Oggi, primo novembre: omnium sanctorum. Tradizione vuole che ci si vesta bene e si vada a “salutare” i propri parenti e amici che non ci sono più. Io, con l’anticonformismo e lo spirito critico che mi contraddistinguono, non capisco perché. Perché oggi ci sono i cimiteri pieni di gente, puliti e abbelliti con fiori freschi di ogni specie, colore e forma. E perché per il resto dell’anno sono trascurati e poco frequentati. Non capisco la manifestazione del fenomeno, ma capisco la ratio che ci sta dietro, capisco e rispetto la tradizione. E sono felice di coltivarla.
Questa mattina, quindi, con il pupi e la Ila siamo andati a fare il giro del caso. E tra un cimitero e l’altro, il papà mi ha detto di leggere l’articolo di Scalfari sulla Repubblica di oggi.
Fatto.
Illuminante e rassicurante.
E’ da quando avevo 15 anni, forse anche da prima, che mi chiedo cosa ci sia dopo la morte. A volte è stato anche divertente pensarci su, in compagnia..un po' dissacrante, ma bello. Mi ricordo una scena..io, Dani, Ione e Mauri al Roma un pomeriggio a farci di spritz..e ad un certo punto la Ione: “Ma..Mauri , tu che sei onnisciente, cosa c’è dopo la morte?”. Grosse risate scomposte.
Vabbè, a parte questo simpatico aneddoto, la domanda è seria. Il problema è vero e sempre più grande, se uno non riesce a trovare o a darsi una risposta.
Io ci ho pensato parecchio in questi anni..può confermarlo anche la Ila, che per ore ha ascoltato i miei pensieri cercando di darmi una spiegazione..a volte scientifica, a volte meno, a volte solo qualche speranza traballante e poco convincente.
Fatto sta che Scalfari, oggi, scrive:
“La morte, diceva Montaigne con il suo sobrio linguaggio, è il fatto più rimarchevole della nostra vita. Bisogna pregare. Bisogna pensare. [...] Io citerò ancora l’autore degli “Essais” quando diceva che bisogna portare il pensiero della morte come i signori dell’epoca sua portavano il falcone sulla spalla per abituare se stessi e l’uccello cacciatore a vivere insieme e prender dimestichezza l’uno dell’altro. Chi non crede in un altro mondo sa che in quel certo momento tutto si concluderà, non teme l’inferno e non spera in un paradiso. Non si aspetta premi né castighi. La preghiera non saprebbe a chi rivolgerla. Può solo augurarsi d’essere ricordato da chi lo ha amato:una sopravvivenza breve, che avrà se se lo sarà meritato. Sa anche, chi non crede, che la vita è priva di senso, se il senso consiste nell’avere un fine che sorpassa il nostro transito terreno. E dunque: una vita che non ha ulteriore sopravvivenza è naturalmente senza senso alcuno, perchè capricciosamente finisce lasciando una traccia che si cancellerà nel giro di pochi mesi o di qualche anno in memorie altrimenti affaccendate: ebbene una vita così desertificata di infinità dovrebbe essere disperata nel veder avanzare la Donna oscura che verrà a prendersela.
Può esser serena , pacificata, confortata, una vita priva di fede? Avrà avuto un senso? Quale? [...]
Io sento da tempo che noi, come tutte le specie e gli individui viventi che le compongono, siamo forme che la natura incessantemente crea e disfa per far posto ad altro. Senza alcun disegno che non sia la vita.
E’ legge di ogni forma di realizzare al massimo le capacità di cui dispone. Le forme viventi non sono mai statiche ma dinamiche [...].
Il senso sta in questo, sta in un eterno divenire. Ogni forma ha la propria legge e diviene secondo quella legge. Noi, nella nostra forma umana, siamo animati dal sentimento dell’amore, dal desiderio del potere e dalla coscienza morale. Le nostre vite individuali combinano come possono e sanno questi elementi e questo è il senso del nostro vissuto, queste sono le stelle che orientano il nostro viaggio.
[...]In alcuni il desiderio del potere soverchia gli altri. E’ patetico vedere come alcuni vecchi restino aggrappati al potere, la loro zattera di salvataggio che non li porterà ad alcuna salvezza, la loro rabbia nel vederselo strappato brano a brano, la solitudine del loro io denudato giorno per giorno dagli orpelli dei quali l’avevano rivestito.
Altri si effondono nell’amore. Non dico nell’erotismo, dico amore. Amore per gli altri e per quelli a loro più prossimi, quelli dai quali hanno ricevuto amore e ai quali l’hanno restituito. Quando questo avviene, l’io non è solo, non è denudato, non è disperato, anzi è più ampio e più ricco. Non ha nessun bisogno di chiamarsi e di sentirsi io, ma si sente noi, e quella è la sua ricchezza.
Per questo la Nera Signora non ci spaventa.”
Ecco. In queste parole, oltre ad una riflessione densa di significati, c’è una ricchissima e magistrale prosa. Cosa che, purtroppo, mi manca.
Fatto sta che, nonostante questa difficoltà ad esprimermi in maniera comprensibile, io a questa conclusione c’ero arrivata. E’ da quando avevo 15 anni che ci penso, ho analizzato diverse idee e ipotesi. Solo ultimamente, proprio in questi ultimi mesi, ho deciso di accettare e fare mio un pensiero. Dichiarando chiuso l’argomento, e il tormento.
Dunque. Assodato il fatto che dopo la morte finisce tutto, esattamente come una lampadina che si brucia (ecco, il paragone forse era più romantico con il fuoco.Maledetto XXI secolo.), il senso non c’è. Sta a noi costruirlo.
A me il potere non interessa, o meglio, mi interessa esattamente come non disprezzo i soldi, la carriera e quelle cose li, che però qualora venissero a mancare sarebbe come una morte prematura, e quindi il problema no è risolto, anzi. L'unica base solida per evitare la disperazione, la depressione e tutte quelle menate li, sta nei rapporti umani. Citando Antoine de Saint-Exupery, “esiste un solo vero lusso ed è quello dei rapporti umani”.
Io mi sono messa l’animo in pace trovando un senso alla mia vita, e di conseguenza una felicità e una serenità profonda e inattaccabile sia da fattori esterni che dalla mia volontà, nell’amore incondizionato verso la mia famiglia, un ragazzo con la U maiuscola, i miei amici, l’ambiente, il prossimo, i libri, la storia, la musica, i film e qualsiasi altra cosa che mi colpisce e mi interessa.
E' la passione.
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