domenica 7 giugno 2009
Io a matematica avevo sempre nove
Le cose che non dici iniziano a diventare logaritmi, mentre tu per me vali approssimativamente quanto un numero di Nepero. Siamo numeri irrazionali e anche se reali i nostri sentimenti non possono essere mai descritti con precisioni aritmetiche, mentre io a matematica avevo sempre nove e non capivo un cazzo di storia perché semplicemente non mi importava del tuo passato. Dovrei farmi estrarre i sentimenti per sapere che io non sono numerabile. E dovrei portarti a vedere almeno una volta Firenze e tenertici dentro fino alla nausea. I tuoi occhi che non hanno mai un colore da annusare. E per le mie violenze sui tuoi discorsi dovrebbero darmi la pena di morte e esiliarmi dalla tua macchina per almeno tutta la vita. Cercare le parole giuste e non trovarle mai, comprerò corsi in dvd direttamente all’edicola per cercare di impararti meglio. E mentre mangi seguo i tuoi occhi e il mio apparato lacrimale farebbe gli straordinari per aver scoperto che tu esisti. Forse le mie mani stringono le tasche dei jeans perché non so dove metterle quando mi racconti dei cazziatoni che hai avuto oggi. Il minimo sindacale che mi dedichi ogni giorno necessita impegno, come quando le maestre dicevano a tutti i genitori che non ci applicavamo. E così ubriachi non ci accorgiamo che il resto del mondo ci ha snobbato per fortuna e siamo solo noi due. Noi due sulla copertina di Rolling Stone. E una tua parola, un tuo gesto inatteso resta nell’aria per settimane.
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