Ieri sera ho sistemato un po’ le mie scartoffie, per fare posto negli scaffali al nuovo anno accademico.
Tra le tante cose, ho trovato questo foglio.
2 maggio 2006
Penso che ho paura per l’esame del Trinity, vorrei passarlo, ma non mi impegno per riuscirci;
Penso che avrei voluto vivere a metà Novecento;
Penso che..maledetta quella volta che hanno inventato il cellulare;
Penso che voglio andare in Sicilia;
Penso che dovrei studiare e invece sono qui;
Penso che non voglio crescere, per nessuna ragione al mondo;
Penso che se non voglio crescere, forse vuol dire che non sto poi troppo male;
Ecco, queste cose le ho scritte nel 2006. Sono passati quasi 4 anni, e dentro la mia testa non è cambiato molto, se sostituiamo l’odio per il cellulare con quello per facebook, e l’esame del Trinity con uno qualsiasi dei 13 esami che dovrò fare entro giugno.
E così..
Penso di non essere più abituata a stare sola la sera, a casa mia, con tutte le mie cose. Forse c’è un motivo.
Penso non mi faccia bene ricordare, forse per questo ho dei grossi problemi di memoria.
Penso che una volta scrivevo queste cose con carta e penna, adesso schiaccio dei tasti, e mi piace molto meno.
Penso, leggendo la cronaca della mia vita degli ultimi 6 anni, e mi accorgo di essere totalmente un’altra persona, di aver cambiato vita, abitudini, gusti, amici, di aver cambiato modo di parlare e scrivere, di aver cambiato città, di aver perso per sempre tante persone importanti, ma di avere le stesse paure, gli stessi pensieri.
Penso di essere cresciuta, quello che più di ogni altra cosa volevo evitare di fare, e infatti non mi è piaciuto.
Non mi piace crescere, non mi piace la consapevolezza, non mi piace disilludermi.
Non mi piace aver cambiato modo di affrontare il mondo, le persone, le situazioni.
Non mi piace aver cambiato modo di lasciarmi coinvolgere.
Non mi piace non avere più 16 anni.
Non mi piace aver dimenticato, ma allo stesso tempo vorrei non aver scritto niente, per evitare il rischio di leggere e ricordare.
In realtà però mi piaccio molto anche adesso, mi piace casa mia, mi piace San Vito, mi piace anche Trieste è vero, mi piace mia sorella, mi piacciono la mia mamma e il mio papà, mi piace aspettare la mia amica per Natale, mi piace aver smesso di fumare, mi piace la musica che iTunes mi sta facendo ascoltare a random, mi piace più di tutti un ragazzo con la barba e gli occhi che fanno così come so io.
E’ solo che era bello vivere a caso, senza problemi troppo complicati, senza doversi sciogliere i neuroni per scegliere un piano di studi, senza dover fare progetti a lungo termine, senza dover accendere il cervello per forza.
venerdì 25 settembre 2009
giovedì 24 settembre 2009
Procol Harum_A whiter shade of pale
Ecco, io ero convinta si chiamassero solo Procol.
E invece aveva ragione il mio amore grande, anche se non sapeva che questa canzone fosse loro. Siamo uno più vergognoso dell'altro.
Per fortuna c'è il mio pupi, che la suonava con la sua boyband in tempi non sospetti, quando era giovane e bello. Naturalmente suonava l'organo..si, non uno strumento a caso, ma "quello a cui in buona parte si deve l'enorme successo di questo classico della musica pop", e, circostanza meno simpatica, la causa legale a cui ricorse l'organista Matthew Fisher per vedere riconosciuto il proprio ruolo di coautore della musica (sopratutto dell'introduzione) e ricevere di conseguenza i soldini che gli spettavano.
Ecco, poi ci sarebbe la cover italiana dei Dik Dik, ma non sono sicura di volervela far ascoltare..è qualcosa di terribile.
Ma si dai..e poi voglio proprio vedere chi avrà il coraggio di dire "italians do it better!".
N.B.: Peccato ci sia questo simpatico cronista sportivo a rovinare la performance!!Mammamia..
martedì 22 settembre 2009
lunedì 21 settembre 2009
Un omaggio al mio pupi, commesso viaggiatore.
Ho quasi sempre viaggiato da solo. Privilegio riservato a chi utilizza l’automobile. Certi viaggi sono come una storia d’amore, è giusto che siano una cosa privata. In un paesaggio ci sono mille cose di cui ci si appassiona. Si sale in un automobile e via, le cose ci appaiono da un nuovo punto di vista, non è possibile prestare davvero attenzione a chi si ha accanto. Ci si può innamorare, delle strade; o dei paesi, delle città, dei pali del telegrafo. Case, verande, giardini. E’ giusto partire a caccia di un nuovo assortimento di tutte queste cose, e della gente che le anima.
L’automobile può diventare una specie di salotto su quattro ruote, nel tempio del mondo. Mi sono sempre infuriato quando la mia automobile si rifiutava di portarmi dove volevo. Come se il mio spirito a caccia di verità si fosse inaridito. La mia voglia di conoscere non si ferma mai. Ed è l’automobile che dà forza, profondità e respiro alla ricerca. La verità non è nel paesaggio, ma nemmeno fuori da esso. La mia automobile è diversa da ogni altra. E’ la mia automobile, è come me.
William Saroyan-In bicicletta a Beverly Hills
domenica 20 settembre 2009
La civiltà è un illimitato moltiplicarsi di inutili necessità.
In questi giorni c'è PordenoneLegge.
Interessante manifestazione, interessanti personalità ospiti.
L'organizzazione purtroppo però fa acqua da tutte le parti: code infinite, personale non qualificato, ambienti non sufficientemente capienti eccetera eccetera.
Ma non è una scusa. Non è una scusa alla nostra totale mancanza di civiltà.
Ieri, in coda fuori da un tendone, sotto il sole cocente delle 14.30 (sarà anche quello che da alla testa!) per tentare di entrare ed ascoltare Daria Bignardi che parlava del suo primo libro "Non vi lascerò orfani" ho capito perchè "Io odio la gente".
Non è possibile! La maggior parte della gente in coda apparteneva alla categoria "donne adulte". L'età media era 40 anni.
Io non vedo che bisogno c'è di spingere, imprecare, urlare, aprire il tendone per sgattaiolare dentro, discutere con persone con evidenti disturbi psichici perchè ti hanno rubato il posto.
Io sono rimasta allibita, cioè, letteralmente a bocca aperta.
Non ho visto niente di simile neanche all'entrata del sottopalco al concerto di Vasco.
Che schifo.
Io mi aspetto qualcosa di meglio dal pubblico che si interessa a questo tipo di occasioni culturali, rispetto, che ne so, da quello che posso incontrare in coda per la costa e la salsiccia ad una sagra. Ma no, cazzo. Sbaglio. Sbaglio.
Queste donne con occhiale da vista calato sul naso con cordino perlinato, capello brizzolato e taglio corto, agendina di pelle di camoscio, gonna lunga e ballerina giallo ocra, con quest'aria da "leggo 10 quotidiani al giorno e in bagno leggo Proust" che fanno rissa. Fanno rissa!!
Ma stiamo scherzando??
E poi vanno a sentire la Bignardi che parla di compassione, campagna, dolore, famiglia.
Ma cosa pensate di capire? Come pensate di capire se i vostri neuroni sono tutti impegnati nel cercare di non farsi superare nella fila, nel rivendicare strani diritti di precedenza e infervorarsi perchè "non è giusto, c'ero prima io, ho mio marito che mi tiene il posto, lei non sa chi sono io!"
Allucinante.
Per fortuna la sera sono andata a vedere Woody. Semplicemente strepitoso.
Devo ancora metabolizzarlo, non ho un commento tanto brillante quanto merita un film del genere. Perciò evito di scrivere stupidaggini.
Ecco, non che il pubblico fosse tanto diverso. Ma almeno al cinema c'è il posto numerato, e il massimo che ti può capitare è un vicino di posto che ride sguaiatamente alla battute meno divertenti, che commenta le cose meno interessanti, mangia popcorn insudiciando il bracciolo della poltrona che avete in comune, imita la quinta sinfonia di Beethoven con la cannuccia della CocaCola, e lascia la suoneria nel cellulare che inevitabilmente suona nel bel mezzo della scena principe.
Per fortuna ho avuto dei vicini di posto rispettabili.
Interessante manifestazione, interessanti personalità ospiti.
L'organizzazione purtroppo però fa acqua da tutte le parti: code infinite, personale non qualificato, ambienti non sufficientemente capienti eccetera eccetera.
Ma non è una scusa. Non è una scusa alla nostra totale mancanza di civiltà.
Ieri, in coda fuori da un tendone, sotto il sole cocente delle 14.30 (sarà anche quello che da alla testa!) per tentare di entrare ed ascoltare Daria Bignardi che parlava del suo primo libro "Non vi lascerò orfani" ho capito perchè "Io odio la gente".
Non è possibile! La maggior parte della gente in coda apparteneva alla categoria "donne adulte". L'età media era 40 anni.
Io non vedo che bisogno c'è di spingere, imprecare, urlare, aprire il tendone per sgattaiolare dentro, discutere con persone con evidenti disturbi psichici perchè ti hanno rubato il posto.
Io sono rimasta allibita, cioè, letteralmente a bocca aperta.
Non ho visto niente di simile neanche all'entrata del sottopalco al concerto di Vasco.
Che schifo.
Io mi aspetto qualcosa di meglio dal pubblico che si interessa a questo tipo di occasioni culturali, rispetto, che ne so, da quello che posso incontrare in coda per la costa e la salsiccia ad una sagra. Ma no, cazzo. Sbaglio. Sbaglio.
Queste donne con occhiale da vista calato sul naso con cordino perlinato, capello brizzolato e taglio corto, agendina di pelle di camoscio, gonna lunga e ballerina giallo ocra, con quest'aria da "leggo 10 quotidiani al giorno e in bagno leggo Proust" che fanno rissa. Fanno rissa!!
Ma stiamo scherzando??
E poi vanno a sentire la Bignardi che parla di compassione, campagna, dolore, famiglia.
Ma cosa pensate di capire? Come pensate di capire se i vostri neuroni sono tutti impegnati nel cercare di non farsi superare nella fila, nel rivendicare strani diritti di precedenza e infervorarsi perchè "non è giusto, c'ero prima io, ho mio marito che mi tiene il posto, lei non sa chi sono io!"
Allucinante.
Per fortuna la sera sono andata a vedere Woody. Semplicemente strepitoso.
Devo ancora metabolizzarlo, non ho un commento tanto brillante quanto merita un film del genere. Perciò evito di scrivere stupidaggini.
Ecco, non che il pubblico fosse tanto diverso. Ma almeno al cinema c'è il posto numerato, e il massimo che ti può capitare è un vicino di posto che ride sguaiatamente alla battute meno divertenti, che commenta le cose meno interessanti, mangia popcorn insudiciando il bracciolo della poltrona che avete in comune, imita la quinta sinfonia di Beethoven con la cannuccia della CocaCola, e lascia la suoneria nel cellulare che inevitabilmente suona nel bel mezzo della scena principe.
Per fortuna ho avuto dei vicini di posto rispettabili.
sabato 19 settembre 2009
Sono parole che si dicono
Grazie alla Ila che mi ha mandato il link, grazie a Morgan per avermela fatta conoscere, grazia a Fossati per averla scritta (l'ha scritta lui, no?) e per cantarla con questa sua voce.
domenica 13 settembre 2009
sabato 12 settembre 2009
E' la stessa cosa essersi ubriacati in solitudine o aver guidato popoli
Mi piace il sabato.
Non fosse altro che per la rubrica di Umberto Galimberti, il primo uomo barbuto di cui mi sono innamorata.
Riesce sempre a darmi una risposta; a farmi pensare di non essere poi così malata, mostrandomi che c'è qualcun'altro che si fa le mie stesse domande - anche se il più delle volte questo qualcun'altro ha circa una quarantina d'anni più di me.
Ma preferisco sentirmi vecchia dentro, che psicopatica.
Lorenza Dotti, Milano
E Umberto risponde:
A volte penso che aver preferito Economia a Filosofia sia stata sola una scelta di sopravvivenza.
I numeri son una buona cura.
Non fosse altro che per la rubrica di Umberto Galimberti, il primo uomo barbuto di cui mi sono innamorata.
Riesce sempre a darmi una risposta; a farmi pensare di non essere poi così malata, mostrandomi che c'è qualcun'altro che si fa le mie stesse domande - anche se il più delle volte questo qualcun'altro ha circa una quarantina d'anni più di me.
Ma preferisco sentirmi vecchia dentro, che psicopatica.
"Noi solo da vecchi avvertiamo la tragicità dell’esistenza, dopo esservi pervenuti anche attraverso ansie e angosce di una pienezza della vita che ci passa come acqua dalle mani.
È una dimensione che si affaccia brutalmente con la perdita di pezzi di vita, morendo le persone che ne hanno fatto parte, ma anche con il disincanto e la caduta definitiva del supporto ormonale che costituisce un formidabile proiettore di senso, regista inavvertito.
È un processo di spoliazione di senso che si accompagna alla idea che forse non era il caso di prendersi troppo sul serio. È straordinaria l’ipotesi di una esistenza finalmente affrancata dal senso prestabilito, sia pure in assenza di alcun senso."
Lorenza Dotti, Milano
E Umberto risponde:
A tutti coloro che cercano il senso della vita, Sartre ricorda che quando questa si compie “è la stessa cosa essersi ubriacati in solitudine o aver guidato popoli”. Anzi forse “il quietismo dell’ubriaco solitario vincerà l’inutile agitazione del condottiero di popoli”.
Penso che la dimensione tragica dell’uomo, ben individuata da Nietzsche, consiste nel fatto che, per vivere, l’uomo ha bisogno di costruirsi un senso, in vista della morte che è l’implosione di ogni senso.
Se tenessimo ben presente questa considerazione, con cui la grecità espresse la sua sapienza, forse troveremmo la giusta misura nel nostro frenetico affaccendarci nella vita. E un po’ di ironica bontà prenderebbe il posto di tanta prepotenza e ferocia con cui gli uomini cercano l’un l’altro di superarsi quando non di sopprimersi.
Nati per caso, vissuti per una serie di coincidenze che hanno tracciato il percorso
della nostra vita, moriamo per deterioramento del nostro organismo, senza neppure la nostra collaborazione.
In fondo, come ci ricorda Schopenhauer, nasciamo per la continuità della specie, a cui interessa la riproduzione, e non il senso della vita degli individui che, a loro insaputa, collaborano a questo scopo.
So che questo discorso fa irritare tutti coloro che sono cresciuti all’interno di narrazioni religiose sempre prodighe di senso, anzi così prodighe da promettere agli uomini l’immortalità. Sedotti da questa promessa cristiana e poi islamica, la sapienza greca, che considerava queste promesse “cieche speranze”, dovette cedere e si estinse.
Con questo non dico che le religioni, in forza di questa promessa, non abbiano dato un grosso impulso alla cultura occidentale, presentando un futuro che non implode nel nulla. E questo ottimismo ha contaminato anche la versione laica della nostra cultura, che ha sempre guardato al futuro con speranza, se non di salvezza, certo di progresso.
Di fatto, invece del progresso, che sottintende un miglioramento “qualitativo” della condizione umana, abbiamo realizzato solo uno sviluppo, particolarmente evidente, per noi occidentali, in ambito economico e tecnologico. Ma “sviluppo” vuol dire aumento “quantitativo” di un fenomeno, non incremento di senso della vita umana e in particolare di quella individuale.
Viviamo finché amore ci sostiene. E se fosse davvero qui la differenza tra l’uomo e l’animale che riesce a vivere anche senza amore? Perché se questo è vero, possiamo sentirci all’altezza della condizione umana per quel tanto che sappiamo amare. Perché amore non cerca un senso nell’al di là e neppure nel futuro. È la felicità del presente che, se siamo in grado di amare, dura per tutto il tempo in cui la vita ci è concessa.
A volte penso che aver preferito Economia a Filosofia sia stata sola una scelta di sopravvivenza.
I numeri son una buona cura.
giovedì 10 settembre 2009
Tamburo malato
Per non sapere nè leggere nè scrivere io mi sono scaricata il nuovo e primo album dei nuovi Prozac+.
Loro si chiamano "Sick Tamburo".
L'album si chiama "Sick Tamburo".
E' uscito ad aprile.
Ho ascoltato qualche pezzo.
Sono rimasta piacevolmente colpita.
Per adesso mi accontento di un assaggio, quando avrò il tempo per ascoltarmi tutto l'album con la dovuta attenzione mi dilungherò coi commenti del caso.
Qualcuno dice che "Le Luci della Centrale Elettrica" hanno aperto la strada, e adesso tutti fanno la musica urlata (io la chiamo così, ignoro il termine tecnico) perchè hanno visto che vende.
Da "Il Teatro degli Orrori", ai "Ministri", ai "Sick Tamburo".
Mah.
Sarò anche facilmente corruttibile dalla logica del mercato ma:
punto primo questa musica mi piace;
punto secondo ci sono delle differenze abissali tra gli stronzi di cui sopra, io non mi azzarderei a fare di tutta l'erba un fascio. Che poi il fascio, diciamocelo, ha già troppi fans.
Loro si chiamano "Sick Tamburo".
L'album si chiama "Sick Tamburo".
E' uscito ad aprile.
Ho ascoltato qualche pezzo.
Sono rimasta piacevolmente colpita.
Per adesso mi accontento di un assaggio, quando avrò il tempo per ascoltarmi tutto l'album con la dovuta attenzione mi dilungherò coi commenti del caso.
Qualcuno dice che "Le Luci della Centrale Elettrica" hanno aperto la strada, e adesso tutti fanno la musica urlata (io la chiamo così, ignoro il termine tecnico) perchè hanno visto che vende.
Da "Il Teatro degli Orrori", ai "Ministri", ai "Sick Tamburo".
Mah.
Sarò anche facilmente corruttibile dalla logica del mercato ma:
punto primo questa musica mi piace;
punto secondo ci sono delle differenze abissali tra gli stronzi di cui sopra, io non mi azzarderei a fare di tutta l'erba un fascio. Che poi il fascio, diciamocelo, ha già troppi fans.
Odio la modalità Standby.
Ecco.
Stamattina ho messo la sveglia alle 7.45, come ogni mattina, per essere operativa alle 8.30.
Ma il sonno ha avuto la meglio su di me. Mi sono svegliata e alzata dal letto solo alle 9.30. Accidenti.
E questo è il male minore.
Il punto è che ormai ho la nausea di tutto quello che riguarda anche solo lontanamente la ragioneria. Non riesco più neanche a leggere due frasi di seguito.
Ne ho le palle piene di cessione di crediti, acquisto di azioni proprie, obbligazioni convertibili, effetti in portafoglio, cambiali di questo gran cazzo.
BASTAAAAA!!
Non vedo l'ora di vedere come va a finire.
Odio le attese.
Per lo stesso motivo per cui odio fare la fila al bancomat, dal panettiere, in cassa.
Odio dover sprecare del tempo ad aspettare e basta, è un fottuto stand-by senza senso.
Perchè ormai non hai più niente da fare, il carrello è pieno, devi solo pagare; hai comperato tutto quello di cui avevi bisogno; e comunque se hai dimenticato qualcosa non hai abbastanza tempo per andarlo a recuperare perchè il tuo turno è troppo vicino.
E la mia sopportazione diminuisce proporzionalmente al diminuire dello spazio tra me e la cassa, che in questo caso è il mio faccia a faccia con l'amico Bruno.
Odio.
Voglio l'accelerometro.
Tutto questo per dire che mi sono fatta due orette di Gran Cazzi Miei - specialità olimpica che nel corso degli anni si è guadagnata la lettera maiuscola honoris causa.
Quando ce vo' ce vo'.
E, tra le molte cose interessanti, ho trovato il cappotto dei miei sogni.

Who's Who, 395 euro.
Quanto manca a Natale??
Stamattina ho messo la sveglia alle 7.45, come ogni mattina, per essere operativa alle 8.30.
Ma il sonno ha avuto la meglio su di me. Mi sono svegliata e alzata dal letto solo alle 9.30. Accidenti.
E questo è il male minore.
Il punto è che ormai ho la nausea di tutto quello che riguarda anche solo lontanamente la ragioneria. Non riesco più neanche a leggere due frasi di seguito.
Ne ho le palle piene di cessione di crediti, acquisto di azioni proprie, obbligazioni convertibili, effetti in portafoglio, cambiali di questo gran cazzo.
BASTAAAAA!!
Non vedo l'ora di vedere come va a finire.
Odio le attese.
Per lo stesso motivo per cui odio fare la fila al bancomat, dal panettiere, in cassa.
Odio dover sprecare del tempo ad aspettare e basta, è un fottuto stand-by senza senso.
Perchè ormai non hai più niente da fare, il carrello è pieno, devi solo pagare; hai comperato tutto quello di cui avevi bisogno; e comunque se hai dimenticato qualcosa non hai abbastanza tempo per andarlo a recuperare perchè il tuo turno è troppo vicino.
E la mia sopportazione diminuisce proporzionalmente al diminuire dello spazio tra me e la cassa, che in questo caso è il mio faccia a faccia con l'amico Bruno.
Odio.
Voglio l'accelerometro.
Tutto questo per dire che mi sono fatta due orette di Gran Cazzi Miei - specialità olimpica che nel corso degli anni si è guadagnata la lettera maiuscola honoris causa.
Quando ce vo' ce vo'.
E, tra le molte cose interessanti, ho trovato il cappotto dei miei sogni.

Who's Who, 395 euro.
Quanto manca a Natale??
martedì 8 settembre 2009
My immortal
Non che il video mi piaccia particolarmente. Ma la canzone mi piace di nuovo.
Ho superato la nausea che inevitabilmente ti viene quando esce una nuova canzone e si sente sempre e solo quella, alla radio, in tv, nella tua testa.
E' bello riascoltare le canzoni dopo un po' di anni dalla loro uscita.
Ti sei disintossicato e riesci ad ascoltarle con spirito critico.
Così puoi finire anche per apprezzarle.
Sospettavo che questa mi piacesse davvero.
Ho superato la nausea che inevitabilmente ti viene quando esce una nuova canzone e si sente sempre e solo quella, alla radio, in tv, nella tua testa.
E' bello riascoltare le canzoni dopo un po' di anni dalla loro uscita.
Ti sei disintossicato e riesci ad ascoltarle con spirito critico.
Così puoi finire anche per apprezzarle.
Sospettavo che questa mi piacesse davvero.
lunedì 7 settembre 2009
Un happy meal per favore.
Pensavo di aver finito il programma venerdì. Oggi mi sono accorta di aver dimenticato 40 pagine..che sto cercando di decifrare e non ci riesco.
Porca puttana.
Sono stupida.
Il mio cervello è imputridito.
Voglio andare a fare la commessa da Mc Donald, alienata, alienante e che puzza di fritto.
Porca puttana.
Sono stupida.
Il mio cervello è imputridito.
Voglio andare a fare la commessa da Mc Donald, alienata, alienante e che puzza di fritto.
mercoledì 2 settembre 2009
martedì 1 settembre 2009
Sperare_La fame di Camilla
Oggi mi sento più forte
tace la mia ostilità.
Mostro la parte migliore
di un'anima bianca e sporca
di te, di me, di tutto ciò che non mi uccide,
mi ferisce.
Ieri ho incontrato l'amore
mi ha detto "passavo di qua".
Poche parole e poi scie
da farsi bastare e più in là..chissà..
Sperare di incontrare tutto ciò che ancora mi ferisce
senza mai uccidere.
Sperare di sentirmi ancora anormale
pur versando lacrime.
Commuovermi stringendo una vita che ride
che assomiglia un pò a me.
Sperare di confondermi fra la mia gente
diventare....migliore..
tace la mia ostilità.
Mostro la parte migliore
di un'anima bianca e sporca
di te, di me, di tutto ciò che non mi uccide,
mi ferisce.
Ieri ho incontrato l'amore
mi ha detto "passavo di qua".
Poche parole e poi scie
da farsi bastare e più in là..chissà..
Sperare di incontrare tutto ciò che ancora mi ferisce
senza mai uccidere.
Sperare di sentirmi ancora anormale
pur versando lacrime.
Commuovermi stringendo una vita che ride
che assomiglia un pò a me.
Sperare di confondermi fra la mia gente
diventare....migliore..
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