sabato 28 novembre 2009

venerdì 27 novembre 2009

Incompatibilità con il 2000.

Riflessioni frutto di una settimana inquieta.
Questo mondo non mi piace e mi fa paura.

La gente è aggressiva.
Io, piuttosto di alzare la voce, sto zitta.

La gente è avventata.
Io cerco sempre di valutare le conseguenze.

La gente odia la matematica.
Io la preferisco a tante altre cose.

La gente ama i complimenti.
A me mettono a disagio.

La gente è razzista.
Io ammetto di avere un problema con i napoletani. E la cosa m'infastidisce.

La gente è egoista.
Io, sapendo di dare un dispiacere a qualcuno, sto male.

La gente ascolta la musica “sole,cuore,amore”.
Io preferisco quelli che hanno qualcosa da dire.

La gente vuole il successo e i soldi.
Io, l’altro giorno, sono rabbrividita quando un revisore mi ha detto “Noi, naturalmente, siamo una società profit”.

La gente è amica solo da sbronza.
Io, da sbronza, m’incazzo più facilmente.

La gente non s’interessa del prossimo.
Io penso spesso di non voler fare un figlio, se questo è il mondo che lo aspetta.

La gente invidia chi è “arrivato”.
Io penso che non saprei cosa farmene di 350000 euro al mese.

La gente va in Chiesa, ma non sa cos’è la compassione.
Io non vado in Chiesa.

La gente porta rancore.
Io ci ho provato più volte, non ci sono mai riuscita.

La gente è convinta.
Io ho una linea di pensiero, e cambio spesso idea.

La gente si annoia.
Io mi diverto come una pazza a guardare un film di Nanni Moretti.

La gente ha paura della solitudine.
Io, con me, mi sento tremendamente a mio agio.

La gente è logorroica.
Io non trovo interessante dare aria alla bocca.

La gente non è gentile.
Neanche io, quando mi fanno incazzare.

La gente è distratta.
A me piace osservare con attenzione.

La gente è vendicativa quando subisce un torto.
Io, preferisco i piatti caldi.

La gente non ascolta.
Io amo ascoltare, anche un diacono ignorante.

La gente se ne frega.
Io ci rimango male.

La gente, oggi, è individualista.
Io avrei voluto esserci nel 68.

Questi e chissà quanti altri motivi per cui non posso andare d'accordo con il mondo, oggi.

domenica 22 novembre 2009

La domenica mattina, in loop.



Ecco, diciamo che sa come farsi perdonare la camicia anni '90.

venerdì 20 novembre 2009

Vai a farti benedire.

Ecco. Sono in ferie fino a lunedì. Felice come una pasqua e in pace con me stessa. Ci doveva per forza essere qualcosa che rompesse la bella atmosfera..altrimenti, sai che noia?
Non sarebbe mica stato bello svegliarsi senza sveglia, andare a prendere la verdura al mercato, passare a salutare la nonna, e in negozio dal mio omino, e poi a casa a preparare la pasta che piace tanto al mio papà, leggere il venerdì e aprire il dvd della settimana, e poi rubare l'aperitivo alla mamma. E no. Che palle.
Già, allora nel frattempo hanno ricoverato la zia, così sono andata a trovarla. Ma neanche così è bello.
Doveva arrivare un diacono a sbrodolarci addosso le sue idiosincrasie. Ma che cazzo. Con un tono di voce assolutamente adeguato al reparto degenze, si è messo a farmi il terzo grado. Come mi chiamo, cosa faccio, perchè esisto. Con quell'alito che solo i parocchiani di ligugnana (pre frate Antonio) possono trovare familiare. Beh, fatto sta che gli ho detto che studio economia a Trieste. E lui: "ah, cara mia, hai scelto la strada più facile. I miei figli anche hanno studiato a Trieste, ma Pedagogia e Medicina." UUUUUH, STICAZZI!!BRAVI EH!! Ignorantmaleducatoprepotentefigliodibuonadonna.

Poi si è messo a discutere della Moldavia con la Gina, continuando a dire che LUI HA COSTRUITO UN OSPEDALE in una cazzo di città in Moldavia. La Gina ha provato a spiegargli una decina di volte che la città di cui parlava è in Romania, ma lui non è sembrato curarsene..anzi, ha detto.."vabbè, si, Moldavia, Romania..non c'è differenza."
Certo, gran testa di cazzo, nessuna differenza. Guai a confondere un veneto e un friulano, però Romania e Moldavia sono tranquillamente assimilabili.

Non contento, ha inziato a dire che gli ortodossi sono indietro, perchè i sacerdoti si sposano (lui è un diacono, che non è un prete sposato, eh! Nonono!), perchè non credono nel Papa, perchè la cerimonia è ancora uguale a quella cinquecentesca. Tutto questo alla Gina, moldava e ortodossa. L'ha presa particolarmente bene.

Ha avuto da ridire anche sul Marconi, "troppo moderni".

Ha concluso consigliandomi di legare una palla alla caviglia del mio moroso, perchè non scappi.
Quando gli ho risposto che il mio moroso può fare quello che vuole, ha bofonchiato qualcosa come "ti servirà" porgendomi un santino e ha deciso di passare a benedire la signora affianco alla zia.

Mi sfugge la morale della favola.

Perchè ti tiene su soltanto un filo.

giovedì 19 novembre 2009

Emmaus

Mia sorella, che io adoro con tutto il mio cuore anche se ha problemi con il magnesio, prima della fine della sessione di esami di queste due settimane, mi ha regalato il nuovo libro di Baricco, Emmaus. L'ha fatto in fiducia, come hanno fatto il papà e la mamma per quel vestito che la Ila definisce da film anni '70 con Scamarcio.
Fatto sta che hanno fatto bene, per una volta. L'università, dopo tre anni, inizia a darmi qualche soddisfazione. Per forutna.

Comunque, l'ho letto tutto d'un fiato, ieri, tra una lezione e l'altra.
E sono arrivata alla conclusione che Baricco è proprio una grande puttana. E' sempre uguale a se stesso, sopratutto in questo libro. Il messaggio è sempre quello, il mezzo anche. Il suo modo di scrivere..così indisponente da farmi incazzare. Descrive queste scene crude e quasi sporche con una semplicità e freddezza che ti fa sentire quasi in imbarazzo, perchè sembra che la malizia in realtà sia solo nei tuoi occhi, non nelle sue parole, non nella storia. E' davvero una puttana, ma a me piace da morire. Emmaus mi è piaciuto, ma non sarà mai ai livelli di Oceano mare, ben s'intende.
Comunque anche qui c'ha regalato delle chicche non indifferenti..

"Non è rock, non è musica beat, non è nulla. La nostra musica è bella solo li, li dentro è giusta. Non ne rimarrebbe niente, data in pasto al mondo di fuori."

sabato 14 novembre 2009

Ad Elena e Gaia

"Basta dare un’occhiata ai vostri avidi volti, per capire facilmente perché la nostra università è nelle condizioni attuali."
Groucho Marx

venerdì 13 novembre 2009

'A Finestra_Carmen Consoli

Ecco la canzone della settimana. L'ho ascoltata in loop per 4 giorni, su e giù per vicolo delle primule e via cologna, su e giù dalla 17, su e giù dai 4 piani di Economia, e dalle scale di Giurisprudenza, con le mie scarpe grosse che mia sorella prende in giro, e una paura fottuta per gli esami. Fatto sta che il siciliano mi mette allegria e mi rilassa..e mi ha portato pure bene.


Sugnu sempri alla finestra e viru genti ca furria pà strada
Genti bedda, laria, allegra, mutriusa e siddiata
Genti arripudduta cu li gigghia isati e a vucca stritta
“Turi ho vogghia di quaccosa, un passabocca, un lemonsoda”
Iddu ci arrispunni: “Giusi, quannu ti chiamavi Giuseppina,
eri licca pà broscia cà granita”
“Turi tu n’ha fattu strada e ora che sei grosso imprenditori
t’ha ‘nsignari a classi ‘ntò parrari”

Sugnu sempre alla finestra e viru genti spacinnata,
sduvacata ‘nte panchini di la piazza, stuta e adduma a sigaretta,
gente ca s’ancontra e dici “ciao” cu na taliata,
genti ca s’allasca, genti ca s’abbrazza e poi si vasa,
genti ca sa fa stringennu a cinghia, si strapazza e non si pinna,
annunca st’autru ‘nvernu non si canta missa,
genti ca sa fa ‘lliccannu a sadda,
ma ci fa truvari a tavula cunsata a cu cumanna

Chi ci aviti di taliari, ‘un aviti autru a cui pinsari
almeno un pocu di chiffari
“Itavinni a travagghiari” vannia ‘n vecchiu indispettitu,
“avemu u picciu arreri o vitru”.
Jù ci dicu “m’ha scusari, chista è la me casa e staju unni mi pare.

La domenica mattina dagli altoparlanti della chiesa
a vuci ‘i Patri Coppola n’antrona i casi, trasi dintra l’ossa
“piccaturi rinunciati a ddi piccati di la carni
quannu u riavulu s’affaccia rafforzatevi a mutanna”.
Quannu attagghiu di la chiesa si posteggia un machinone
scinni Saro Branchia detto Re Leone
Patri Coppola balbetta e ammogghia l’omelia cu tri paroli
picchì sua Maestà s’ha fari a comunioni

Chi ci aviti di taliari, ‘un aviti autru a cui pinsari
almeno un pocu di chiffari
“Itavinni un pocu a mari”, vannia un vecchiu tintu
“accussì janca mi pariti ‘n spiddu”
Jù ci dicu “m’ha scusari,
ma picchì hati a stari ccà sutta a me casa pà ‘nsultari”.

Sugnu sempri alla finestra e viru a ranni civiltà
ca ha statu, unni Turchi, Ebrei e Cristiani si stringeunu la manu,
tannu si pinsava ca “La diversità è ricchezza”
tempi di biddizza e di puisia, d’amuri e di saggezza
Zoccu ha statu aieri, oggi forsi ca putissi riturnari
si truvamu semi boni di chiantari
‘Nta sta terra ‘i focu e mari oggi sentu ca mi parra u cori
e dici ca li cosi stannu pì canciari

Chi ci aviti di taliari ‘un aviti autru a cui pinsari,
almeno un poco di chiffari
Itavinni a ballari, ittati quattru sauti e nisciti giustu pì sbariari
Jù ci dicu “Cù piaciri, c’è qualchi danza streusa ca vuliti cunsigghiari!?”

domenica 8 novembre 2009

Ariadineve

Allora, perdono mia sorella per non sapere spiegare la regola delle h.
Voglio dire, se dovessimo sapere e ricordarci tutte le regole grammaticali a memoria sarebbe piuttosto impegnativo. L'importante è saperle applicare. Giusto.
Ma se è una maestra di italiano delle elementari a non saperle, c'è un grosso problema. Se poi questa maestra è quella che mi ha insegnato a leggere e a scrivere, tre sono le cose: o la vecchiaia è una brutta bestia, o io ho delle grandissime doti da autodidatta, oppure il vino del pupi aveva fatto un veloce effetto.

Cioè, per questa fantomatica insegnante, non esiste una regola per mettere le h..ma stiamo scherzando?? Che stai a dì?? Dice che bisogna trovare delle strategie personalizzate per insegnare le regole grammaticali ad ogni bambino in modo diverso, nel modo in cui il bambino si dimostra in grado di comprenderle.

Ma che cazzo vuol dire??
La h in italiano, con l'eccezione del verbo avere, va solo tra la C e la E e tra la C e la I per ottenere il suono "duro".

no??

Mah.

sabato 7 novembre 2009

Mai disperare

Ogni volta ci cado. Ogni volta mi deprimo e poi basta una calamarata a sorpresa in capannone, un messaggio dal tono inaspettatamente gentile, un veloce scambio di idee con il pupi, o una mandorla ricoperta di cioccolata e polvere di cacao a farmi ritrovare l'entusiasmo.
Dovrei imparare a non deprimermi troppo, è inutile, tanto poi so che passa.

venerdì 6 novembre 2009

Tutti i grandi libri di viaggio sono storie d'amore

Viaggiamo, inizialmente, per perderci. E viaggiamo, poi, per ritrovarci. Viaggiamo per aprirci il cuore e gli occhi, e imparare più cose sul mondo di quante possano accogliere i nostri giornali. E viaggiamo per portare quel poco di cui siamo capaci, nella nostra ignoranza e sapienza, in varie parti del globo, le cui ricchezze sono variamente disperse. E viaggiamo, in sostanza, per tornare a essere giovani e sciocchi - per rallentare il tempo ed essere catturati, e per innamorarci ancora una volta.
E se viaggiare è come amare, è sopratutto perchè sperimentiamo uno stato di accresciuta consapevolezza in cui siamo attenti, ricettivi, non offuscati dall'abitudine e pronti a farci trasformare.
Ed è per questo che i grandi viaggi, come le grandi storie d'amore, non hanno mai una vera fine.
(Pico Iyer, Rotte incrociate)

domenica 1 novembre 2009

Omnium sanctorum

Oggi, primo novembre: omnium sanctorum. Tradizione vuole che ci si vesta bene e si vada a “salutare” i propri parenti e amici che non ci sono più. Io, con l’anticonformismo e lo spirito critico che mi contraddistinguono, non capisco perché. Perché oggi ci sono i cimiteri pieni di gente, puliti e abbelliti con fiori freschi di ogni specie, colore e forma. E perché per il resto dell’anno sono trascurati e poco frequentati. Non capisco la manifestazione del fenomeno, ma capisco la ratio che ci sta dietro, capisco e rispetto la tradizione. E sono felice di coltivarla.
Questa mattina, quindi, con il pupi e la Ila siamo andati a fare il giro del caso. E tra un cimitero e l’altro, il papà mi ha detto di leggere l’articolo di Scalfari sulla Repubblica di oggi.
Fatto.
Illuminante e rassicurante.
E’ da quando avevo 15 anni, forse anche da prima, che mi chiedo cosa ci sia dopo la morte. A volte è stato anche divertente pensarci su, in compagnia..un po' dissacrante, ma bello. Mi ricordo una scena..io, Dani, Ione e Mauri al Roma un pomeriggio a farci di spritz..e ad un certo punto la Ione: “Ma..Mauri , tu che sei onnisciente, cosa c’è dopo la morte?”. Grosse risate scomposte.
Vabbè, a parte questo simpatico aneddoto, la domanda è seria. Il problema è vero e sempre più grande, se uno non riesce a trovare o a darsi una risposta.
Io ci ho pensato parecchio in questi anni..può confermarlo anche la Ila, che per ore ha ascoltato i miei pensieri cercando di darmi una spiegazione..a volte scientifica, a volte meno, a volte solo qualche speranza traballante e poco convincente.

Fatto sta che Scalfari, oggi, scrive:
“La morte, diceva Montaigne con il suo sobrio linguaggio, è il fatto più rimarchevole della nostra vita. Bisogna pregare. Bisogna pensare. [...] Io citerò ancora l’autore degli “Essais” quando diceva che bisogna portare il pensiero della morte come i signori dell’epoca sua portavano il falcone sulla spalla per abituare se stessi e l’uccello cacciatore a vivere insieme e prender dimestichezza l’uno dell’altro. Chi non crede in un altro mondo sa che in quel certo momento tutto si concluderà, non teme l’inferno e non spera in un paradiso. Non si aspetta premi né castighi. La preghiera non saprebbe a chi rivolgerla. Può solo augurarsi d’essere ricordato da chi lo ha amato:una sopravvivenza breve, che avrà se se lo sarà meritato. Sa anche, chi non crede, che la vita è priva di senso, se il senso consiste nell’avere un fine che sorpassa il nostro transito terreno. E dunque: una vita che non ha ulteriore sopravvivenza è naturalmente senza senso alcuno, perchè capricciosamente finisce lasciando una traccia che si cancellerà nel giro di pochi mesi o di qualche anno in memorie altrimenti affaccendate: ebbene una vita così desertificata di infinità dovrebbe essere disperata nel veder avanzare la Donna oscura che verrà a prendersela.
Può esser serena , pacificata, confortata, una vita priva di fede? Avrà avuto un senso? Quale? [...]
Io sento da tempo che noi, come tutte le specie e gli individui viventi che le compongono, siamo forme che la natura incessantemente crea e disfa per far posto ad altro. Senza alcun disegno che non sia la vita.
E’ legge di ogni forma di realizzare al massimo le capacità di cui dispone. Le forme viventi non sono mai statiche ma dinamiche [...].
Il senso sta in questo, sta in un eterno divenire. Ogni forma ha la propria legge e diviene secondo quella legge. Noi, nella nostra forma umana, siamo animati dal sentimento dell’amore, dal desiderio del potere e dalla coscienza morale. Le nostre vite individuali combinano come possono e sanno questi elementi e questo è il senso del nostro vissuto, queste sono le stelle che orientano il nostro viaggio.
[...]In alcuni il desiderio del potere soverchia gli altri. E’ patetico vedere come alcuni vecchi restino aggrappati al potere, la loro zattera di salvataggio che non li porterà ad alcuna salvezza, la loro rabbia nel vederselo strappato brano a brano, la solitudine del loro io denudato giorno per giorno dagli orpelli dei quali l’avevano rivestito.
Altri si effondono nell’amore. Non dico nell’erotismo, dico amore. Amore per gli altri e per quelli a loro più prossimi, quelli dai quali hanno ricevuto amore e ai quali l’hanno restituito. Quando questo avviene, l’io non è solo, non è denudato, non è disperato, anzi è più ampio e più ricco. Non ha nessun bisogno di chiamarsi e di sentirsi io, ma si sente noi, e quella è la sua ricchezza.
Per questo la Nera Signora non ci spaventa.”

Ecco. In queste parole, oltre ad una riflessione densa di significati, c’è una ricchissima e magistrale prosa. Cosa che, purtroppo, mi manca.
Fatto sta che, nonostante questa difficoltà ad esprimermi in maniera comprensibile, io a questa conclusione c’ero arrivata. E’ da quando avevo 15 anni che ci penso, ho analizzato diverse idee e ipotesi. Solo ultimamente, proprio in questi ultimi mesi, ho deciso di accettare e fare mio un pensiero. Dichiarando chiuso l’argomento, e il tormento.
Dunque. Assodato il fatto che dopo la morte finisce tutto, esattamente come una lampadina che si brucia (ecco, il paragone forse era più romantico con il fuoco.Maledetto XXI secolo.), il senso non c’è. Sta a noi costruirlo.
A me il potere non interessa, o meglio, mi interessa esattamente come non disprezzo i soldi, la carriera e quelle cose li, che però qualora venissero a mancare sarebbe come una morte prematura, e quindi il problema no è risolto, anzi. L'unica base solida per evitare la disperazione, la depressione e tutte quelle menate li, sta nei rapporti umani. Citando Antoine de Saint-Exupery, “esiste un solo vero lusso ed è quello dei rapporti umani”.
Io mi sono messa l’animo in pace trovando un senso alla mia vita, e di conseguenza una felicità e una serenità profonda e inattaccabile sia da fattori esterni che dalla mia volontà, nell’amore incondizionato verso la mia famiglia, un ragazzo con la U maiuscola, i miei amici, l’ambiente, il prossimo, i libri, la storia, la musica, i film e qualsiasi altra cosa che mi colpisce e mi interessa.
E' la passione.