venerdì 25 settembre 2009

Almeno credo.

Ieri sera ho sistemato un po’ le mie scartoffie, per fare posto negli scaffali al nuovo anno accademico.
Tra le tante cose, ho trovato questo foglio.

2 maggio 2006
Penso che ho paura per l’esame del Trinity, vorrei passarlo, ma non mi impegno per riuscirci;
Penso che avrei voluto vivere a metà Novecento;
Penso che..maledetta quella volta che hanno inventato il cellulare;
Penso che voglio andare in Sicilia;
Penso che dovrei studiare e invece sono qui;
Penso che non voglio crescere, per nessuna ragione al mondo;
Penso che se non voglio crescere, forse vuol dire che non sto poi troppo male;


Ecco, queste cose le ho scritte nel 2006. Sono passati quasi 4 anni, e dentro la mia testa non è cambiato molto, se sostituiamo l’odio per il cellulare con quello per facebook, e l’esame del Trinity con uno qualsiasi dei 13 esami che dovrò fare entro giugno.
E così..
Penso di non essere più abituata a stare sola la sera, a casa mia, con tutte le mie cose. Forse c’è un motivo.
Penso non mi faccia bene ricordare, forse per questo ho dei grossi problemi di memoria.
Penso che una volta scrivevo queste cose con carta e penna, adesso schiaccio dei tasti, e mi piace molto meno.
Penso, leggendo la cronaca della mia vita degli ultimi 6 anni, e mi accorgo di essere totalmente un’altra persona, di aver cambiato vita, abitudini, gusti, amici, di aver cambiato modo di parlare e scrivere, di aver cambiato città, di aver perso per sempre tante persone importanti, ma di avere le stesse paure, gli stessi pensieri.
Penso di essere cresciuta, quello che più di ogni altra cosa volevo evitare di fare, e infatti non mi è piaciuto.
Non mi piace crescere, non mi piace la consapevolezza, non mi piace disilludermi.
Non mi piace aver cambiato modo di affrontare il mondo, le persone, le situazioni.
Non mi piace aver cambiato modo di lasciarmi coinvolgere.
Non mi piace non avere più 16 anni.
Non mi piace aver dimenticato, ma allo stesso tempo vorrei non aver scritto niente, per evitare il rischio di leggere e ricordare.
In realtà però mi piaccio molto anche adesso, mi piace casa mia, mi piace San Vito, mi piace anche Trieste è vero, mi piace mia sorella, mi piacciono la mia mamma e il mio papà, mi piace aspettare la mia amica per Natale, mi piace aver smesso di fumare, mi piace la musica che iTunes mi sta facendo ascoltare a random, mi piace più di tutti un ragazzo con la barba e gli occhi che fanno così come so io.
E’ solo che era bello vivere a caso, senza problemi troppo complicati, senza doversi sciogliere i neuroni per scegliere un piano di studi, senza dover fare progetti a lungo termine, senza dover accendere il cervello per forza.

1 commento:

Chiara ha detto...

Anch'io sono contenta di essere scappata da qualcosa e di ritrovarmi adesso ad aspettare di ritornarci di nuovo, là, dove una buona amica vale più di cento stronzi, dove una bella serata vale più di mille giornate passate tra la noia e la disperazione...