penso, ho analizzato diverse idee e ipotesi. Solo ultimamente, proprio in questi ultimi mesi, ho deciso di accettare e fare mio un pensiero. Dichiarando chiuso l’argomento, e il tormento.
Dunque. Assodato il fatto che dopo la morte finisce tutto, esattamente come una lampadina che si brucia (ecco, il paragone forse era più romantico con il fuoco.Maledetto XXI secolo.), il senso non c’è. Sta a noi costruirlo.
A me il potere non interessa, o meglio, mi interessa esattamente come non disprezzo i soldi, la carriera e quelle cose li, che però qualora venissero a mancare sarebbe come una morte prematura, e quindi il problema no è risolto, anzi. L'unica base solida per evitare la disperazione, la depressione e tutte quelle menate li, sta nei rapporti umani. Citando Antoine de Saint-Exupery, “esiste un solo vero lusso ed è quello dei rapporti umani”.
Io mi sono messa l’animo in pace trovando un senso alla mia vita, e di conseguenza una felicità e una serenità profonda e inattaccabile sia da fattori esterni che dalla mia volontà, nell’amore incondizionato verso la mia famiglia, un ragazzo con la U maiuscola, i miei amici, l’ambiente, il prossimo, i libri, la storia, la musica, i film e qualsiasi altra cosa che mi colpisce e mi interessa.
E' la passione.
venerdì 30 ottobre 2009
Ad ogni costo_Vasco Rossi
Gli amanti dei Radiohead non saranno per niente contenti, ma io me ne sbatto.
Vasco è Vasco. Rispetto e chapeau.
Certo, Creep è un capolavoro, la versione di Vasco è semplicemente carina.
Però mi sembra già di sentire i commentini acidi dei Radiohead addicted. Non necessari e fuoriluogo. Nessuno vi tocca i Vostri miti, tranquilli.
Ok, lo ammetto, i fan sfegatati dei Radiohead mi hanno sempre infastidito, peccano di idolatria.
domenica 25 ottobre 2009
Tanto da coinvolgermi
Lo so. Due post in un giorno sono troppi. Ma questa cosa mi ha sconvolto. Cioè, ho messo nello stereo un cd che non ascoltavo dal 2002 e mi sono trovata a cantare tutte le canzoni come se per 7 anni non avessi fatto altro. E' incredibile.
Il mistero della musica.
"Ti sento mentre canti quasi sussurrandole dentro di te, strofe a memoria di canzoni che nemmeno sapevo che ti piacessero così tanto da coinvolgerti, anche perchè tu mai con me le hai condivise, ma forse ti appartengono, forse ti ricordano immagini indelebili.."
Il mistero della musica.
"Ti sento mentre canti quasi sussurrandole dentro di te, strofe a memoria di canzoni che nemmeno sapevo che ti piacessero così tanto da coinvolgerti, anche perchè tu mai con me le hai condivise, ma forse ti appartengono, forse ti ricordano immagini indelebili.."
Nosce te ipsum
[...]ma ormai la scuola è
banalità, repressione, una culla di
cattivi sentimenti dove s’impara a
soffrire ed essere delusi piuttosto
che gioire. Guardando ai miei professori
ho paura di quello che potrebbe
essere il futuro, non voglio vivere e
arrivare a un’età evoluta, avendo
dentro così tanta amarezza e guardando
ai miei coetanei provo solo dolore
e disgusto, per persone superficiali
dedite a discriminazione, cattiveria,
sesso e null’altro.
Vorrei trovare nella realtà ciò che solo
i libri hanno saputo darmi, la felicità
o per lo meno tranquillità e comprensione.
Perché il genere umano
deve sopravvivere, perché io debbo
vivere, se dopo tutto non c’è un motivo
che mi tenga qua non c’è una logica
alla vita, non c’è bellezza, non
c’è felicità, se non quella di continuare
a leggere per avere degli attimi
di felicità.
Sofia
Risponde Umberto Galimberti:
La felicità non
piove dal cielo come l’azzurro. Va cercata
attraverso due mosse che la sapienza
greca indicava quando diceva: “conosci
te stesso” e “non oltrepassare la giusta
misura”. Il primo messaggio invita a conoscere
la propria virtù, che è poi ciò a
cui siamo portati, le nostra capacità, come
è virtù della terra generare, virtù di
Achille battere l’avversario in velocità,
virtù di Ulisse prendere le giuste decisioni
in circostanze avverse, in una parola il
proprio “demone”, che una volta che lo
si è curato e fatto fiorire, fa sbocciare
l’“eu-daimonia”, che in greco vuol dire
“felicità”. Invece di seguire i modelli che
un mondo che non vi piace vi propone,
perché non innamorarsi di sé e prendersi
cura di quel che propriamente siete
nella vostra specificità unica e inconfondibile?
Conoscendo se stessi, si conoscono anche
i propri limiti che non vanno mai oltrepassati,
per non andare incontro alla
propria rovina. La conquista della felicità
è un lavoro, non un dono del cielo da attendere
passivamente per diritto di nascita.
Prendete esempio da Nietzsche,
che meglio di tutti ha conosciuto il nichilismo
di cui oggi spesso soffre la condizione
giovanile. Rifiutando il nichilismo
passivo che spegne l’anima nella rassegnazione,
un giorno scrisse ne La gaia
scienza: “No. La vita non mi ha disilluso.
Di anno in anno la trovo sempre più ricca,
più desiderabile e più misteriosa - da
quel giorno in cui venne a me il grande
liberatore, quel pensiero che la vita potrebbe
essere un esperimento di chi è
vòlto alla conoscenza - e non un dovere,
non una fatalità, non una fede. La vita
come mezzo di conoscenza. Con questo
principio nel cuore si può non soltanto
valorosamente, ma anche gioiosamente
vivere e gioiosamente ridere”.
Ecco. Rigrazio Dio, o chi per lui, di aver fatto il liceo classico. Spesso penso mi abbia salvato la vita. Umberto rimane sempre nel mio cuore, continuo a pensare sia un genio, ma "nosce te ipsum" l'ho scritto nella parete della mia camera in tempi non sospetti. Perciò questo sabato nihil sub sole novis..solo una riorganizzazione e una connessione tra pensieri sparsi e homeless.
Fatto sta che, prima o poi, questo Umberto voglio incontrarlo, a costo di iscrivermi a filosofia a Venezia.
Ecco, questo weekend aggiungo due desideri alla lunga lista:
Conoscere Umberto Galimberti (in realtà nella lista questo c'è da un pezzo, ma lo riconfermo);
Andare ad un concerto di un giapponese rasta che suona reggae.
banalità, repressione, una culla di
cattivi sentimenti dove s’impara a
soffrire ed essere delusi piuttosto
che gioire. Guardando ai miei professori
ho paura di quello che potrebbe
essere il futuro, non voglio vivere e
arrivare a un’età evoluta, avendo
dentro così tanta amarezza e guardando
ai miei coetanei provo solo dolore
e disgusto, per persone superficiali
dedite a discriminazione, cattiveria,
sesso e null’altro.
Vorrei trovare nella realtà ciò che solo
i libri hanno saputo darmi, la felicità
o per lo meno tranquillità e comprensione.
Perché il genere umano
deve sopravvivere, perché io debbo
vivere, se dopo tutto non c’è un motivo
che mi tenga qua non c’è una logica
alla vita, non c’è bellezza, non
c’è felicità, se non quella di continuare
a leggere per avere degli attimi
di felicità.
Sofia
Risponde Umberto Galimberti:
La felicità non
piove dal cielo come l’azzurro. Va cercata
attraverso due mosse che la sapienza
greca indicava quando diceva: “conosci
te stesso” e “non oltrepassare la giusta
misura”. Il primo messaggio invita a conoscere
la propria virtù, che è poi ciò a
cui siamo portati, le nostra capacità, come
è virtù della terra generare, virtù di
Achille battere l’avversario in velocità,
virtù di Ulisse prendere le giuste decisioni
in circostanze avverse, in una parola il
proprio “demone”, che una volta che lo
si è curato e fatto fiorire, fa sbocciare
l’“eu-daimonia”, che in greco vuol dire
“felicità”. Invece di seguire i modelli che
un mondo che non vi piace vi propone,
perché non innamorarsi di sé e prendersi
cura di quel che propriamente siete
nella vostra specificità unica e inconfondibile?
Conoscendo se stessi, si conoscono anche
i propri limiti che non vanno mai oltrepassati,
per non andare incontro alla
propria rovina. La conquista della felicità
è un lavoro, non un dono del cielo da attendere
passivamente per diritto di nascita.
Prendete esempio da Nietzsche,
che meglio di tutti ha conosciuto il nichilismo
di cui oggi spesso soffre la condizione
giovanile. Rifiutando il nichilismo
passivo che spegne l’anima nella rassegnazione,
un giorno scrisse ne La gaia
scienza: “No. La vita non mi ha disilluso.
Di anno in anno la trovo sempre più ricca,
più desiderabile e più misteriosa - da
quel giorno in cui venne a me il grande
liberatore, quel pensiero che la vita potrebbe
essere un esperimento di chi è
vòlto alla conoscenza - e non un dovere,
non una fatalità, non una fede. La vita
come mezzo di conoscenza. Con questo
principio nel cuore si può non soltanto
valorosamente, ma anche gioiosamente
vivere e gioiosamente ridere”.
Ecco. Rigrazio Dio, o chi per lui, di aver fatto il liceo classico. Spesso penso mi abbia salvato la vita. Umberto rimane sempre nel mio cuore, continuo a pensare sia un genio, ma "nosce te ipsum" l'ho scritto nella parete della mia camera in tempi non sospetti. Perciò questo sabato nihil sub sole novis..solo una riorganizzazione e una connessione tra pensieri sparsi e homeless.
Fatto sta che, prima o poi, questo Umberto voglio incontrarlo, a costo di iscrivermi a filosofia a Venezia.
Ecco, questo weekend aggiungo due desideri alla lunga lista:
Conoscere Umberto Galimberti (in realtà nella lista questo c'è da un pezzo, ma lo riconfermo);
Andare ad un concerto di un giapponese rasta che suona reggae.
sabato 24 ottobre 2009
domenica 18 ottobre 2009
Francesci Guccini, Eskimo.
Questa domenica in Settembre non sarebbe pesata così,
l' estate finiva più "nature" vent' anni fa o giù di lì...
Con l' incoscienza dentro al basso ventre e alcuni audaci, in tasca "l'Unità",
la paghi tutta, e a prezzi d' inflazione, quella che chiaman la maturità...
Ma tu non sei cambiata di molto anche se adesso è al vento quello che
io per vederlo ci ho impiegato tanto filosofando pure sui perchè,
ma tu non sei cambiata di tanto e se cos' è un orgasmo ora lo sai
potrai capire i miei vent' anni allora, i quasi cento adesso capirai...
Portavo allora un eskimo innocente dettato solo dalla povertà,
non era la rivolta permanente: diciamo che non c' era e tanto fa.
Portavo una coscienza immacolata che tu tendevi a uccidere, però
inutilmente ti ci sei provata con foto di famiglia o paletò...
E quanto son cambiato da allora e l'eskimo che conoscevi tu
lo porta addosso mio fratello ancora e tu lo porteresti e non puoi più,
bisogna saper scegliere in tempo, non arrivarci per contrarietà:
tu giri adesso con le tette al vento, io ci giravo già vent' anni fa!
Ricordi fui con te a Santa Lucia, al portico dei Servi per Natale,
credevo che Bologna fosse mia: ballammo insieme all' anno o a Carnevale.
Lasciammo allora tutti e due un qualcuno che non ne fece un dramma o non lo so,
ma con i miei maglioni ero a disagio e mi pesava quel tuo paletò...
Ma avevo la rivolta fra le dita, dei soldi in tasca niente e tu lo sai
e mi pagavi il cinema stupita e non ti era toccato farlo mai!
Perchè mi amavi non l' ho mai capito così diverso da quei tuoi cliché,
perchè fra i tanti, bella, che hai colpito ti sei gettata addosso proprio a me...
Infatti i fiori della prima volta non c' erano già più nel sessantotto,
scoppiava finalmente la rivolta oppure in qualche modo mi ero rotto,
tu li aspettavi ancora, ma io già urlavo che Dio era morto, a monte, ma però
contro il sistema anch' io mi ribellavo cioè, sognando Dylan e i provos...
E Gianni, ritornato da Londra, a lungo ci parlò dell' LSD,
tenne una quasi conferenza colta sul suo viaggio di nozze stile freak
e noi non l' avevamo mai fatto e noi che non l' avremmo fatto mai,
quell' erba ci cresceva tutt' attorno, per noi crescevan solo i nostri guai...
Forse ci consolava far l' amore, ma precari in quel senso si era già
un buco da un amico, un letto a ore su cui passava tutta la città.
L'amore fatto alla "boia d' un Giuda" e al freddo in quella stanza di altri e spoglia:
vederti o non vederti tutta nuda era un fatto di clima e non di voglia!
E adesso che potremmo anche farlo e adesso che problemi non ne ho,
che nostalgia per quelli contro un muro o dentro a un cine o là dove si può...
E adesso che sappiam quasi tutto e adesso che problemi non ne hai,
per nostalgia, lo rifaremmo in piedi scordando la moquette stile e l'Hi-Fi...
Diciamolo per dire, ma davvero si ride per non piangere perchè
se penso a quella che eri, a quel che ero, che compassione che ho per me e per te.
Eppure a volte non mi spiacerebbe essere quelli di quei tempi là,
sarà per aver quindici anni in meno o avere tutto per possibilità...
Perchè a vent' anni è tutto ancora intero, perchè a vent' anni è tutto chi lo sa,
a vent'anni si è stupidi davvero, quante balle si ha in testa a quell' età,
oppure allora si era solo noi non c' entra o meno quella gioventù:
di discussioni, caroselli, eroi quel ch'è rimasto dimmelo un po' tu...
E questa domenica in Settembre se ne sta lentamente per finire
come le tante via, distrattamente, a cercare di fare o di capire.
Forse lo stan pensando anche gli amici, gli andati, i rassegnati, i soddisfatti,
giocando a dire che si era più felici, pensando a chi s' è perso o no a quei party...
Ed io che ho sempre un eskimo addosso uguale a quello che ricorderai,
io, come sempre, faccio quel che posso, domani poi ci penserò se mai
ed io ti canterò questa canzone uguale a tante che già ti cantai:
ignorala come hai ignorato le altre e poi saran le ultime oramai...
sabato 17 ottobre 2009
I momenti conviviali scandiscono la mia vita
Nel condividere cibo e bevande, penetriamo nel cuore della nostra condizione socioculturale. Le implicazioni simboliche e materiali di quell'azione sono quasi universali: comprendono il rituale religioso, le strutture e le divisioni dei ruoli fra i sessi, il campo erotico, le complicità e gli scontri politici, le opposizioni giocose o serie nel discorso, i riti del matrimonio o del lutto.
George Steiner
George Steiner
venerdì 16 ottobre 2009
Siii, stupendoooo!!
Non ci posso credere. Questa cosa è fantastica.
Vasco cantato da Vasco e Dente.
Meraviglioso.
Brano tratto dall'album "Deviazioni (Un omaggio a Vasco Rossi)" del 2008.
Gli interpreti vanno da I Ministri a Syria, dai Numero6 a Giorgio Canali.
Ad un primo ascolto, semplicemente S T R E P I T O S O.
Non è che degli stronzi qualsiasi cantano le parole di Vasco sulla musica di Vasco, rischiando di giocare al karaoke. Queste sono praticamente 18 nuove canzoni: diverse musiche, diverse interpretazioni, diverse atmosfere, diversi ritmi.
sabato 3 ottobre 2009
venerdì 2 ottobre 2009
Suonare il campanello prego, arte in camera da letto


Dato che non sono capace di inserire link, rielaboro. Queste foto immortalano due delle installazioni che occupano 14 spazi privati presi "a prestito" da "Private flat", mostra d'arte contemporanea che durerà fino a domenica. E' completamente gratuita!! Naturalmente però è a Firenze, giusto perchè così mi faccio passare più in fretta la voglia di andarci. Beh, dato che è la quinta edizione, mi organizzerò per il prossimo anno.
Troppa vita.

Troppe cose da dire, troppi impegni, troppi pensieri, troppe cose viste, fatte, sentite. Troppi obiettivi. Troppa paura di non riuscirci. Troppi imprevisti.
Troppa musica, troppa polvere, troppe scelte continuamente rimandate.
Troppa energia sprecata. Troppo bene. Troppe onde. Troppi chilometri. Troppo lavoro. Troppe persone. Troppi film da vedere e troppi film già visti. Troppe poche ore di sonno. Troppe cose nascoste, ignorate, supposte, date per scontate. Troppi pranzi in piedi. Troppe persone sole e tutte insieme. Troppa distanza. Troppe cose da imparare.
Troppa vita e troppe poche parole per raccontarla.
venerdì 25 settembre 2009
Almeno credo.
Ieri sera ho sistemato un po’ le mie scartoffie, per fare posto negli scaffali al nuovo anno accademico.
Tra le tante cose, ho trovato questo foglio.
2 maggio 2006
Penso che ho paura per l’esame del Trinity, vorrei passarlo, ma non mi impegno per riuscirci;
Penso che avrei voluto vivere a metà Novecento;
Penso che..maledetta quella volta che hanno inventato il cellulare;
Penso che voglio andare in Sicilia;
Penso che dovrei studiare e invece sono qui;
Penso che non voglio crescere, per nessuna ragione al mondo;
Penso che se non voglio crescere, forse vuol dire che non sto poi troppo male;
Ecco, queste cose le ho scritte nel 2006. Sono passati quasi 4 anni, e dentro la mia testa non è cambiato molto, se sostituiamo l’odio per il cellulare con quello per facebook, e l’esame del Trinity con uno qualsiasi dei 13 esami che dovrò fare entro giugno.
E così..
Penso di non essere più abituata a stare sola la sera, a casa mia, con tutte le mie cose. Forse c’è un motivo.
Penso non mi faccia bene ricordare, forse per questo ho dei grossi problemi di memoria.
Penso che una volta scrivevo queste cose con carta e penna, adesso schiaccio dei tasti, e mi piace molto meno.
Penso, leggendo la cronaca della mia vita degli ultimi 6 anni, e mi accorgo di essere totalmente un’altra persona, di aver cambiato vita, abitudini, gusti, amici, di aver cambiato modo di parlare e scrivere, di aver cambiato città, di aver perso per sempre tante persone importanti, ma di avere le stesse paure, gli stessi pensieri.
Penso di essere cresciuta, quello che più di ogni altra cosa volevo evitare di fare, e infatti non mi è piaciuto.
Non mi piace crescere, non mi piace la consapevolezza, non mi piace disilludermi.
Non mi piace aver cambiato modo di affrontare il mondo, le persone, le situazioni.
Non mi piace aver cambiato modo di lasciarmi coinvolgere.
Non mi piace non avere più 16 anni.
Non mi piace aver dimenticato, ma allo stesso tempo vorrei non aver scritto niente, per evitare il rischio di leggere e ricordare.
In realtà però mi piaccio molto anche adesso, mi piace casa mia, mi piace San Vito, mi piace anche Trieste è vero, mi piace mia sorella, mi piacciono la mia mamma e il mio papà, mi piace aspettare la mia amica per Natale, mi piace aver smesso di fumare, mi piace la musica che iTunes mi sta facendo ascoltare a random, mi piace più di tutti un ragazzo con la barba e gli occhi che fanno così come so io.
E’ solo che era bello vivere a caso, senza problemi troppo complicati, senza doversi sciogliere i neuroni per scegliere un piano di studi, senza dover fare progetti a lungo termine, senza dover accendere il cervello per forza.
Tra le tante cose, ho trovato questo foglio.
2 maggio 2006
Penso che ho paura per l’esame del Trinity, vorrei passarlo, ma non mi impegno per riuscirci;
Penso che avrei voluto vivere a metà Novecento;
Penso che..maledetta quella volta che hanno inventato il cellulare;
Penso che voglio andare in Sicilia;
Penso che dovrei studiare e invece sono qui;
Penso che non voglio crescere, per nessuna ragione al mondo;
Penso che se non voglio crescere, forse vuol dire che non sto poi troppo male;
Ecco, queste cose le ho scritte nel 2006. Sono passati quasi 4 anni, e dentro la mia testa non è cambiato molto, se sostituiamo l’odio per il cellulare con quello per facebook, e l’esame del Trinity con uno qualsiasi dei 13 esami che dovrò fare entro giugno.
E così..
Penso di non essere più abituata a stare sola la sera, a casa mia, con tutte le mie cose. Forse c’è un motivo.
Penso non mi faccia bene ricordare, forse per questo ho dei grossi problemi di memoria.
Penso che una volta scrivevo queste cose con carta e penna, adesso schiaccio dei tasti, e mi piace molto meno.
Penso, leggendo la cronaca della mia vita degli ultimi 6 anni, e mi accorgo di essere totalmente un’altra persona, di aver cambiato vita, abitudini, gusti, amici, di aver cambiato modo di parlare e scrivere, di aver cambiato città, di aver perso per sempre tante persone importanti, ma di avere le stesse paure, gli stessi pensieri.
Penso di essere cresciuta, quello che più di ogni altra cosa volevo evitare di fare, e infatti non mi è piaciuto.
Non mi piace crescere, non mi piace la consapevolezza, non mi piace disilludermi.
Non mi piace aver cambiato modo di affrontare il mondo, le persone, le situazioni.
Non mi piace aver cambiato modo di lasciarmi coinvolgere.
Non mi piace non avere più 16 anni.
Non mi piace aver dimenticato, ma allo stesso tempo vorrei non aver scritto niente, per evitare il rischio di leggere e ricordare.
In realtà però mi piaccio molto anche adesso, mi piace casa mia, mi piace San Vito, mi piace anche Trieste è vero, mi piace mia sorella, mi piacciono la mia mamma e il mio papà, mi piace aspettare la mia amica per Natale, mi piace aver smesso di fumare, mi piace la musica che iTunes mi sta facendo ascoltare a random, mi piace più di tutti un ragazzo con la barba e gli occhi che fanno così come so io.
E’ solo che era bello vivere a caso, senza problemi troppo complicati, senza doversi sciogliere i neuroni per scegliere un piano di studi, senza dover fare progetti a lungo termine, senza dover accendere il cervello per forza.
giovedì 24 settembre 2009
Procol Harum_A whiter shade of pale
Ecco, io ero convinta si chiamassero solo Procol.
E invece aveva ragione il mio amore grande, anche se non sapeva che questa canzone fosse loro. Siamo uno più vergognoso dell'altro.
Per fortuna c'è il mio pupi, che la suonava con la sua boyband in tempi non sospetti, quando era giovane e bello. Naturalmente suonava l'organo..si, non uno strumento a caso, ma "quello a cui in buona parte si deve l'enorme successo di questo classico della musica pop", e, circostanza meno simpatica, la causa legale a cui ricorse l'organista Matthew Fisher per vedere riconosciuto il proprio ruolo di coautore della musica (sopratutto dell'introduzione) e ricevere di conseguenza i soldini che gli spettavano.
Ecco, poi ci sarebbe la cover italiana dei Dik Dik, ma non sono sicura di volervela far ascoltare..è qualcosa di terribile.
Ma si dai..e poi voglio proprio vedere chi avrà il coraggio di dire "italians do it better!".
N.B.: Peccato ci sia questo simpatico cronista sportivo a rovinare la performance!!Mammamia..
martedì 22 settembre 2009
lunedì 21 settembre 2009
Un omaggio al mio pupi, commesso viaggiatore.
Ho quasi sempre viaggiato da solo. Privilegio riservato a chi utilizza l’automobile. Certi viaggi sono come una storia d’amore, è giusto che siano una cosa privata. In un paesaggio ci sono mille cose di cui ci si appassiona. Si sale in un automobile e via, le cose ci appaiono da un nuovo punto di vista, non è possibile prestare davvero attenzione a chi si ha accanto. Ci si può innamorare, delle strade; o dei paesi, delle città, dei pali del telegrafo. Case, verande, giardini. E’ giusto partire a caccia di un nuovo assortimento di tutte queste cose, e della gente che le anima.
L’automobile può diventare una specie di salotto su quattro ruote, nel tempio del mondo. Mi sono sempre infuriato quando la mia automobile si rifiutava di portarmi dove volevo. Come se il mio spirito a caccia di verità si fosse inaridito. La mia voglia di conoscere non si ferma mai. Ed è l’automobile che dà forza, profondità e respiro alla ricerca. La verità non è nel paesaggio, ma nemmeno fuori da esso. La mia automobile è diversa da ogni altra. E’ la mia automobile, è come me.
William Saroyan-In bicicletta a Beverly Hills
domenica 20 settembre 2009
La civiltà è un illimitato moltiplicarsi di inutili necessità.
In questi giorni c'è PordenoneLegge.
Interessante manifestazione, interessanti personalità ospiti.
L'organizzazione purtroppo però fa acqua da tutte le parti: code infinite, personale non qualificato, ambienti non sufficientemente capienti eccetera eccetera.
Ma non è una scusa. Non è una scusa alla nostra totale mancanza di civiltà.
Ieri, in coda fuori da un tendone, sotto il sole cocente delle 14.30 (sarà anche quello che da alla testa!) per tentare di entrare ed ascoltare Daria Bignardi che parlava del suo primo libro "Non vi lascerò orfani" ho capito perchè "Io odio la gente".
Non è possibile! La maggior parte della gente in coda apparteneva alla categoria "donne adulte". L'età media era 40 anni.
Io non vedo che bisogno c'è di spingere, imprecare, urlare, aprire il tendone per sgattaiolare dentro, discutere con persone con evidenti disturbi psichici perchè ti hanno rubato il posto.
Io sono rimasta allibita, cioè, letteralmente a bocca aperta.
Non ho visto niente di simile neanche all'entrata del sottopalco al concerto di Vasco.
Che schifo.
Io mi aspetto qualcosa di meglio dal pubblico che si interessa a questo tipo di occasioni culturali, rispetto, che ne so, da quello che posso incontrare in coda per la costa e la salsiccia ad una sagra. Ma no, cazzo. Sbaglio. Sbaglio.
Queste donne con occhiale da vista calato sul naso con cordino perlinato, capello brizzolato e taglio corto, agendina di pelle di camoscio, gonna lunga e ballerina giallo ocra, con quest'aria da "leggo 10 quotidiani al giorno e in bagno leggo Proust" che fanno rissa. Fanno rissa!!
Ma stiamo scherzando??
E poi vanno a sentire la Bignardi che parla di compassione, campagna, dolore, famiglia.
Ma cosa pensate di capire? Come pensate di capire se i vostri neuroni sono tutti impegnati nel cercare di non farsi superare nella fila, nel rivendicare strani diritti di precedenza e infervorarsi perchè "non è giusto, c'ero prima io, ho mio marito che mi tiene il posto, lei non sa chi sono io!"
Allucinante.
Per fortuna la sera sono andata a vedere Woody. Semplicemente strepitoso.
Devo ancora metabolizzarlo, non ho un commento tanto brillante quanto merita un film del genere. Perciò evito di scrivere stupidaggini.
Ecco, non che il pubblico fosse tanto diverso. Ma almeno al cinema c'è il posto numerato, e il massimo che ti può capitare è un vicino di posto che ride sguaiatamente alla battute meno divertenti, che commenta le cose meno interessanti, mangia popcorn insudiciando il bracciolo della poltrona che avete in comune, imita la quinta sinfonia di Beethoven con la cannuccia della CocaCola, e lascia la suoneria nel cellulare che inevitabilmente suona nel bel mezzo della scena principe.
Per fortuna ho avuto dei vicini di posto rispettabili.
Interessante manifestazione, interessanti personalità ospiti.
L'organizzazione purtroppo però fa acqua da tutte le parti: code infinite, personale non qualificato, ambienti non sufficientemente capienti eccetera eccetera.
Ma non è una scusa. Non è una scusa alla nostra totale mancanza di civiltà.
Ieri, in coda fuori da un tendone, sotto il sole cocente delle 14.30 (sarà anche quello che da alla testa!) per tentare di entrare ed ascoltare Daria Bignardi che parlava del suo primo libro "Non vi lascerò orfani" ho capito perchè "Io odio la gente".
Non è possibile! La maggior parte della gente in coda apparteneva alla categoria "donne adulte". L'età media era 40 anni.
Io non vedo che bisogno c'è di spingere, imprecare, urlare, aprire il tendone per sgattaiolare dentro, discutere con persone con evidenti disturbi psichici perchè ti hanno rubato il posto.
Io sono rimasta allibita, cioè, letteralmente a bocca aperta.
Non ho visto niente di simile neanche all'entrata del sottopalco al concerto di Vasco.
Che schifo.
Io mi aspetto qualcosa di meglio dal pubblico che si interessa a questo tipo di occasioni culturali, rispetto, che ne so, da quello che posso incontrare in coda per la costa e la salsiccia ad una sagra. Ma no, cazzo. Sbaglio. Sbaglio.
Queste donne con occhiale da vista calato sul naso con cordino perlinato, capello brizzolato e taglio corto, agendina di pelle di camoscio, gonna lunga e ballerina giallo ocra, con quest'aria da "leggo 10 quotidiani al giorno e in bagno leggo Proust" che fanno rissa. Fanno rissa!!
Ma stiamo scherzando??
E poi vanno a sentire la Bignardi che parla di compassione, campagna, dolore, famiglia.
Ma cosa pensate di capire? Come pensate di capire se i vostri neuroni sono tutti impegnati nel cercare di non farsi superare nella fila, nel rivendicare strani diritti di precedenza e infervorarsi perchè "non è giusto, c'ero prima io, ho mio marito che mi tiene il posto, lei non sa chi sono io!"
Allucinante.
Per fortuna la sera sono andata a vedere Woody. Semplicemente strepitoso.
Devo ancora metabolizzarlo, non ho un commento tanto brillante quanto merita un film del genere. Perciò evito di scrivere stupidaggini.
Ecco, non che il pubblico fosse tanto diverso. Ma almeno al cinema c'è il posto numerato, e il massimo che ti può capitare è un vicino di posto che ride sguaiatamente alla battute meno divertenti, che commenta le cose meno interessanti, mangia popcorn insudiciando il bracciolo della poltrona che avete in comune, imita la quinta sinfonia di Beethoven con la cannuccia della CocaCola, e lascia la suoneria nel cellulare che inevitabilmente suona nel bel mezzo della scena principe.
Per fortuna ho avuto dei vicini di posto rispettabili.
sabato 19 settembre 2009
Sono parole che si dicono
Grazie alla Ila che mi ha mandato il link, grazie a Morgan per avermela fatta conoscere, grazia a Fossati per averla scritta (l'ha scritta lui, no?) e per cantarla con questa sua voce.
domenica 13 settembre 2009
sabato 12 settembre 2009
E' la stessa cosa essersi ubriacati in solitudine o aver guidato popoli
Mi piace il sabato.
Non fosse altro che per la rubrica di Umberto Galimberti, il primo uomo barbuto di cui mi sono innamorata.
Riesce sempre a darmi una risposta; a farmi pensare di non essere poi così malata, mostrandomi che c'è qualcun'altro che si fa le mie stesse domande - anche se il più delle volte questo qualcun'altro ha circa una quarantina d'anni più di me.
Ma preferisco sentirmi vecchia dentro, che psicopatica.
Lorenza Dotti, Milano
E Umberto risponde:
A volte penso che aver preferito Economia a Filosofia sia stata sola una scelta di sopravvivenza.
I numeri son una buona cura.
Non fosse altro che per la rubrica di Umberto Galimberti, il primo uomo barbuto di cui mi sono innamorata.
Riesce sempre a darmi una risposta; a farmi pensare di non essere poi così malata, mostrandomi che c'è qualcun'altro che si fa le mie stesse domande - anche se il più delle volte questo qualcun'altro ha circa una quarantina d'anni più di me.
Ma preferisco sentirmi vecchia dentro, che psicopatica.
"Noi solo da vecchi avvertiamo la tragicità dell’esistenza, dopo esservi pervenuti anche attraverso ansie e angosce di una pienezza della vita che ci passa come acqua dalle mani.
È una dimensione che si affaccia brutalmente con la perdita di pezzi di vita, morendo le persone che ne hanno fatto parte, ma anche con il disincanto e la caduta definitiva del supporto ormonale che costituisce un formidabile proiettore di senso, regista inavvertito.
È un processo di spoliazione di senso che si accompagna alla idea che forse non era il caso di prendersi troppo sul serio. È straordinaria l’ipotesi di una esistenza finalmente affrancata dal senso prestabilito, sia pure in assenza di alcun senso."
Lorenza Dotti, Milano
E Umberto risponde:
A tutti coloro che cercano il senso della vita, Sartre ricorda che quando questa si compie “è la stessa cosa essersi ubriacati in solitudine o aver guidato popoli”. Anzi forse “il quietismo dell’ubriaco solitario vincerà l’inutile agitazione del condottiero di popoli”.
Penso che la dimensione tragica dell’uomo, ben individuata da Nietzsche, consiste nel fatto che, per vivere, l’uomo ha bisogno di costruirsi un senso, in vista della morte che è l’implosione di ogni senso.
Se tenessimo ben presente questa considerazione, con cui la grecità espresse la sua sapienza, forse troveremmo la giusta misura nel nostro frenetico affaccendarci nella vita. E un po’ di ironica bontà prenderebbe il posto di tanta prepotenza e ferocia con cui gli uomini cercano l’un l’altro di superarsi quando non di sopprimersi.
Nati per caso, vissuti per una serie di coincidenze che hanno tracciato il percorso
della nostra vita, moriamo per deterioramento del nostro organismo, senza neppure la nostra collaborazione.
In fondo, come ci ricorda Schopenhauer, nasciamo per la continuità della specie, a cui interessa la riproduzione, e non il senso della vita degli individui che, a loro insaputa, collaborano a questo scopo.
So che questo discorso fa irritare tutti coloro che sono cresciuti all’interno di narrazioni religiose sempre prodighe di senso, anzi così prodighe da promettere agli uomini l’immortalità. Sedotti da questa promessa cristiana e poi islamica, la sapienza greca, che considerava queste promesse “cieche speranze”, dovette cedere e si estinse.
Con questo non dico che le religioni, in forza di questa promessa, non abbiano dato un grosso impulso alla cultura occidentale, presentando un futuro che non implode nel nulla. E questo ottimismo ha contaminato anche la versione laica della nostra cultura, che ha sempre guardato al futuro con speranza, se non di salvezza, certo di progresso.
Di fatto, invece del progresso, che sottintende un miglioramento “qualitativo” della condizione umana, abbiamo realizzato solo uno sviluppo, particolarmente evidente, per noi occidentali, in ambito economico e tecnologico. Ma “sviluppo” vuol dire aumento “quantitativo” di un fenomeno, non incremento di senso della vita umana e in particolare di quella individuale.
Viviamo finché amore ci sostiene. E se fosse davvero qui la differenza tra l’uomo e l’animale che riesce a vivere anche senza amore? Perché se questo è vero, possiamo sentirci all’altezza della condizione umana per quel tanto che sappiamo amare. Perché amore non cerca un senso nell’al di là e neppure nel futuro. È la felicità del presente che, se siamo in grado di amare, dura per tutto il tempo in cui la vita ci è concessa.
A volte penso che aver preferito Economia a Filosofia sia stata sola una scelta di sopravvivenza.
I numeri son una buona cura.
giovedì 10 settembre 2009
Tamburo malato
Per non sapere nè leggere nè scrivere io mi sono scaricata il nuovo e primo album dei nuovi Prozac+.
Loro si chiamano "Sick Tamburo".
L'album si chiama "Sick Tamburo".
E' uscito ad aprile.
Ho ascoltato qualche pezzo.
Sono rimasta piacevolmente colpita.
Per adesso mi accontento di un assaggio, quando avrò il tempo per ascoltarmi tutto l'album con la dovuta attenzione mi dilungherò coi commenti del caso.
Qualcuno dice che "Le Luci della Centrale Elettrica" hanno aperto la strada, e adesso tutti fanno la musica urlata (io la chiamo così, ignoro il termine tecnico) perchè hanno visto che vende.
Da "Il Teatro degli Orrori", ai "Ministri", ai "Sick Tamburo".
Mah.
Sarò anche facilmente corruttibile dalla logica del mercato ma:
punto primo questa musica mi piace;
punto secondo ci sono delle differenze abissali tra gli stronzi di cui sopra, io non mi azzarderei a fare di tutta l'erba un fascio. Che poi il fascio, diciamocelo, ha già troppi fans.
Loro si chiamano "Sick Tamburo".
L'album si chiama "Sick Tamburo".
E' uscito ad aprile.
Ho ascoltato qualche pezzo.
Sono rimasta piacevolmente colpita.
Per adesso mi accontento di un assaggio, quando avrò il tempo per ascoltarmi tutto l'album con la dovuta attenzione mi dilungherò coi commenti del caso.
Qualcuno dice che "Le Luci della Centrale Elettrica" hanno aperto la strada, e adesso tutti fanno la musica urlata (io la chiamo così, ignoro il termine tecnico) perchè hanno visto che vende.
Da "Il Teatro degli Orrori", ai "Ministri", ai "Sick Tamburo".
Mah.
Sarò anche facilmente corruttibile dalla logica del mercato ma:
punto primo questa musica mi piace;
punto secondo ci sono delle differenze abissali tra gli stronzi di cui sopra, io non mi azzarderei a fare di tutta l'erba un fascio. Che poi il fascio, diciamocelo, ha già troppi fans.
Odio la modalità Standby.
Ecco.
Stamattina ho messo la sveglia alle 7.45, come ogni mattina, per essere operativa alle 8.30.
Ma il sonno ha avuto la meglio su di me. Mi sono svegliata e alzata dal letto solo alle 9.30. Accidenti.
E questo è il male minore.
Il punto è che ormai ho la nausea di tutto quello che riguarda anche solo lontanamente la ragioneria. Non riesco più neanche a leggere due frasi di seguito.
Ne ho le palle piene di cessione di crediti, acquisto di azioni proprie, obbligazioni convertibili, effetti in portafoglio, cambiali di questo gran cazzo.
BASTAAAAA!!
Non vedo l'ora di vedere come va a finire.
Odio le attese.
Per lo stesso motivo per cui odio fare la fila al bancomat, dal panettiere, in cassa.
Odio dover sprecare del tempo ad aspettare e basta, è un fottuto stand-by senza senso.
Perchè ormai non hai più niente da fare, il carrello è pieno, devi solo pagare; hai comperato tutto quello di cui avevi bisogno; e comunque se hai dimenticato qualcosa non hai abbastanza tempo per andarlo a recuperare perchè il tuo turno è troppo vicino.
E la mia sopportazione diminuisce proporzionalmente al diminuire dello spazio tra me e la cassa, che in questo caso è il mio faccia a faccia con l'amico Bruno.
Odio.
Voglio l'accelerometro.
Tutto questo per dire che mi sono fatta due orette di Gran Cazzi Miei - specialità olimpica che nel corso degli anni si è guadagnata la lettera maiuscola honoris causa.
Quando ce vo' ce vo'.
E, tra le molte cose interessanti, ho trovato il cappotto dei miei sogni.

Who's Who, 395 euro.
Quanto manca a Natale??
Stamattina ho messo la sveglia alle 7.45, come ogni mattina, per essere operativa alle 8.30.
Ma il sonno ha avuto la meglio su di me. Mi sono svegliata e alzata dal letto solo alle 9.30. Accidenti.
E questo è il male minore.
Il punto è che ormai ho la nausea di tutto quello che riguarda anche solo lontanamente la ragioneria. Non riesco più neanche a leggere due frasi di seguito.
Ne ho le palle piene di cessione di crediti, acquisto di azioni proprie, obbligazioni convertibili, effetti in portafoglio, cambiali di questo gran cazzo.
BASTAAAAA!!
Non vedo l'ora di vedere come va a finire.
Odio le attese.
Per lo stesso motivo per cui odio fare la fila al bancomat, dal panettiere, in cassa.
Odio dover sprecare del tempo ad aspettare e basta, è un fottuto stand-by senza senso.
Perchè ormai non hai più niente da fare, il carrello è pieno, devi solo pagare; hai comperato tutto quello di cui avevi bisogno; e comunque se hai dimenticato qualcosa non hai abbastanza tempo per andarlo a recuperare perchè il tuo turno è troppo vicino.
E la mia sopportazione diminuisce proporzionalmente al diminuire dello spazio tra me e la cassa, che in questo caso è il mio faccia a faccia con l'amico Bruno.
Odio.
Voglio l'accelerometro.
Tutto questo per dire che mi sono fatta due orette di Gran Cazzi Miei - specialità olimpica che nel corso degli anni si è guadagnata la lettera maiuscola honoris causa.
Quando ce vo' ce vo'.
E, tra le molte cose interessanti, ho trovato il cappotto dei miei sogni.

Who's Who, 395 euro.
Quanto manca a Natale??
martedì 8 settembre 2009
My immortal
Non che il video mi piaccia particolarmente. Ma la canzone mi piace di nuovo.
Ho superato la nausea che inevitabilmente ti viene quando esce una nuova canzone e si sente sempre e solo quella, alla radio, in tv, nella tua testa.
E' bello riascoltare le canzoni dopo un po' di anni dalla loro uscita.
Ti sei disintossicato e riesci ad ascoltarle con spirito critico.
Così puoi finire anche per apprezzarle.
Sospettavo che questa mi piacesse davvero.
Ho superato la nausea che inevitabilmente ti viene quando esce una nuova canzone e si sente sempre e solo quella, alla radio, in tv, nella tua testa.
E' bello riascoltare le canzoni dopo un po' di anni dalla loro uscita.
Ti sei disintossicato e riesci ad ascoltarle con spirito critico.
Così puoi finire anche per apprezzarle.
Sospettavo che questa mi piacesse davvero.
lunedì 7 settembre 2009
Un happy meal per favore.
Pensavo di aver finito il programma venerdì. Oggi mi sono accorta di aver dimenticato 40 pagine..che sto cercando di decifrare e non ci riesco.
Porca puttana.
Sono stupida.
Il mio cervello è imputridito.
Voglio andare a fare la commessa da Mc Donald, alienata, alienante e che puzza di fritto.
Porca puttana.
Sono stupida.
Il mio cervello è imputridito.
Voglio andare a fare la commessa da Mc Donald, alienata, alienante e che puzza di fritto.
mercoledì 2 settembre 2009
martedì 1 settembre 2009
Sperare_La fame di Camilla
Oggi mi sento più forte
tace la mia ostilità.
Mostro la parte migliore
di un'anima bianca e sporca
di te, di me, di tutto ciò che non mi uccide,
mi ferisce.
Ieri ho incontrato l'amore
mi ha detto "passavo di qua".
Poche parole e poi scie
da farsi bastare e più in là..chissà..
Sperare di incontrare tutto ciò che ancora mi ferisce
senza mai uccidere.
Sperare di sentirmi ancora anormale
pur versando lacrime.
Commuovermi stringendo una vita che ride
che assomiglia un pò a me.
Sperare di confondermi fra la mia gente
diventare....migliore..
tace la mia ostilità.
Mostro la parte migliore
di un'anima bianca e sporca
di te, di me, di tutto ciò che non mi uccide,
mi ferisce.
Ieri ho incontrato l'amore
mi ha detto "passavo di qua".
Poche parole e poi scie
da farsi bastare e più in là..chissà..
Sperare di incontrare tutto ciò che ancora mi ferisce
senza mai uccidere.
Sperare di sentirmi ancora anormale
pur versando lacrime.
Commuovermi stringendo una vita che ride
che assomiglia un pò a me.
Sperare di confondermi fra la mia gente
diventare....migliore..
lunedì 31 agosto 2009
Il Giardino Dei Ciliegi_Anton Cechov
"Sono un uomo istruito, io; sono abituato a leggere diversi libri importanti, ma non sono ancora riuscito a capire che direzione prendere. Non so, insomma, se valga più la pena di vivere, o di spararmi. Quindi, per ogni eventualità, mi porto appresso una rivoltella."
Cechov 1 - Allen 0.
Cechov 1 - Allen 0.
venerdì 28 agosto 2009
Tra una cambiale tratta e un pagherò nascono i miei pensieri.
Le cornici in argento sopra alla scrivania in ufficio con la foto della moglie e dei figli in vacanza, sostituita dallo sfondo del pc.
La digitalizzazione degli affetti.
Gli affetti avanzano tecnologicamente.
La digitalizzazione degli affetti.
Gli affetti avanzano tecnologicamente.
giovedì 27 agosto 2009
Non ho voglia.

Organizzo feste, partecipo a feste, ci sono feste in programma per le prossime due settimane.
E io non ho proprio nessuna voglia di ridere, scherzare, bere, ballare e fare tardi.
Non ho voglia di vedere gente, non ho voglia di fare finta di niente, non ho voglia di parlare di stronzate.
Non ho voglia di preoccuparmi se la birra è abbastanza, se abbiamo un posto per appoggiare il culo, se la gente sarà contenta.
Vorrei poter mandare tutto a fan culo.
Merda.
mercoledì 26 agosto 2009
lunedì 24 agosto 2009
sabato 22 agosto 2009
Pochi punti di un elenco infinito
Mia mamma che dice cose che spero non pensi davvero.
La vecchiaia e la malattia che si portano via due dei capisaldi della mia infanzia, nello stesso momento.
Il papà in ferie. Ma a casa.
Mia sorella che semplicemente ha il mio stesso sangue, e mi accorgo giorno dopo giorno che non è acqua. Neanche un po’.
Quelli che so essere i due esami più difficili della mia carriera universitaria, preparati dormendo 6 ore a notte, con 30° all’ombra e poca voglia di fare bene.
Un’ansia per niente costruttiva, la convinzione più intima e arrogante che mi andranno bene, e i sensi di colpa perché potrei fare di più.
La mia amica Chiara che - nonostante tutto darei un braccio per lei - se ne va dieci mesi lontano da me.
Le birrette, un giro a testa.
Rivedere la Dani dopo 4 mesi e vedere come tutto è cambiato, ma in realtà niente è cambiato. E come sto molto meglio ora.
Ale che ride. Di gusto.
La sagra di Prodolone, dove sembra che tutti si vogliano bene.
Il fumo, abbandonato da quasi tre mesi.
L’amore. Come mai prima.
La musica urlata.
Quelli di Gleris. Folkloristici e terapeutici.
I miei capelli che crescono.
Sentire parlare Elia del “nonno”.
La bicicletta della zia.
La prima volta che ho sentito ordinare il Montenegro dal nonno, e ho capito perché.
Io. Fatta semplicemente di tutte queste cose.
La vecchiaia e la malattia che si portano via due dei capisaldi della mia infanzia, nello stesso momento.
Il papà in ferie. Ma a casa.
Mia sorella che semplicemente ha il mio stesso sangue, e mi accorgo giorno dopo giorno che non è acqua. Neanche un po’.
Quelli che so essere i due esami più difficili della mia carriera universitaria, preparati dormendo 6 ore a notte, con 30° all’ombra e poca voglia di fare bene.
Un’ansia per niente costruttiva, la convinzione più intima e arrogante che mi andranno bene, e i sensi di colpa perché potrei fare di più.
La mia amica Chiara che - nonostante tutto darei un braccio per lei - se ne va dieci mesi lontano da me.
Le birrette, un giro a testa.
Rivedere la Dani dopo 4 mesi e vedere come tutto è cambiato, ma in realtà niente è cambiato. E come sto molto meglio ora.
Ale che ride. Di gusto.
La sagra di Prodolone, dove sembra che tutti si vogliano bene.
Il fumo, abbandonato da quasi tre mesi.
L’amore. Come mai prima.
La musica urlata.
Quelli di Gleris. Folkloristici e terapeutici.
I miei capelli che crescono.
Sentire parlare Elia del “nonno”.
La bicicletta della zia.
La prima volta che ho sentito ordinare il Montenegro dal nonno, e ho capito perché.
Io. Fatta semplicemente di tutte queste cose.
mercoledì 19 agosto 2009
domenica 16 agosto 2009
Adesso che ho imparato come caricare i video da youtube ne approfitto.
Questo video era da un bel po', più o meno da quando mi sono fatta portare al cinema a vedere il film da cui è tratto, che stava nella pagina dei miei preferiti di youtube.
L'ho rivisto ora per sbaglio e mi ha fatto sorridere, come sempre. Come tutto il film.
Poi il dialogo è tremendamente reale, e lui è oggettivamente l'uomo più bello del mondo.
E io ho una passione sfrenata per l'economia domestica.
giovedì 13 agosto 2009
Voglio morire giovane, voglio restare giovane.
Dal titolo e dal ritornello, potrebbe sembrare un manifesto del suicidio, in realtà io l'ho visto dal primo momento come un grande inno alla vita.
Senz'altro critico nei confronti di questa, ma non per questo meno positivo.
Non fosse altro che per il ritmo incalzante della musica. E questa voce pazzesca.
E poi, ascoltando bene il testo, quel "voglio morire giovane" è in ogni frase come giustificato dall'intenzione di dare più importanza al presente. Non è disperazione. E' forse troppa gioia.
Cioè, poteva tranquillamente cantare "voglio restare giovane" che secondo me il significato sarebbe stato lo stesso.
Ma, il marketing è marketing, lo sappiamo tutti. Fa molto più effetto così, non c'è che dire.
Beh, a me piace.
Anche il video.
Senz'altro critico nei confronti di questa, ma non per questo meno positivo.
Non fosse altro che per il ritmo incalzante della musica. E questa voce pazzesca.
E poi, ascoltando bene il testo, quel "voglio morire giovane" è in ogni frase come giustificato dall'intenzione di dare più importanza al presente. Non è disperazione. E' forse troppa gioia.
Cioè, poteva tranquillamente cantare "voglio restare giovane" che secondo me il significato sarebbe stato lo stesso.
Ma, il marketing è marketing, lo sappiamo tutti. Fa molto più effetto così, non c'è che dire.
Beh, a me piace.
Anche il video.
Voglio morire giovane prima che i tempi cadano, prima che i sogni partano per non tornare più.
Voglio morire giovane per non sentire crescere quel peso insopportabile che non mi lascia mai.
Ma poi ti stringo nel petto e faccio un dispetto al tormento che ho qui dentro.
Io vivo per te, e dentro il tuo letto mi sento protetto dal vento che chiama e chiede di me.
Voglio morire giovane solo per non distruggere quella potente immagine di te, di me così.
Voglio morire giovane solo per non disperdere in troppe cose inutili l'amore che ho per te.
Voglio morire sabato prima che il vento porti via questi pochi attimi di fragile armonia con te.
martedì 11 agosto 2009
Musicando
Dato che ieri ho studiato fin troppo, questa mattina mi sono dedicata alla ricerca della musica con la M maiuscola. Perchè se continuo ad affidarmi a mia sorella prima o poi mi manda calorosamente a fan culo.
Quindi.
Rockit l'ha definito uno dei dischi migliori del 2009 e, incredibilmente, me l'ha fatto ascoltare tutto. L'album si chiama "Nostra signora della dinamite". Lui è Giorgio Canali.
Mi è piaciuto molto.
Bella anche la recensione, a tratti geniale e pienamente condivisibile:
Quindi.
Rockit l'ha definito uno dei dischi migliori del 2009 e, incredibilmente, me l'ha fatto ascoltare tutto. L'album si chiama "Nostra signora della dinamite". Lui è Giorgio Canali.
Mi è piaciuto molto.
Bella anche la recensione, a tratti geniale e pienamente condivisibile:
A volerlo descrivere con una boutade: Canali sono le bestemmie dette come parole d'amore e viceversa.
Radicale, intransigente, chirurgico quando seziona l'animo e i sentimenti, ma senza distacco anzi sporcandosi le mani, mettendosi in mezzo in prima persona. Con la foga e l'irruenza di un ventenne, con (ormai) l'esperienza di un cinquantenne: "ridono, ma cosa ci sarà mai da ridere? è un'assenza di pensiero che non puoi condividere!".
"Qualcuno abbatta questi angeli, hanno rotto i coglioni". Ti viene da pensare che Canali è uno di quelli che ha capito, di quelli che sanno tutto e che sanno come dirlo.
E via andare. Le prime 4 tracce del disco sono da infarto. Perfette. Se il disco si chiudesse così sarebbe disco dell'anno a occhi chiusi, un Primascelta di quelli granitici e pesantissimi, invece poi Canali ci aggiunge pezzi marginali (lo fa sempre), poco rifiniti, poco diretti, palesemente poco riusciti (sarebbe interessante chiedergli perchè. appuntiamocelo per l'intervista), con qualche strofa geniale che però non basta a reggere il livello. Fino alla conclusiva e ariosa 'Mme e Mr Curie' che è un soffio di poesia che ti lascia lì così, esanime, a far ripartire il disco dall'inizio e ripensare che è così, che non ci sono cazzi, che parole più belle e esatte per dirlo non ci sono, che "se riesco a tenere i pensieri lontano da tutte le altre cose che mi fanno male, non riesco a tenerli lontano da te". Va bene così. D'altronde è evidente che "Nemmeno qui riesco a non pensare a te" e in più ho scritto fin troppo su un disco (e un artista) che è refrattario a qualsiasi chiacchiera inutile, che è pura sostanza.
C'est tout.
Adesso un altro Pastis, per favore.
domenica 9 agosto 2009
Usi e costumi
martedì 4 agosto 2009
Cerca di amare le persone che incontri
Hai sentito la solitudine perchè non sei più un bambino. Ma il mondo è pieno di questa solitudine.
Sembra quasi ridicolo andare a scuola. Le scuole servono solo a tenere i ragazzi lontano dalla strada, ma presto o tardi i ragazzi per strada ci devono andare, che lo vogliamo o no. E' naturale che le madri e i padri si preoccupino per i loro figli. In realtà, non c'è nulla da temere. Il mondo è pieno di bambini spaventati, che si spaventano a vicenda.
Cerca di comprendere.
Cerca di amare le persone che incontri.
La Commedia umana - William Saroyan
Sembra quasi ridicolo andare a scuola. Le scuole servono solo a tenere i ragazzi lontano dalla strada, ma presto o tardi i ragazzi per strada ci devono andare, che lo vogliamo o no. E' naturale che le madri e i padri si preoccupino per i loro figli. In realtà, non c'è nulla da temere. Il mondo è pieno di bambini spaventati, che si spaventano a vicenda.
Cerca di comprendere.
Cerca di amare le persone che incontri.
La Commedia umana - William Saroyan
sabato 1 agosto 2009
Il mio cuore negli altipiani
Io non sono un artista, non ho molta fiducia nella civiltà, non sono affatto entusiasta del progresso...l'unica cosa che mi interessa è l'uomo. Amo la vita e dinanzi alla morte mi sento umile. Disprezzo la violenza e odio amaramente coloro che la praticano e la perpetrano. L'offesa recata a un dito di un uomo vivo è per me infinitamente più grave ed orribile della sua morte per cause naturali...La mia sola arma è la parola e, pur sapendo che è più potente delle mitragliatrici, mi dispero perchè non posso d'un sol colpo annullare le velleità di distruzione che i propagandisti suscitano negli uomini. Io stesso, tuttavia, sono un propagandista, in quanto tento di ricondurre l'uomo alla sua naturale dignità e nobiltà. Il mio scopo è ricondurre l'uomo a se stesso.
William Saroyan
venerdì 31 luglio 2009
Penso che i resti dei vostri figli alcolizzati smembrati sull'asfalto verranno mangiati dai cani che avete abbandonato all'andata. penso che state invecchiando tutti, e vi state allargando, gonfiando, ingiallendo e mi fate schifo. penso che eravamo bambini insieme e già vi compativo e ora ho la riprova che non mi sbagliavo: erano anni che non vi vedevo, e siete ancora peggio di come mi aspettavo, vi siete sposati tra di voi, avete fatto le vostre brave foto alle feste comandate, avete i cuoricini di san valentino attaccati alle chiavi dei vostri bilocali a cento metri da dove siete partiti, siete sorridenti, siete già vecchi a vent'anni, siete morti, siete carne da palinsesto. penso che sto ridendo solo per farvi piacere e vi rassicuro con le parole semplici che potete capire senza perdere l'equilibrio.
penso a lui. alla fine penso sempre e solo a lui.
pensavate che mi stessi vendendo, in realtà ero io che compravo.
per sopravvivermi mi attacco con le unghie a piccole cose di una bellezza sconcertante. la foto di mia nonna da ragazza, un biglietto di mio papà fidanzato alla mamma, la ciocca di capelli del mio fratello morto e il mio cane che sogna, qui sotto di me.
Mi dispiace, ma questo pezzo non potevo non appuntarmelo, non potevo lasciarlo correre. E' tremendamente esatto.
Esatto.
Candy, Paolo Nutini
I was perched outside in the pouring rain
Trying to make myself a sail
Then I’ll float to you my darlin’
With the evening on my tail
Although not the most honest means of travel
It gets me there nonetheless
I’m a heartless man at worst, babe
And a helpless one at best
Darling I’ll bathe your skin
I’ll even wash your clothes
Just give me some candy, before I go
Oh, darling I’ll kiss your eyes
And lay you down on your rug
Just give me some candy
After my hug
Oh I’m often false explaining
But to her it plays out all the same
and although I’m left defeated
It get’s held against my name
I know you got plenty to offer baby
But I guess I’ve taken quite enough
Well I’m some stain there on your bedsheet
You’re my diamond in the rough
Darling I’ll bathe your skin
I’ll even wash your clothes
Just give me some candy
before I go
Oh, darling I’ll kiss your eyes
And lay you down on your rug
Just give me some candy
After my hug
I know that there´re writings on the wall
But Darling I’ll bathe your skin
I’ll even wash your clothes
Just give me some candy
After my heart
Oh I’ll be there waiting for you.
Di questi tempi, ogni mattina accendo la tv mentre faccio colazione e puntualmente, ogni volta, c'è Paolo Nutini che con il suo cappellino di paglia e la sua camicia aperta sopra la maglietta canta questa meraviglia.
Ogni volta un ottimo risveglio.
martedì 28 luglio 2009
Atarassia.
ATARASSIA.
ATARASSIA (apparentemente) IMMOTIVATA.
A volte è scomodo aver fatto il liceo classico.
Sai identificare e dare il nome alle cose più scomode.
ATARASSIA (apparentemente) IMMOTIVATA.
A volte è scomodo aver fatto il liceo classico.
Sai identificare e dare il nome alle cose più scomode.
lunedì 27 luglio 2009
Più di ieri, meno di domani.
Cercate bene le parole, dovete sceglierle, a volte ci vogliono 8 mesi per trovare una parola. Sceglietele. Che la bellezza è cominciata quando qualcuno ha cominciato a scegliere.
Innamoratevi.
Sperperate l’allegria.
Fatevi obbedire dalle parole.
Innamoratevi.
E non cercate la novità, la novità è la cosa più vecchia che ci sia.
Dilapidate la gioia.
La Tigre e la Neve.
sabato 18 luglio 2009
Semplicemente è lontana.
Non è quello, mi ha detto.
Mi ha detto che secondo lui la gente vive per anni e anni, ma in realtà è solo una piccola parte di quegli anni che vive davvero, e cioè negli anni in cui riesce a fare ciò per cui è nato. Allora, li, è felice. Il resto del tempo è tempo che passa ad aspettare o a ricordare.
Quando aspetti o ricordi, mi ha detto, non sei né triste né felice. Sembri triste, ma è solo che stai aspettando, o ricordando. Non è triste la gente che aspetta, e nemmeno quella che ricorda. Semplicemente è lontana. Io sto aspettando, mi ha detto. Sto aspettando di fare ciò per cui sono nato.
Alessandro Baricco
giovedì 9 luglio 2009
Ramblers Blues
C'è bisogno di aguzzare la vista
Per capire quali sono gli amici
Bisognerebbe restare svegli
Per scoprire tutti i nemici
Ci vorrebbe un paio di scarpe nuove
Per partire, per scappare lontano
E poi seguire una traccia sbagliata
Perdersi meglio e non tornare più indietro
Non c'è bisogno di una foto ingiallita
Per vedere quanto siamo cambiati
Non c'è bisogno...no!
Bisognerebbe fermarsi in tempo
Non aver fretta ma rallentare
Bisognerebbe solo ascoltare
o ancora meglio, cambiare canale
C'è bisogno di stare attenti
Nell'osservare la nostra storia
Guardarsi indietro e poi capire
Che c'è bisogno di più memoria
Si, c'è bisogno!
Ci vorrebbe una muta di corde nuove
Per suonare sempre scordati
C'è bisogno di nuove canzoni
Con parole per sognare più forte
Bisognerebbe fare sogni grandiosi
Oltre la noia e le nevrosi
Avere cura, avere pazienza
Di tutta quanta l'intelligenza...
Si, c'è bisogno!
C'è bisogno!
Si, c'è bisogno!
Per capire quali sono gli amici
Bisognerebbe restare svegli
Per scoprire tutti i nemici
Ci vorrebbe un paio di scarpe nuove
Per partire, per scappare lontano
E poi seguire una traccia sbagliata
Perdersi meglio e non tornare più indietro
Non c'è bisogno di una foto ingiallita
Per vedere quanto siamo cambiati
Non c'è bisogno...no!
Bisognerebbe fermarsi in tempo
Non aver fretta ma rallentare
Bisognerebbe solo ascoltare
o ancora meglio, cambiare canale
C'è bisogno di stare attenti
Nell'osservare la nostra storia
Guardarsi indietro e poi capire
Che c'è bisogno di più memoria
Si, c'è bisogno!
Ci vorrebbe una muta di corde nuove
Per suonare sempre scordati
C'è bisogno di nuove canzoni
Con parole per sognare più forte
Bisognerebbe fare sogni grandiosi
Oltre la noia e le nevrosi
Avere cura, avere pazienza
Di tutta quanta l'intelligenza...
Si, c'è bisogno!
C'è bisogno!
Si, c'è bisogno!
martedì 7 luglio 2009
Non avete mai paura, voi, di finire in mille pezzi solo a pensarla, quell'enormità?
"Ora tu pensa: un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu sai che sono 88, su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu sei infinito, e dentro quei tasti, infinita è la musica che puoi suonare. Loro sono 88, tu sei infinito. Questo a me piace. Questo lo si può vivere. Ma se tu, ma se io salgo su quella scaletta, e davanti a me si srotola una tastiera di milioni di tasti, milioni e miliardi di tasti, che non finiscono mai, e questa è la verita', che non finiscono mai e quella tastiera è infinita... Se quella tastiera è infinita, allora su quella tastiera non c'è musica che puoi suonare. Tu sei seduto sul seggiolino sbagliato: quello è il pianoforte su cui suona Dio. Cristo, ma le vedevi le strade? Anche solo le strade. Ce n'è a migliaia, come fate voi laggiù a sceglierne una, a scegliere una donna, una casa, una terra che sia la vostra, un paesaggio da guardare, un modo di morire. Tutto quel mondo, quel mondo addosso che nemmeno sai dove finisce e quanto ce n'è. Non avete mai paura, voi, di finire in mille pezzi solo a pensarla, quell'enormita', solo a pensarla?"
Novecento-Alessandro Baricco
Novecento-Alessandro Baricco
lunedì 6 luglio 2009
Voglio volere
Ho deciso cosa voglio fare da grande. Oggi, lunedì 6 luglio 2009, ho deciso che voglio fare una cosa qualsiasi che mi permetta di entrare alla Feltrinelli ed uscire con tutto quello che mi incuriosisce.
In realtà l'alternativa, come dico da un po', sarebbe quella di comprarsi un posto, arredarlo per bene, riempirlo di libri, dvd, cd e tutto quello che occorre, e magari ricavarci pure un angolo caffè.
Così eviterei di rischiare di fare qualcosa che non mi piace per potermi permettere di comprare tutto quello che mi pare, e magari ci guadagnerei pure qualcosa.
Sarebbe perfetto.
Bene. Tutto è definito. Chi mi finanzia?
In realtà l'alternativa, come dico da un po', sarebbe quella di comprarsi un posto, arredarlo per bene, riempirlo di libri, dvd, cd e tutto quello che occorre, e magari ricavarci pure un angolo caffè.
Così eviterei di rischiare di fare qualcosa che non mi piace per potermi permettere di comprare tutto quello che mi pare, e magari ci guadagnerei pure qualcosa.
Sarebbe perfetto.
Bene. Tutto è definito. Chi mi finanzia?
sabato 4 luglio 2009
Rimodernandomi
Adesso che questo blog è stato rimesso graficamente in sesto dalla mia ADDORATA sorella (vedi Matrimonio a quattro mani), e che ogni post ha ricevuto la sua etichetta (come d'altra parte ognuno di noi), posso ritenermi soddisfatta e continuare la mia raccolta di pensieri con ordine e disciplina.
Viva!
Viva!
giovedì 2 luglio 2009
Odio l'America
Odio l'America.
Odio l'America di Detroit, con le case di legno come quelle dei tre porcellini, sopra a tre gradini, con la sedia a dondolo in veranda e la doppia porta di vetro.
Odio l'America delle zone residenziali con i marciapiedi larghi di cemento e gli isolati perfettamente rettangolari.
Odio l'America del lotto vuoto che sembra manchi un pezzo del puzzle.
Odio l'America delle 15000 persone ad una funzione religiosa spettacolarizzata, con la gente che chiude gli occhi e alza i pugni al cielo.
Odio l'America delle macchine grosse.
Odio l'America degli avvocati divorzisti, degli psicanalisti e dei predicatori.
Odio l'America del "che lavoro fai?" prima del "come ti chiami?".
Odio l'America de "le uniche cose certe sono la morte e le tasse".
Odio l'America delle mogli con il cognome dei mariti.
Odio l'America delle fabbriche trasformate in loft.
Odio l'America dei diner che ammazzano lo stomaco.
Odio l'America dei bambini obesi.
Odio l'America che "non serve scendere dall'auto neanche per fare bancomat".
Odio l'America degli anni '50 dove si poteva fare fortuna dal niente, e odio l'America del 2009 dove la gente vende casa ad un dollaro.
Odio l'America della statua della libertà.
Odio l'America di tutti e di nessuno.
Odio l'America, ci penso, e rivaluto l'Italia.
L'Italia mafiosa, fascista e corrotta.
L'Italia ignorante.
L'Italia bigotta e immorale.
L'Italia sporca, borghese e populista.
Quell'Italia del "Viva il re!"
Quell'Italia drogata da 30 anni almeno, sempre più simile ad un eroinamane costretto a fare marchette per sopravvivere.
Quell'Italia, che se fosse sana, sarebbe meglio.
Forse non meglio dell'America..ma scegliere tra queste due sarebbe come scegliere tra una bella ragazza trascurata e una brutta ragazza truccata.
E' difficile scegliere tra la menzogna mascherante e la malattia deformante.
Odio l'America di Detroit, con le case di legno come quelle dei tre porcellini, sopra a tre gradini, con la sedia a dondolo in veranda e la doppia porta di vetro.
Odio l'America delle zone residenziali con i marciapiedi larghi di cemento e gli isolati perfettamente rettangolari.
Odio l'America del lotto vuoto che sembra manchi un pezzo del puzzle.
Odio l'America delle 15000 persone ad una funzione religiosa spettacolarizzata, con la gente che chiude gli occhi e alza i pugni al cielo.
Odio l'America delle macchine grosse.
Odio l'America degli avvocati divorzisti, degli psicanalisti e dei predicatori.
Odio l'America del "che lavoro fai?" prima del "come ti chiami?".
Odio l'America de "le uniche cose certe sono la morte e le tasse".
Odio l'America delle mogli con il cognome dei mariti.
Odio l'America delle fabbriche trasformate in loft.
Odio l'America dei diner che ammazzano lo stomaco.
Odio l'America dei bambini obesi.
Odio l'America che "non serve scendere dall'auto neanche per fare bancomat".
Odio l'America degli anni '50 dove si poteva fare fortuna dal niente, e odio l'America del 2009 dove la gente vende casa ad un dollaro.
Odio l'America della statua della libertà.
Odio l'America di tutti e di nessuno.
Odio l'America, ci penso, e rivaluto l'Italia.
L'Italia mafiosa, fascista e corrotta.
L'Italia ignorante.
L'Italia bigotta e immorale.
L'Italia sporca, borghese e populista.
Quell'Italia del "Viva il re!"
Quell'Italia drogata da 30 anni almeno, sempre più simile ad un eroinamane costretto a fare marchette per sopravvivere.
Quell'Italia, che se fosse sana, sarebbe meglio.
Forse non meglio dell'America..ma scegliere tra queste due sarebbe come scegliere tra una bella ragazza trascurata e una brutta ragazza truccata.
E' difficile scegliere tra la menzogna mascherante e la malattia deformante.
giovedì 25 giugno 2009
E tutto il resto della tribù
Come siamo stati fortunati a nascere, sopravvivere alla prima infanzia, alzarci dalle quattro zampe, metterci in piedi e guardarci intorno, fare i primi passi e cominciare a camminare, entrando nel numero dei bipedi - ma chi sono costoro, oltre agli essere umani? Gli struzzi? Il pollame da cortile, l'anatra, la fedele anatra studiata dall'uomo famoso che finì per diventare un'anatra egli stesso: siamo rimasti tutti sbalorditi nello scoprire che tanta parte del modo di essere dell'anatra lo è anche dell'uomo.
Come siamo stati fortunati a venire al mondo, contro spaventose probabilità avverse, almeno un miliardo contro uno, e così eccoci qua, ciascuno di noi con la sua faccetta e i suoi legami con la madre e il padre e tutto il resto della tribù.
Come siamo stati fortunati a venire al mondo, contro spaventose probabilità avverse, almeno un miliardo contro uno, e così eccoci qua, ciascuno di noi con la sua faccetta e i suoi legami con la madre e il padre e tutto il resto della tribù.
martedì 23 giugno 2009
Quando i vizi ci abbandonano, ci lusinghiamo credendo di averli abbandonati noi
Ieri sono passate due settimane da quando ho fumato l'ultima sigaretta.
Due settimane con i rispettivi weekend, quando non cedere richiede uno sforzo tremendamente maggiore.
Due settimane con i rispettivi weekend, quando non cedere richiede uno sforzo tremendamente maggiore.
lunedì 22 giugno 2009
Il quorum non è stato raggiunto
Urne chiuse alle 15, quorum mancato per il referendum abrogativo della legge elettorale.
Il referendum, dunque, non avendo raggiunto il quorum non ha effetti e lascia invariata la legge elettorale.
Legge elettorale il cui autore materiale, colui che ha scritto parola per parola la legge elettorale (o almeno così rivendica), non ha esitazioni nel ripudiarla. Pessima legge. Anzi, una "porcata", voluta per mettere in difficoltà destra e sinistra e, di certo, tutta da riscrivere.
Emma Bonino ha sottolineato: «a me pare scontato questo tipo di affluenza alle urne dopo che si è fatto l'impossibile per far saltare il quorum. Si è cambiata la legge per spostare la data al 21 giugno. Non c'è stata praticamente campagna elettorale, del dibattito televisivo non parliamo nemmeno. Come si pretendeva che la gente si appassionasse al referendum se tutti i media erano orientati al non raggiungimento del quorum?».
Perfettamente d'accordo con la Bonino; ma sono convinta che, anche se l'informazione è stata pari a zero e il clima politico sia sempre meno appassionante, a maggior ragione dovremmo fare qualcosa. E ancor più quando, non si sa bene grazie a quale strana fortuna, ci viene data la possibilità di esprimere direttamente la nostra idea. Non è solo un diritto, ma anche e sopratutto un nostro dovere nei confronti di quello straccio di democrazia a cui sembriamo voler continuare ad aggrapparci, forse solo per inerzia.
Dopo un 18% d'affluenza alle urne, la prossima volta che sento qualcuno lamentarsi perchè va tutto male, perchè "tutti i politici sono uguali", perchè "tanto decidono tutto loro, seguendo i loro interessi privati" mi incazzo. Mi incazzo.
Ci meritiamo di peggio.
venerdì 12 giugno 2009
Amore e Guerra
Oltre a essere la più bella donna che avessi mai visto, era una delle poche persone con cui potevo fare discorsi profondi.
-Boris, guarda questa foglia. Non è perfetta? E questa? Guarda..Si, sono convinta che questo è il migliore dei mondi possibili.
-Beh, è certo il più costoso.
-Non è incredibile la natura?
-Per me la natura è..sai, non lo so..i ragni, le cimici, e il pesce grosso che mangia il piccolo, le piante che mangiano altra piante, animali che man..è un enorme ristorante, così la vedo.
-Si, però se Dio l’ha creata dev’essere bella, anche se il suo piano non ci è chiaro per il momento.
-Sonia, e se Dio non esistesse?
-Boris Dimitrovich, stai scherzando?
-E se fossimo solo un branco di gente assurda che corre intorno senza nesso o ragione?
-Ma se non esiste Dio la vita non avrebbe alcun significato, perché dovremmo continuare a vivere? Perché allora non suicidarsi?
-Beh, non facciamo gli isterici, potrei sbagliare, io oggi mi uccido e domani lui concede un’intervista.
-Boris, ti dimostro com’è assurda la tua posizione: d’accordo, diciamo che Dio non c’è, e ogni uomo è libero di fare tutto quello che vuole..beh, e allora chi ti impedisce di ammazzare qualcuno?
-L’omicidio è immorale!
-L’immoralità e soggettiva.
-Si, ma la soggettività è oggettiva.
-Non negli schemi percettivi razionali.
-La percezione è irrazionale, implica imminenza.
-Ma il giudizio di ogni sistema o relazione prioritaria dei fenomeni esiste in ogni contraddizione razionale o metafisica o almeno epistemologica per concetti astratti ed empirici come esistere o essere o accadere nella cosa stessa o della cosa stessa.
-Si, questo è vero, anch’io lo dico sempre.
-Boris, noi..noi dobbiamo credere in Dio.
-Potessi vedere un miracolo..solo, solo un miracolo, un passaggio del Mar Rosso o una resurrezione, o mio zio Sasha offrire un pranzo.
-Non ci resta che tornare di sotto. Già ora gli ultimi raggi dorati del tramonto stanno dileguando a oriente dietro le verdi colline, l’oscura coltre della notte presto si stenderà su noi tutti.
-Ehi..si sente che hai fatto ragioneria.
-Boris, guarda questa foglia. Non è perfetta? E questa? Guarda..Si, sono convinta che questo è il migliore dei mondi possibili.
-Beh, è certo il più costoso.
-Non è incredibile la natura?
-Per me la natura è..sai, non lo so..i ragni, le cimici, e il pesce grosso che mangia il piccolo, le piante che mangiano altra piante, animali che man..è un enorme ristorante, così la vedo.
-Si, però se Dio l’ha creata dev’essere bella, anche se il suo piano non ci è chiaro per il momento.
-Sonia, e se Dio non esistesse?
-Boris Dimitrovich, stai scherzando?
-E se fossimo solo un branco di gente assurda che corre intorno senza nesso o ragione?
-Ma se non esiste Dio la vita non avrebbe alcun significato, perché dovremmo continuare a vivere? Perché allora non suicidarsi?
-Beh, non facciamo gli isterici, potrei sbagliare, io oggi mi uccido e domani lui concede un’intervista.
-Boris, ti dimostro com’è assurda la tua posizione: d’accordo, diciamo che Dio non c’è, e ogni uomo è libero di fare tutto quello che vuole..beh, e allora chi ti impedisce di ammazzare qualcuno?
-L’omicidio è immorale!
-L’immoralità e soggettiva.
-Si, ma la soggettività è oggettiva.
-Non negli schemi percettivi razionali.
-La percezione è irrazionale, implica imminenza.
-Ma il giudizio di ogni sistema o relazione prioritaria dei fenomeni esiste in ogni contraddizione razionale o metafisica o almeno epistemologica per concetti astratti ed empirici come esistere o essere o accadere nella cosa stessa o della cosa stessa.
-Si, questo è vero, anch’io lo dico sempre.
-Boris, noi..noi dobbiamo credere in Dio.
-Potessi vedere un miracolo..solo, solo un miracolo, un passaggio del Mar Rosso o una resurrezione, o mio zio Sasha offrire un pranzo.
-Non ci resta che tornare di sotto. Già ora gli ultimi raggi dorati del tramonto stanno dileguando a oriente dietro le verdi colline, l’oscura coltre della notte presto si stenderà su noi tutti.
-Ehi..si sente che hai fatto ragioneria.
giovedì 11 giugno 2009
Oggi sono stanca
Oggi sono stanca.
Non vi trattengo con i perché.
Solo, sappiatelo.
Sappiatelo prima che vi avviciniate: non costringetemi alla fatica del sorriso.
Sappiatelo prima che vi venga da chiedermelo, che poi devo anche spolverarvi dall'opacità che si deposita.
Non vi trattengo con i perché.
Solo, sappiatelo.
Sappiatelo prima che vi avviciniate: non costringetemi alla fatica del sorriso.
Sappiatelo prima che vi venga da chiedermelo, che poi devo anche spolverarvi dall'opacità che si deposita.
mercoledì 10 giugno 2009
Chi è Gheddafi e perché i leader occidentali lo corteggiano
Il colonnello Muammar Gheddafi è al potere in Libia dal 1969. Gestisce la "Grande Jamahiriyah araba libica popolare socialista" con potere assoluto, dopo il colpo di stato militare che ha portato all'eliminazione delle elezioni e dei partiti politici. È il presidente di turno dell'Unione africana («Sono il re dei re»). Ed è alla guida di un paese che ha sotto la sabbia enormi riserve di greggio (al 9° posto tra i paesi produttori per riserve accertate) e di gas naturale. Una cassaforte.
Dall'ottobre 2008 la Libia non è più nella lista nera degli Stati Uniti. Tanto che al prossimo G 8, in luglio, il presidente Barack Obama incontrerà Gheddafi. La riabilitazione si è conclusa dopo che il governo libico ha versato 1,5 miliardi di dollari per risarcire le famiglie delle vittime degli attentati terroristici all'aereo Pan-Am, precipitato su Lockerbie, in Scozia, il 21 dicembre 1988 (270 morti) e alla discoteca La Belle di Berlino, il 5 aprile 1986 (3 morti e 260 feriti). Responsabili dei due attentati furono due agenti di Tripoli.
Berlusconi, amico di Putin, a proposito di Gheddafi ha detto che è «un leader di libertà». Il 30 agosto scorso a Bengasi ha firmato il "Trattato di amicizia" tra Italia e Libia che prevede il versamento alla Libia di 5 miliardi di euro in 20 anni (soldi pubblici), come risarcimento dei danni per le guerre coloniali. In cambio di commesse e di sostegno alle aziende italiane oltreché di controllo effettivo del traffico di clandestini dall'Africa.
Gheddafi è benvoluto e coccolato dai leader occidentali (ma anche dai russi) nonostante il suo passato, perché è uno dei pochi soggetti che oggi ha liquidità da investire. Il suo fondo sovrano (Lia, Lybian investment authority) ha una dote di 65 miliardi di dollari. Gheddafi compra. E così, con lo stesso potere personalistico con cui gestisce la politica nazionale, cura i suoi affari. La lista della spesa è lunga e il carrello si riempie, giorno dopo giorno, di prede italiane ed europee. Sdoganata dalle diplomazie occidentali la Libia è così entrata nel salotto buono della finanza italiana. Ironia della sorte: il nuovo "colonizzatore" dell'economia e della finanza italiane è una ex colonia.
Riccardo Barlaam
martedì 9 giugno 2009
Prospettiva Nevskij - Franco Battiato
Un vento a trenta gradi sotto zero
incontrastato sulle piazze vuote e contro i campanili
a tratti come raffiche di mitra
disintegrava i cumuli di neve.
E intorno i fuochi delle guardie rosse accesi
per scacciare i lupi e vecchie coi rosari.
E intorno i fuochi delle guardie rosse accesi
per scacciare i lupi e vecchie coi rosari.
Seduti sui gradini di una chiesa
aspettavamo che finisse messa e uscissero le donne
poi guardavamo con le facce assenti
la grazia innaturale di Nijinsky.
E poi di lui si innamorò perdutamente il suo impresario
e dei balletti russi.
E poi di lui si innamorò perdutamente il suo impresario
e dei balletti russi.
L'inverno con la mia generazione
le donne curve sui telai vicine alle finestre
un giorno sulla prospettiva Nevskij
per caso vi incontrai Igor Stravinsky.
E gli orinali messi sotto i letti per la notte
e un film di Ejzenstejn sulla rivoluzione.
E gli orinali messi sotto i letti per la notte
e un film di Ejzenstejn sulla rivoluzione.
E studiavamo chiusi in una stanza
la luce fioca di candele e lampade a petrolio
e quando si trattava di parlare
aspettavamo sempre con piacere.
E il mio maestro mi insegnò com'è difficile trovare
l'alba dentro l'imbrunire.
E il mio maestro mi insegnò com'è difficile trovare
l'alba dentro l'imbrunire.
incontrastato sulle piazze vuote e contro i campanili
a tratti come raffiche di mitra
disintegrava i cumuli di neve.
E intorno i fuochi delle guardie rosse accesi
per scacciare i lupi e vecchie coi rosari.
E intorno i fuochi delle guardie rosse accesi
per scacciare i lupi e vecchie coi rosari.
Seduti sui gradini di una chiesa
aspettavamo che finisse messa e uscissero le donne
poi guardavamo con le facce assenti
la grazia innaturale di Nijinsky.
E poi di lui si innamorò perdutamente il suo impresario
e dei balletti russi.
E poi di lui si innamorò perdutamente il suo impresario
e dei balletti russi.
L'inverno con la mia generazione
le donne curve sui telai vicine alle finestre
un giorno sulla prospettiva Nevskij
per caso vi incontrai Igor Stravinsky.
E gli orinali messi sotto i letti per la notte
e un film di Ejzenstejn sulla rivoluzione.
E gli orinali messi sotto i letti per la notte
e un film di Ejzenstejn sulla rivoluzione.
E studiavamo chiusi in una stanza
la luce fioca di candele e lampade a petrolio
e quando si trattava di parlare
aspettavamo sempre con piacere.
E il mio maestro mi insegnò com'è difficile trovare
l'alba dentro l'imbrunire.
E il mio maestro mi insegnò com'è difficile trovare
l'alba dentro l'imbrunire.
domenica 7 giugno 2009
Io a matematica avevo sempre nove
Le cose che non dici iniziano a diventare logaritmi, mentre tu per me vali approssimativamente quanto un numero di Nepero. Siamo numeri irrazionali e anche se reali i nostri sentimenti non possono essere mai descritti con precisioni aritmetiche, mentre io a matematica avevo sempre nove e non capivo un cazzo di storia perché semplicemente non mi importava del tuo passato. Dovrei farmi estrarre i sentimenti per sapere che io non sono numerabile. E dovrei portarti a vedere almeno una volta Firenze e tenertici dentro fino alla nausea. I tuoi occhi che non hanno mai un colore da annusare. E per le mie violenze sui tuoi discorsi dovrebbero darmi la pena di morte e esiliarmi dalla tua macchina per almeno tutta la vita. Cercare le parole giuste e non trovarle mai, comprerò corsi in dvd direttamente all’edicola per cercare di impararti meglio. E mentre mangi seguo i tuoi occhi e il mio apparato lacrimale farebbe gli straordinari per aver scoperto che tu esisti. Forse le mie mani stringono le tasche dei jeans perché non so dove metterle quando mi racconti dei cazziatoni che hai avuto oggi. Il minimo sindacale che mi dedichi ogni giorno necessita impegno, come quando le maestre dicevano a tutti i genitori che non ci applicavamo. E così ubriachi non ci accorgiamo che il resto del mondo ci ha snobbato per fortuna e siamo solo noi due. Noi due sulla copertina di Rolling Stone. E una tua parola, un tuo gesto inatteso resta nell’aria per settimane.
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