mercoledì 28 dicembre 2011

La mia infanzia.


Il mio Zanna Bianca azzannato dal cane del nonno Bruno.


La bicicletta Teresa dello zio Toni.

giovedì 20 ottobre 2011

Non siamo sognatori.

"In una vecchia storiella dell’ex Germania Est, un operaio viene mandato a lavorare in Siberia. Sapendo che la sua posta sarà controllata dalla censura, dice ai suoi amici: “Concordiamo un codice: se vi scriverò usando l’inchiostro blu, vorrà dire che è tutto vero; se userò l’inchiostro rosso, vorrà dire che è tutto falso”. Dopo un mese i suoi amici ricevono la prima lettera, scritta con l’inchiostro blu: “Qui è tutto meraviglioso: i negozi sono pieni, c’è da mangiare in abbondanza, gli appartamenti sono grandi e ben riscaldati, al cinema danno film occidentali e ci sono tante belle ragazze pronte all’avventura. L’unica cosa che manca è l’inchiostro rosso”. Non è forse questa la nostra situazione? Abbiamo tutte le libertà che vogliamo, ma ci manca l’inchiostro rosso: ci sentiamo “liberi” perché non abbiamo un linguaggio capace di esprimere la nostra mancanza di libertà."

Dall'intervento di Slavoj Žižek ai manifestanti di Occupy Wall street.

giovedì 18 agosto 2011

Hanno tutti ragione.



venerdì 20 maggio 2011

Ho due cose da dire

Quando ero piccola la mia amica si chiamava come l'amica della mia nonna.
Pensavo che la cosa non fosse casuale, che tutte le amiche si dovessero chiamare Marta, o per lo meno che le vere amiche si chiamassero così.
Pensavo e sognavo che il nostro rapporto sarebbe sempre rimasto com'era,
e mia nonna e la sua amica mi sembravano semplicemente noi da vecchie, tali e quali.

Mia nonna è del 1923, oggi sono andata a trovarla e dopo poco è arrivata anche la sua amica Marta a fare due chiacchiere.

E' stato bello vederle parlare, ridere insieme, e raccogliere le ciliegie.

Io ho solo 23 anni e la mia amica Marta non mi viene più a trovare, e non ridiamo più insieme. Mi manca, e quando sarò vecchia anche di più.

Dopo un po' da mia nonna è arrivata una signora di mezz'età - che se sentisse che la chiamo così non la prenderebbe tanto bene - e si è messa a polemizzare sul fatto che a San Vito "è da vent'anni che in comune ci sono i comunisti". E a dire che avanti di questo passo sarà sempre peggio. Mia nonna - sempre quella del 1923 - ha detto "Eh..ogni tanto bisognerebbe girarsi indietro a vedere quello che c'è stato." E la signora "Eh si, quella volta stavate sicuramente meglio!"

Mia nonna mentre parlava era seria, aveva negli occhi la consapevolezza di chi sa quello che dice, e l'altra aveva in faccia un mezzo sorriso superficiale, incosciente, spudorato e vuoto.

Ecco. Non so cosa mi abbia trattenuto da centrarle un occhio con uno sputo ben assestato.
Quello che mi fa più imbestialire è il fatto che ci sono milioni di persone che la pensano come questa ignorante.
Io ho paura di quest'ignoranza e di questa maleducazione sfrontata.
Se non sappiamo cosa è successo prima di noi non potremo mai progredire. In nessun senso.
Io credo che i nostri nonni siano la più grande ricchezza che abbiamo, l'unico modo per non dimenticare, per essere un po' più umili, per non dare mai niente per scontato. Neanche una pizza fuori la domenica.

Se vuoi impedire la tua crescita, sii ricco.
Il nostro problema è che siamo ricchi.

domenica 6 marzo 2011

Ommioddio!!

Donna di Repubblica questa settimana mi ha dato più soddisfazioni del solito:



"Elio Germano ha vinto la Palma a Cannes, se non sapete chi è Elio Germano è perchè pensate che una Palma a Cannes, scusa la franchezza, valga meno di un rapporto orale con una diciassettenne. Ma questo non è un problema che riguarda Germano, KIm Rossi Stuart, o Pierfrancesco Favino, è un problema che riguarda ciò che fa notizia in un paese, e che quindi lo rappresenta. Io non voglio rappresentare questo."
P.F.

Quest'uomo mi fa impazzire.

Cose che non vanno più di moda: LE AGENDE

di GIACOMO PAPI
Dialogo tra un venditore di almanacchi e una bambina con telefonino

Un venditore ambulante di agende, almanacchi, diari, bussole, orologi e mappe geografiche, che era corso per la maggior parte del mondo, e soggiornato in diversissime terre, si trovò un giorno in un treno senza passeggeri, quando vide una bambina di capelli nerissimi in un vagone, tutta sola e intenta a giuocare con il suo telefonino.
Venditore: Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi. Agende, bussole, orologi, carte geograafiche. Bisognano, signorina, agendine?
Bambina: No.
Venditore: Dove sono la tua mamma e il tuo papà?
Bambina: Non lo so, non ci sono. Sto facendo il record.
Venditore: E a che cosa stai giocando, bambina?
Bambina: A un giuoco...
Venditore: Questo lo vedo da me. Che giuoco?
Bambina: Un giuoco del telefonino.
Venditore: Come ti chiami, bambina?
Bambina: Moda.
Venditore: Come?
Bambina: Moooda!
Venditore: Che nome strano! E la tua mamma come si chiama?
Bambina: Uffa! Morte. Come quella che mi fai venire tu che mi fai anche perdere la partita.
Scagliato con stizza il telefonino sulle ginocchia, la bambina sollevò finalmente gli occhi neri a fissare il venditore. Aveva un volto di vecchia tutto pieno di rughe.
Venditore: Scusami, Moda, posso farmi perdonare con un regalo?
Bambina: Che cosa?
Venditore: La vuoi un’agendina?
Bambina: C’è già dentro il mio telefono.
Venditore: Ma questa è diversa.
Bambina: Sì. È peggiore. Ci stanno pochi nomi, si riempie di cancellature, l’ordine alfabetico è approssimativo, mentre il mio software mi mette tutti i nomi che voglio e in ordine perfetto. E poi c’è un’altra cosa... con i telefonini non serve più imparare i numeri a memoria...
Venditore: Vero, pensa che mi ricordo ancora il mio numero di quando ero piccolo 599560 e quello del mio compagno di banco 588968...
Bambina: Tu lo sai, signore, perché i numeri si dicono in fila e non come numero intero? Se uno ha il 3398441628, perché non dice 3 miliardi 398 milioni 441mila 628?
Venditore: Non lo so! Però quando cambi agenda e riscrivi i tuoi indirizzi, fai un bilancio su quelli che sono rimasti amici e quelli che non lo sono più...
Bambina: Sai che bellezza, una volta ho visto un film - era di Jules Les Jour, credo - dove c’era un vecchio che riscriveva l’agenda e a ogni nome ricordava la sua vita e alla fine capiva che non era servita a niente, così alla zeta si sparava un colpo alla tempia.
Venditore: E una bussola la vuoi?
Bambina: Nel telefono c’è.
Venditore: Un diario?
Bambina: Anche.
Venditore: Vuoi questa bellissima mappa della città dove stiamo andando?
Bambina: Qui nel mio telefono c’è la mappa via satellite di tutto il mondo e mi dice anche dove mi trovo io in qualsiasi momento...
Venditore: Allora ti regalo un orologio. Sei contenta?
Bambina: Tze, figurarsi se non c’è l’orologio nel telefono.
Venditore: Giochiamo a tris, vuoi? A scacchi, dama, battaglia navale?
Bambina: C’è tutto nel telefono. Come il cinema ha assorbito teatro, pittura, letteratura e musica in una sola arte, così i telefonini inghiottono tutto ciò che divertiva voi vecchi...
Venditore: E una caramella la vuoi, stronzetta?

giovedì 10 febbraio 2011

E QUANDO FINIRO' L'UNIVERSITA' SARO' PARALITICA




"In nome dell’educazione, si imbottisce la gente di idee.
Un bambino veramente vivo, non può stare seduto per lungo tempo. E’ vivo, non è morto. Ha voglia di saltare e correre, fare milioni di cose. E’ straripante. E noi lo costringiamo a stare seduto. E cosa succede? Quando ha finito l’università è quasi un paralitico. Per vent’anni è stato costretto a concentrarsi continuamente, e a quella concentrazione la società da un’enorme importanza. Ci sono gli esami, e se fallisce viene rimproverato, se ha successo viene apprezzato. Giochiamo il gioco dell’ego, insegniamo al bambno ad essere egoico, gli insegniamo che l’unico valore di questa società è l’estrema efficienza, e non una maggiore consapevolezza."

Martedì ho ascoltato dieci minuti la radio prima di scappare via per fare l'ultimo esame della sessione, e Fabio Volo mi ha letto questa cosa. E' incredibile. Arriva sempre al momento giusto, con la cosa giusta.
Avrei preferito non sentirlo e non avere quelle due merdosissime ernie che ho.
Fanculo.

sabato 29 gennaio 2011

SANTE PAROLE!

venerdì 28 gennaio 2011

NOI

"Noi ci dobbiamo ribellare, prima che sia troppo tardi, prima di abituarci alle loro facce! Prima di non accorgerci più di niente!"

Peppino Impastato

mercoledì 26 gennaio 2011

PER NON DIMENTICARE.

"Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo.
Come una rana d'inverno
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole:
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi."

Primo Levi, Se questo è un uomo.

Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario.

martedì 25 gennaio 2011

E' regime.

domenica 23 gennaio 2011

Ho sempre preferito la pagnotta intera.

Alla voce "compromesso" di Wikiquote, si legge:

Coloro che sono inclini al compromesso non potranno mai fare una rivoluzione. (Mustafa Kemal Atatürk)

Sono uno che non ha mai fatto compromessi. Non ne ho avuto forse un grande bisogno, ma avevo una repulsione per i compromessi e se questa la vuoi chiamare moralità, sì. (Tiziano Terzani)

Il compromesso è la sistemazione di un conflitto fra interessi diversi tale che dà a ciascuno dei contendenti la soddisfazione di pensare di aver avuto ciò che non gli spettava e di non essere stato privato di nulla tranne che di ciò che gli era dovuto. (Ambrose Bierce)

Il compromesso era solito significare che mezza pagnotta era meglio di niente. (Gilbert Keith Chesterton)

Il compromesso non è altro che il sacrificio di una cosa buona o giusta fatto nella speranza di conservarne un'altra; tuttavia troppo spesso si finisce per perderle entrambe. (Tryon Edwards)

Nel mio mondo, la parola compromesso è sinonimo di vita. E dove c'è vita ci sono compromessi. Il contrario di compromesso non è integrità e nemmeno idealismo e nemmeno determinazione o devozione. Il contrario di compromesso è fanatismo, morte. (Amos Oz)

Tutto il governo – anzi ogni beneficio e gioia umani, ogni virtù e ogni azione prudente – sono fondati sul compromesso e lo scambio. (Edmund Burke)

Un compromesso è perfetto quando tutti sono scontenti. (Aristide Briand)


Mi sto accorgendo piano piano che il mondo intorno a me è pieno di compromessi.
Ho sempre pensato che nella politica, nell'economia, nel lavoro, nei rapporti istituzionali e di potere siano necessari. E quindi anche opportuni e legittimi.

Ma mi intristisce vedere come le persone vivano di compromessi anche nella loro vita privata, accettando consapevolmente di sacrificare la propria felicità, il proprio bisogno di verità per vivere di una felicità apparente o incompleta.

Per quanto riguarda me, ho sempre preferito la pagnotta intera.

venerdì 21 gennaio 2011

Una decade di decadenza



Ci facciamo prendere per il culo anche dai gialli.

E, non paghi, abbiamo anche il coraggio di dire che Pasolini era una cattiva persona.
Lo stesso Pasolini che diceva "Nulla è più anarchico del potere, il potere fa praticamente ciò che vuole e ciò che il potere vuole è completamente arbitrario, o dettatogli da sue necessità di carattere economico che sfuggono alla logica comune."
Lo stesso Pasolini che ha diretto Salò - definito "uno dei più scioccanti film della storia del cinema" - che sembra la rappresentazione di un festino del nostro Presidente del Consiglio.

Io mi vergogno per quelle persone che continuano a difendere questo personaggio squallido, ad appoggiarlo e - quel che è peggio - a voler essere come lui.

La nostra società è deviata. Non abbiamo più spirito critico, ci vendiamo al miglior offerente, disprezziamo la morale, invidiamo l'uso criminoso del potere, siamo razzisti, la responsabilità e l'impegno ci annoiano, non sappiamo l'italiano, non vogliamo fare fatica, siamo ignoranti, bugiardi, tracotanti, arretrati, irrispettosi, immorali, superficiali, indifferenti, miserabili, maleducati, porci, apatici, menefreghisti, spassionati, incivili e rozzi.

Ho finito.

martedì 18 gennaio 2011

Noi chi vogliamo essere?

"C'è chi usa i mattoni delle sue idee per edificare, costruire qualcosa.
C'è chi li lancia per distruggere, per ferire un altro.
Ci sono quelli che ci costruiscono mura spesse e si seppelliscono dentro.

Noi chi vogliamo essere?

Le nostre idee sparpagliate per terra, ogni tanto ci inciampiamo dentro, ogni tanto facciamo una pila e ci saliamo sopra per vedere un po' più lontano."

Vittoria Cane, a intervalli regolari, da le parole ai miei pensieri.

sabato 15 gennaio 2011

La solitudine dei numeri primi

"Tutto l'affetto dei genitori si risolve in piccole premure, nelle stesse preoccupazioni che i suoi elencavano al telefono ogni mercoledì: il mangiare, il caldo e il freddo, la stanchezza, a volte i soldi. Tutto il resto giaceva come sommerso a profondità irranggiungibili, in una massa cementificata di discorsi mai affrontati, di scuse da fare e da ricevere e di ricordi da correggere, che sarebbero rimasti tali."

venerdì 7 gennaio 2011

giovedì 6 gennaio 2011

Cit.

"La spaventosa livellatrice dell'infimo, la vergogna, era passata su quelle fronti;
giunti a quel grado d'abbassamento, tutti subivano le ultime trasformazioni nelle ultime profondità;
e l'ignoranza, mutata in ebetismo, era identica all'intelligenza mutata in disperazione.
Non v'era possibilità di scelta tra quegli uomini che apparivano allo sguardo come l'elite del fango."

V.H.

martedì 4 gennaio 2011

lunedì 3 gennaio 2011

Ho trovato più grazia nell'uomo totalmente ignorante che nei male acculturati. PPP

Ieri sera ho capito qual è il mio problema. Uno dei tanti.
Uno che mi da parecchio fastidio, perchè mi da un senso di impotenza antipatico.
L'ignoranza di certe persone mi disarma, tanto da non riuscire più a parlare e a continuare la discussione.
Che poi non sono solo ignoranti, ma sono barricate dietro le proprie posizioni, dietro le proprie idee.
Che sono idee che si sono fatte per sentito dire, perchè sono convinta che se fossero un po' più informate certe cose non le potrebbero neanche pensare.
A me piace discutere con persone che hanno un'idea diversa dalla mia, con persone che vedono le cose da un punto di vista diverso, che interpretano le cose diversamente da come faccio io - se non altro perchè ognuno lo fa sulla base del proprio bagaglio culturale. Mi piace molto. Non voglio che tutti la pensino come me, anzi. Sarebbe noioso. Ma pretendo che queste persone - dal momento in cui difendono a spada tratta una propria idea - lo facciano sulla base di qualcosa che concretamente conoscono.
Non sono disposta e non riesco a discutere e a dire la mia davanti ad un muro creato da disinformazione, pregiudizi, ignoranza e arretratezza culturale.
Non ci sto, e non riesco più a parlare. E' sbagliatissimo, lo so, e per questo mi da fastidio.