lunedì 27 dicembre 2010
Non ce la posso fare
Oggi anche mio nonno mi ha detto che devo organizzarmi e mettermi a studiare.
Ah, ok. Adesso ci provo, eh. Un attimo.
martedì 21 dicembre 2010
lunedì 20 dicembre 2010
Buttando il cuore in qualunque posto.
C'è stato un periodo in cui ascoltavo ossessivamente i Tiromancino.
Tra le loro canzoni, anche la più spensierata è di una tristezza disarmante.
Era da anni che non tiravo fuori quel cd.
Oggi l'ho ripescato.
Va bè, continuiamo così, facciamoci del male.
domenica 19 dicembre 2010
Nove banche vogliono dividere l'euro in due.
Le opinioni sull'andamento dei mercati finanziari e in particolare sull'euro e sui debiti sovrani europei sono incerte e contraddittorie. Sia quelle delle autorità internazionali, sia quelle dei governi, sia infine quelle degli economisti e dei banchieri. In alcuni casi queste diversità sono dovute ad una scarsa conoscenza dei meccanismi operativi della speculazione e degli obiettivi che essa si propone. Ed anche dalla sua struttura. In generale si ritiene che il nocciolo duro della speculazione sia composto dagli "hedge funds" i fondi dedicati ad impieghi rischiosi che quando centrano l'obiettivo procurano elevati rendimenti in tempi di bassi tassi di interesse.
È vero, gli "hedge funds" sono un'ingente massa di manovra ma non rappresentano il cervello della speculazione. Il cervello sta al vertice del sistema bancario internazionale e vede insieme sia le grandi banche di credito sia le grandi banche d'affari americane, inglesi, svizzere, tedesche. Le piazze dalle quali si irradiano gli impulsi speculativi sono quelle di New York, Londra, Parigi, Francoforte, Tokyo, Hong Kong. Il New York Times ha descritto pochi giorni fa il funzionamento di questa "Cupola" ed ha anche indicato le banche che la compongono: J. P. Morgan, Bank of America, Goldman Sachs, Ubs, Credit Suisse, Barclays, Citigroup ed altre per un totale di nove. Ma ciascuna di esse possiede una quantità di partecipazioni e diramazioni in tutto il mondo e capitali immensi a disposizione.
In un giorno fisso della settimana i capi delle
nove banche principali si riuniscono in un club riservato, esaminano gli ultimi dati sull'occupazione, sui mutui immobiliari, sulla produzione manifatturiera, sui tassi di cambio delle principali valute (dollaro, euro, yen, yuan), sugli "spread" tra i principali debiti sovrani, sulle materie prime. L'esame dura un'ora o poco più. Poi tirano le somme e decidono come muoversi sui mercati oppure non muoversi e restare in attesa.
Nell'esame di tanto in tanto rientrano anche questioni politiche quando sono tali da influenzare l'andamento dei mercati, ma secondo gli informatori del New York Times la politica entra di rado nelle valutazioni della Cupola, salvo per ovvie ragioni quella americana e quella cinese.
Si fa un gran parlare, nella Comunità degli affari e nelle forze politiche, della necessità di liberalizzare i mercati e di mantenere viva la libera concorrenza in tutte le sue forme; perciò fa una certa sensazione apprendere che, nonostante le apparenze, i liberi mercati sono in realtà guidati da un vero e proprio comitato d'affari dotato di risorse pressoché illimitate e della potenza politica ed economica che ne deriva. Ma anche questo è un segreto di Pulcinella.
Di comitato d'affari parlò per primo Carlo Marx negli anni Quaranta dell'Ottocento e se ne è continuato a parlare negli ambienti della sinistra internazionale. Questa volta però chi ne parla e ne fornisce i nomi è uno dei grandi giornali americani, di intonazione liberale e democratica ma non certo ideologicamente socialista. Del resto persino in Italia esiste un comitato del genere che sta a mezza strada tra la politica e gli affari e ha la sua base nelle partecipazioni intrecciate tra i vari membri che lo compongono. È un comitato che ha di mira soprattutto la stabilità dei poteri forti, con scarsa vocazione e scarse connessioni con la speculazione internazionale. La nostra piccola Cupola è piuttosto provinciale e si dipana tra Milano, Trieste, Torino. E naturalmente Roma.
* * *
Ma torniamo agli obiettivi della speculazione internazionale, soprattutto per quanto riguarda i mercati europei, i debiti sovrani europei e la moneta comune. Ho scritto in un articolo di qualche giorno fa che il tasso di cambio dell'euro non è l'obiettivo primario della speculazione. Il suo obiettivo primario sono i debiti sovrani più sensibili e i tassi differenziali di ciascuno di loro rispetto al "bund" tedesco. Per dirla con chiarezza: la speculazione ha come mira principale quella di aumentare la differenza tra i tassi dei Paesi europei deboli e il "bund". L'avversario che ha il compito di contrastarla è la Banca centrale europea, che tra i vari compiti non scritti nel suo statuto ma non per questo inesistenti ha anche quello di limitare lo "spread" tra i vari membri dell'eurozona.
Quei differenziali hanno alcune cause che ne determinano le dinamiche. In alcuni casi le finanze pubbliche di quel paese sono dissestate, in altri sono dissestate le banche, in altri ancora è in crisi l'economia reale, oppure tutti questi elementi insieme. La speculazione segue queste diverse realtà e le amplifica picchiando al momento opportuno. Poi si ritira quando la Bce entra in gioco e porta a casa cospicui profitti che costituiscono ulteriori munizioni per ricominciare il gioco. L'obiettivo finale è quello di dividere l'Europa monetaria in due: una zona forte con la Germania al centro e con l'euro come moneta comune; una zona debole con una moneta che potrebbe essere denominata euro-sud e che può oscillare rispetto all'euro.
Qualora un progetto del genere si verificasse, si aprirebbe per la speculazione un nuovo terreno di gioco di amplissime dimensioni e di facili profitti. Non sarà però facile arrivare a tanto, le difese ci sono e le ragioni per combattere quel progetto anche. Personalmente penso che l'eurozona resisterà, ma penso anche che la speculazione continuerà la sua guerriglia dalla quale comunque ricava lauti profitti. Quella spina nel fianco durerà fino a quando i debiti sovrani non saranno stati ridotti, fino a quando le economie dei Paesi membri non saranno così disomogenee e fino a quando l'Europa non avrà un suo governo e una sua unitaria politica fiscale.
"It's a Long Way to Tipperary..."
* * *
È logico che in Italia ci si domandi: il nostro Paese è anch'esso nel mirino della speculazione? Sapremo difenderci? Ci costerà? La politica è uno degli elementi di questa partita? Finora l'Italia, cioè il debito sovrano italiano, non sono stati un bersaglio diretto. Abbiamo subito in due o tre recenti occasioni, delle schegge di rimbalzo da colpi lanciati contro altri obiettivi: Grecia, Irlanda, Portogallo, Belgio, Spagna. Noi di rimbalzo, appunto.
Quanto alla politica italiana, non sembra che quei nove signori che si riuniscono nel loro club di Manhattan se ne siano occupati granché se non per riderci su. Che a Palazzo Chigi ci sia Berlusconi oppure Letta oppure Tremonti oppure Casini non sembra che possa innescare ondate speculative. Sarebbe diverso se ci fossero elezioni: una campagna elettorale dura dai due a tre mesi, durante i quali c'è soltanto un governo in carica per l'ordinaria amministrazione. Una situazione del genere lascerebbe pascoli abbondanti alla speculazione.
Ma all'infuori di questa ipotesi - che tuttavia potrebbe verificarsi tra qualche mese - i cambiamenti di governo in un ventaglio che va dal centrodestra al Partito democratico non pesa un euro nelle valutazioni degli speculatori. Pesa invece la mancata crescita economica, la bassissima competitività, il deficit, l'elevata pressione fiscale, l'enorme debito pubblico, la coesione sociale sfarinata.
Tutti questi elementi esistenti da tempo e mai scalfiti da una politica riformatrice che non c'è mai stata negli ultimi dieci anni, sono bombe a orologeria che non sarà facile disinnescare con un governo come quello esistente. Se la raccogliticcia maggioranza di tre voti diventasse di dieci o di quindici, la situazione non cambierebbe in nulla come in nulla sarebbe cambiata se la sfiducia fosse passata salvo il fatto, politicamente e moralmente essenziale d'esserci liberati da Berlusconi.
Dal punto di vista della speculazione la questione è invece irrilevante; lo era un mese fa e lo è adesso. La speculazione è cinica, il comitato d'affari è cinico. Noi siamo una preda potenziale molto ghiotta e stiamo immobili ad aspettare che il club di Manhattan decida di saltarci addosso. Questa è la situazione, che meriterebbe d'essere corretta in fretta. Non saranno certo Scilipoti e Moffa e neppure i reverendi cardinali e vescovi di Santa Madre Chiesa a risolvere la questione. Preghino per l'Italia i principi della Chiesa se vogliono, e si occupino delle anime. Per tutto il resto sono soltanto un ingombro e quando l'attacco speculativo verrà non saranno certo loro a poterci aiutare.
(19 dicembre 2010) EUGENIO SCALFARI
Leggendo l'editoriale di Scalfari della Domenica di Repubblica di oggi, mi sono chiesta perchè.
Perchè diavolo i nostri politici, i giornalisti che frequentano le trasmissioni televisive, e tutte le persone che dovrebbero informarci su cosa succede nel Mondo non parlano mai in questo modo. La mia risposta è principalmente una: non sanno.
Le persone che ci governano e le persone che ci forniscono l'informazione più facilmente raggiungibile (perchè è molto più facile ascoltare - o meglio, guardare - un telegiornale che leggersi una pagina di editoriale scritto in piccolino) non sanno fare un'analisi accurata e approfondita dei fatti, non sanno prendere una posizione neutrale e spiegare le cose con il solo intento di far capire anche solo una briciola di tutta la vicenda alla gente che non ha conoscenze tecniche sull'argomento.
Io credo che il nostro Ministro dell'Economia Giulio Tremonti non sia in grado di fare un'analisi economico-finanziaria nemmeno simile a quelle che ci propone Scalfari. Senza poi aggiungere il fatto che l'attuale classe politico-mafiosa non ha nessuna intenzione di informare i cittadini nè sulla situazione del Paese nè sul proprio operato, perciò il problema non si pone.
Credo cioè che il carattere criminoso della nostra classe dirigente non sia l'unico problema - anche se evidentemente imprescindibile. Credo che un aspetto altrettanto importante della nostra vergognosa situazione è la completa assenza di competenza.
C'è bisogno di qualcuno che sia preparato e capace, che sappia informare correttamente l'intero Paese e che - sopratutto - sappia individuare una soluzione, voglia veramente perseguirla e ci dia delle indicazioni valide su come farlo e farlo bene.
È vero, gli "hedge funds" sono un'ingente massa di manovra ma non rappresentano il cervello della speculazione. Il cervello sta al vertice del sistema bancario internazionale e vede insieme sia le grandi banche di credito sia le grandi banche d'affari americane, inglesi, svizzere, tedesche. Le piazze dalle quali si irradiano gli impulsi speculativi sono quelle di New York, Londra, Parigi, Francoforte, Tokyo, Hong Kong. Il New York Times ha descritto pochi giorni fa il funzionamento di questa "Cupola" ed ha anche indicato le banche che la compongono: J. P. Morgan, Bank of America, Goldman Sachs, Ubs, Credit Suisse, Barclays, Citigroup ed altre per un totale di nove. Ma ciascuna di esse possiede una quantità di partecipazioni e diramazioni in tutto il mondo e capitali immensi a disposizione.
In un giorno fisso della settimana i capi delle
nove banche principali si riuniscono in un club riservato, esaminano gli ultimi dati sull'occupazione, sui mutui immobiliari, sulla produzione manifatturiera, sui tassi di cambio delle principali valute (dollaro, euro, yen, yuan), sugli "spread" tra i principali debiti sovrani, sulle materie prime. L'esame dura un'ora o poco più. Poi tirano le somme e decidono come muoversi sui mercati oppure non muoversi e restare in attesa.
Nell'esame di tanto in tanto rientrano anche questioni politiche quando sono tali da influenzare l'andamento dei mercati, ma secondo gli informatori del New York Times la politica entra di rado nelle valutazioni della Cupola, salvo per ovvie ragioni quella americana e quella cinese.
Si fa un gran parlare, nella Comunità degli affari e nelle forze politiche, della necessità di liberalizzare i mercati e di mantenere viva la libera concorrenza in tutte le sue forme; perciò fa una certa sensazione apprendere che, nonostante le apparenze, i liberi mercati sono in realtà guidati da un vero e proprio comitato d'affari dotato di risorse pressoché illimitate e della potenza politica ed economica che ne deriva. Ma anche questo è un segreto di Pulcinella.
Di comitato d'affari parlò per primo Carlo Marx negli anni Quaranta dell'Ottocento e se ne è continuato a parlare negli ambienti della sinistra internazionale. Questa volta però chi ne parla e ne fornisce i nomi è uno dei grandi giornali americani, di intonazione liberale e democratica ma non certo ideologicamente socialista. Del resto persino in Italia esiste un comitato del genere che sta a mezza strada tra la politica e gli affari e ha la sua base nelle partecipazioni intrecciate tra i vari membri che lo compongono. È un comitato che ha di mira soprattutto la stabilità dei poteri forti, con scarsa vocazione e scarse connessioni con la speculazione internazionale. La nostra piccola Cupola è piuttosto provinciale e si dipana tra Milano, Trieste, Torino. E naturalmente Roma.
* * *
Ma torniamo agli obiettivi della speculazione internazionale, soprattutto per quanto riguarda i mercati europei, i debiti sovrani europei e la moneta comune. Ho scritto in un articolo di qualche giorno fa che il tasso di cambio dell'euro non è l'obiettivo primario della speculazione. Il suo obiettivo primario sono i debiti sovrani più sensibili e i tassi differenziali di ciascuno di loro rispetto al "bund" tedesco. Per dirla con chiarezza: la speculazione ha come mira principale quella di aumentare la differenza tra i tassi dei Paesi europei deboli e il "bund". L'avversario che ha il compito di contrastarla è la Banca centrale europea, che tra i vari compiti non scritti nel suo statuto ma non per questo inesistenti ha anche quello di limitare lo "spread" tra i vari membri dell'eurozona.
Quei differenziali hanno alcune cause che ne determinano le dinamiche. In alcuni casi le finanze pubbliche di quel paese sono dissestate, in altri sono dissestate le banche, in altri ancora è in crisi l'economia reale, oppure tutti questi elementi insieme. La speculazione segue queste diverse realtà e le amplifica picchiando al momento opportuno. Poi si ritira quando la Bce entra in gioco e porta a casa cospicui profitti che costituiscono ulteriori munizioni per ricominciare il gioco. L'obiettivo finale è quello di dividere l'Europa monetaria in due: una zona forte con la Germania al centro e con l'euro come moneta comune; una zona debole con una moneta che potrebbe essere denominata euro-sud e che può oscillare rispetto all'euro.
Qualora un progetto del genere si verificasse, si aprirebbe per la speculazione un nuovo terreno di gioco di amplissime dimensioni e di facili profitti. Non sarà però facile arrivare a tanto, le difese ci sono e le ragioni per combattere quel progetto anche. Personalmente penso che l'eurozona resisterà, ma penso anche che la speculazione continuerà la sua guerriglia dalla quale comunque ricava lauti profitti. Quella spina nel fianco durerà fino a quando i debiti sovrani non saranno stati ridotti, fino a quando le economie dei Paesi membri non saranno così disomogenee e fino a quando l'Europa non avrà un suo governo e una sua unitaria politica fiscale.
"It's a Long Way to Tipperary..."
* * *
È logico che in Italia ci si domandi: il nostro Paese è anch'esso nel mirino della speculazione? Sapremo difenderci? Ci costerà? La politica è uno degli elementi di questa partita? Finora l'Italia, cioè il debito sovrano italiano, non sono stati un bersaglio diretto. Abbiamo subito in due o tre recenti occasioni, delle schegge di rimbalzo da colpi lanciati contro altri obiettivi: Grecia, Irlanda, Portogallo, Belgio, Spagna. Noi di rimbalzo, appunto.
Quanto alla politica italiana, non sembra che quei nove signori che si riuniscono nel loro club di Manhattan se ne siano occupati granché se non per riderci su. Che a Palazzo Chigi ci sia Berlusconi oppure Letta oppure Tremonti oppure Casini non sembra che possa innescare ondate speculative. Sarebbe diverso se ci fossero elezioni: una campagna elettorale dura dai due a tre mesi, durante i quali c'è soltanto un governo in carica per l'ordinaria amministrazione. Una situazione del genere lascerebbe pascoli abbondanti alla speculazione.
Ma all'infuori di questa ipotesi - che tuttavia potrebbe verificarsi tra qualche mese - i cambiamenti di governo in un ventaglio che va dal centrodestra al Partito democratico non pesa un euro nelle valutazioni degli speculatori. Pesa invece la mancata crescita economica, la bassissima competitività, il deficit, l'elevata pressione fiscale, l'enorme debito pubblico, la coesione sociale sfarinata.
Tutti questi elementi esistenti da tempo e mai scalfiti da una politica riformatrice che non c'è mai stata negli ultimi dieci anni, sono bombe a orologeria che non sarà facile disinnescare con un governo come quello esistente. Se la raccogliticcia maggioranza di tre voti diventasse di dieci o di quindici, la situazione non cambierebbe in nulla come in nulla sarebbe cambiata se la sfiducia fosse passata salvo il fatto, politicamente e moralmente essenziale d'esserci liberati da Berlusconi.
Dal punto di vista della speculazione la questione è invece irrilevante; lo era un mese fa e lo è adesso. La speculazione è cinica, il comitato d'affari è cinico. Noi siamo una preda potenziale molto ghiotta e stiamo immobili ad aspettare che il club di Manhattan decida di saltarci addosso. Questa è la situazione, che meriterebbe d'essere corretta in fretta. Non saranno certo Scilipoti e Moffa e neppure i reverendi cardinali e vescovi di Santa Madre Chiesa a risolvere la questione. Preghino per l'Italia i principi della Chiesa se vogliono, e si occupino delle anime. Per tutto il resto sono soltanto un ingombro e quando l'attacco speculativo verrà non saranno certo loro a poterci aiutare.
(19 dicembre 2010) EUGENIO SCALFARI
Leggendo l'editoriale di Scalfari della Domenica di Repubblica di oggi, mi sono chiesta perchè.
Perchè diavolo i nostri politici, i giornalisti che frequentano le trasmissioni televisive, e tutte le persone che dovrebbero informarci su cosa succede nel Mondo non parlano mai in questo modo. La mia risposta è principalmente una: non sanno.
Le persone che ci governano e le persone che ci forniscono l'informazione più facilmente raggiungibile (perchè è molto più facile ascoltare - o meglio, guardare - un telegiornale che leggersi una pagina di editoriale scritto in piccolino) non sanno fare un'analisi accurata e approfondita dei fatti, non sanno prendere una posizione neutrale e spiegare le cose con il solo intento di far capire anche solo una briciola di tutta la vicenda alla gente che non ha conoscenze tecniche sull'argomento.
Io credo che il nostro Ministro dell'Economia Giulio Tremonti non sia in grado di fare un'analisi economico-finanziaria nemmeno simile a quelle che ci propone Scalfari. Senza poi aggiungere il fatto che l'attuale classe politico-mafiosa non ha nessuna intenzione di informare i cittadini nè sulla situazione del Paese nè sul proprio operato, perciò il problema non si pone.
Credo cioè che il carattere criminoso della nostra classe dirigente non sia l'unico problema - anche se evidentemente imprescindibile. Credo che un aspetto altrettanto importante della nostra vergognosa situazione è la completa assenza di competenza.
C'è bisogno di qualcuno che sia preparato e capace, che sappia informare correttamente l'intero Paese e che - sopratutto - sappia individuare una soluzione, voglia veramente perseguirla e ci dia delle indicazioni valide su come farlo e farlo bene.
lunedì 13 dicembre 2010
2010. Cosa mi hai tolto, cosa mi hai dato.
2010.
Mi hai tolto 1 diottria. Mi hai dato 15 esami. Mi hai tolto l'estate. Mi hai dato Hayez, Monet, Cartier-Bresson e Goldberg. Mi hai tolto la maggior parte del mio tempo libero. Mi hai dato una laurea. Mi hai tolto 5 chili e me li hai anche tornati. Mi hai dato Carmen Consoli, i Pearl Jam, Il Teatro degli Orrori, i Tarm, le Luci della Centrale Elettrica, Ligabue, Dalla e De Gregori. Mi hai tolto la salute di molti day after. Mi hai dato la lubjanska di Gianni. Mi hai tolto la Sicilia e il Trentino. Mi hai dato forti dosi di ansia anticipata. Mi hai tolto la zia Irene. Mi hai dato Londra e Ferrara. Mi hai dato un compleanno speciale. Non mi hai dato un governo capace e competente. Mi hai tolto il giovedì sera a casa. Mi hai dato la nausea per molti mesi. Mi hai dato la tempesta sotto le stelle. Mi hai dato il mio cuginetto che cresce. Mi hai dato una Barcolana divertente. Mi hai tolto l'audi del pupi. Mi hai dato un consanguineo di cui non so se potrò più fare a meno. Mi hai dato paure non giustificate. Mi hai tolto la voglia, spesso e volentieri. Mi hai dato l'amica che sognavo. Mi hai tolto il mio vecchio Toshiba. Mi hai dato una passeggiata con un mio vecchio amico, dopo tanto tempo. Mi hai dato la consapevolezza che "gli amici vanno e vengono. Ma alcuni, i più preziosi, rimarranno". Mi hai dato una sorella iscritta all'albo degli psicologi che meriterebbe un posto fisso e uno stipendio adeguato. Negli ultimi giorni, mi hai tolto un po' di ansia anticipata. Mi hai dato la gioia di vedere un bimbo nelle sue prime ore di vita, e i suoi genitori esplodere di felicità. Mi hai tolto la possibilità di guardare un telegiornale rai, senza avere sforzi di vomito. Mi hai dato la voglia di aspettare il mio Ing. preferito che torna dall'estero. Mi hai dato una Trieste migliore. Mi hai tolto troppo presto un pezzo fondamentale della mia infanzia. Mi hai dato la quiete dopo la tempesta. Mi hai tolto un Natale sereno. Mi hai dato una mamma completamente irrazionale,e un papà che quando è in vacanza è esilarante. Mi hai tolto il tempo di leggere i libri accumulati negli ultimi mesi. Mi hai dato la consapevolezza che ci sono persone migliori di altre. Mi hai dato la forza di essere decente anche con queste altre. Mi hai dato la voglia di affrontare il 2011 con i pugni chiusi e la mente aperta.
Mi hai tolto 1 diottria. Mi hai dato 15 esami. Mi hai tolto l'estate. Mi hai dato Hayez, Monet, Cartier-Bresson e Goldberg. Mi hai tolto la maggior parte del mio tempo libero. Mi hai dato una laurea. Mi hai tolto 5 chili e me li hai anche tornati. Mi hai dato Carmen Consoli, i Pearl Jam, Il Teatro degli Orrori, i Tarm, le Luci della Centrale Elettrica, Ligabue, Dalla e De Gregori. Mi hai tolto la salute di molti day after. Mi hai dato la lubjanska di Gianni. Mi hai tolto la Sicilia e il Trentino. Mi hai dato forti dosi di ansia anticipata. Mi hai tolto la zia Irene. Mi hai dato Londra e Ferrara. Mi hai dato un compleanno speciale. Non mi hai dato un governo capace e competente. Mi hai tolto il giovedì sera a casa. Mi hai dato la nausea per molti mesi. Mi hai dato la tempesta sotto le stelle. Mi hai dato il mio cuginetto che cresce. Mi hai dato una Barcolana divertente. Mi hai tolto l'audi del pupi. Mi hai dato un consanguineo di cui non so se potrò più fare a meno. Mi hai dato paure non giustificate. Mi hai tolto la voglia, spesso e volentieri. Mi hai dato l'amica che sognavo. Mi hai tolto il mio vecchio Toshiba. Mi hai dato una passeggiata con un mio vecchio amico, dopo tanto tempo. Mi hai dato la consapevolezza che "gli amici vanno e vengono. Ma alcuni, i più preziosi, rimarranno". Mi hai dato una sorella iscritta all'albo degli psicologi che meriterebbe un posto fisso e uno stipendio adeguato. Negli ultimi giorni, mi hai tolto un po' di ansia anticipata. Mi hai dato la gioia di vedere un bimbo nelle sue prime ore di vita, e i suoi genitori esplodere di felicità. Mi hai tolto la possibilità di guardare un telegiornale rai, senza avere sforzi di vomito. Mi hai dato la voglia di aspettare il mio Ing. preferito che torna dall'estero. Mi hai dato una Trieste migliore. Mi hai tolto troppo presto un pezzo fondamentale della mia infanzia. Mi hai dato la quiete dopo la tempesta. Mi hai tolto un Natale sereno. Mi hai dato una mamma completamente irrazionale,e un papà che quando è in vacanza è esilarante. Mi hai tolto il tempo di leggere i libri accumulati negli ultimi mesi. Mi hai dato la consapevolezza che ci sono persone migliori di altre. Mi hai dato la forza di essere decente anche con queste altre. Mi hai dato la voglia di affrontare il 2011 con i pugni chiusi e la mente aperta.
domenica 12 dicembre 2010
MariaGrazia
"Se muore lei, per me tutta questa messa in scena del mondo che gira, posso anche smontare, portare via, schiodare tutto, arrotolare tutto il cielo e caricarlo su un camion col rimorchio, possiamo spengere questa luce bellissima del sole che mi piace tanto... ma tanto... lo sai perché mi piace tanto? Perché mi piace lei illuminata dalla luce del sole, tanto... portar via tutto questo tappeto, queste colonne, questo palazzo... la sabbia, il vento, le rane, i cocomeri maturi, la grandine, le 7 del pomeriggio, maggio, giugno, luglio, il basilico, le api, il mare, le zucchine... le zucchine."
Se si guardano gli occhi di quella famiglia, è questo quello che si sente, che si legge.
Vorrei ci fosse un modo per alleviare il dolore di quella mamma.
sabato 11 dicembre 2010
9.12.2010
Quando passi i primi 15 anni della tua vita con una bambina della tua età,
è difficile continuare a chiamarla amica.
Non è un'amica che rischi di perdere perchè vai a vivere in un paese diverso dal suo,
perchè non hai più molti interessi in comune con lei,
o perchè fai una scuola diversa.
C'è qualcosa che rimane,
nonostante tutte le cose che possono succedere.
Qualcosa che torna in superficie ogni volta che parli con lei dei vostri ricordi,
e ti sorprende vedere come anche per lei sono così vividi.
Qualcosa che torna in superficie quando la vedi tre volte all'anno,
e continuate a parlarvi con gli occhi, senza bisogno di dire niente.
Qualcosa che torna in superficie quando sua nonna si commuove abbracciandoti,
e sua mamma ti chiama con il suo nome.
Qualcosa che adesso non potrò più condividere con nessun altro.
Ti voglio molto bene bambina.
è difficile continuare a chiamarla amica.
Non è un'amica che rischi di perdere perchè vai a vivere in un paese diverso dal suo,
perchè non hai più molti interessi in comune con lei,
o perchè fai una scuola diversa.
C'è qualcosa che rimane,
nonostante tutte le cose che possono succedere.
Qualcosa che torna in superficie ogni volta che parli con lei dei vostri ricordi,
e ti sorprende vedere come anche per lei sono così vividi.
Qualcosa che torna in superficie quando la vedi tre volte all'anno,
e continuate a parlarvi con gli occhi, senza bisogno di dire niente.
Qualcosa che torna in superficie quando sua nonna si commuove abbracciandoti,
e sua mamma ti chiama con il suo nome.
Qualcosa che adesso non potrò più condividere con nessun altro.
Ti voglio molto bene bambina.
sabato 4 dicembre 2010
Catarsi o morbosità?
Ho sempre odiato le notizie sugli omicidi al telegiornale, anche se minime e lapidarie.
Da quando, invece, sono nate trasmissioni ad hoc che parlano dell'ammazzato/disperso/violentato del mese sono a dir poco angosciata.
Non me lo spiego. Non mi spiego come la gente possa interessarsi a queste vicende, e appassionarsi come fossero delle soap.
Per non parlare dei "curiosi" - che chiamo così per non essere infame - che vanno in gita nel luogo del delitto.
E' terribile, quando l'ho saputo non volevo e non riuscivo a crederci.
Per settimane non ho trovato risposte soddisfacenti a questo mio punto interrogativo.
Galimberti oggi mi ha dato la risposta che cercavo, e che mi riporta alla mente gli insegnamenti di Girotto.
Dio benedica il liceo classico.
" [...] Chi sono (gli spettatori dei programmi televisivi che scavano nelle tragedie altrui) e cosa li induce a stare così incollati alla televisione, senza perdere una sola immagine di queste macabre ricostruzioni? La risposta ce la offre Aristotele nella Poetica, là dove scrive:
"La rappresentazione di casi che suscitano pietà e terrore ha per effetto di sollevare e purificare l'animo da siffatte passioni (pathemàton kàtharsis)", consentendo di espellerle nella ricostruzione scenica, invece che sfogarle nella realtà.
E allora tutto bene?
Si, alla sola condizione che ciascun spettatore, che non si perde una sola immagine della ricostruzione, riconosca in se stesso il potenziale omicida, il potenziale stupratore, il potenziale delinquente che alberga in lui, e non invece, come più spesso accade, l'uomo giusto che mai farebbe simili cose.
Nella ricostruzione scenica, infatti, si espelle quello che si ha dentro, perchè se dentro non si hanno queste terribili tendenze non si resta incollati alla televisione e tanto meno si va sui luoghi del delitto"
Umberto Galimberti.
Da quando, invece, sono nate trasmissioni ad hoc che parlano dell'ammazzato/disperso/violentato del mese sono a dir poco angosciata.
Non me lo spiego. Non mi spiego come la gente possa interessarsi a queste vicende, e appassionarsi come fossero delle soap.
Per non parlare dei "curiosi" - che chiamo così per non essere infame - che vanno in gita nel luogo del delitto.
E' terribile, quando l'ho saputo non volevo e non riuscivo a crederci.
Per settimane non ho trovato risposte soddisfacenti a questo mio punto interrogativo.
Galimberti oggi mi ha dato la risposta che cercavo, e che mi riporta alla mente gli insegnamenti di Girotto.
Dio benedica il liceo classico.
" [...] Chi sono (gli spettatori dei programmi televisivi che scavano nelle tragedie altrui) e cosa li induce a stare così incollati alla televisione, senza perdere una sola immagine di queste macabre ricostruzioni? La risposta ce la offre Aristotele nella Poetica, là dove scrive:
"La rappresentazione di casi che suscitano pietà e terrore ha per effetto di sollevare e purificare l'animo da siffatte passioni (pathemàton kàtharsis)", consentendo di espellerle nella ricostruzione scenica, invece che sfogarle nella realtà.
E allora tutto bene?
Si, alla sola condizione che ciascun spettatore, che non si perde una sola immagine della ricostruzione, riconosca in se stesso il potenziale omicida, il potenziale stupratore, il potenziale delinquente che alberga in lui, e non invece, come più spesso accade, l'uomo giusto che mai farebbe simili cose.
Nella ricostruzione scenica, infatti, si espelle quello che si ha dentro, perchè se dentro non si hanno queste terribili tendenze non si resta incollati alla televisione e tanto meno si va sui luoghi del delitto"
Umberto Galimberti.
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