venerdì 2 marzo 2012

Lucio.

Ieri è morto Lucio Dalla.
Dai, non scherziamo.
Mi è sembrato da subito completamente impossibile.
Poi ci ho pensato.
Effettivamente gli artisti non muoiono. O meglio, ci lasciano un loro pezzettino per sempre. La loro arte.
Lucio è senz'altro morto per i suoi amici, ma per me no. Per me continuerà ad essere come prima, continuerò ad ascoltare le sue canzoni e credo che la tristezza al pensiero che non ci sia più sarà sopraffatta dalla totale ebbrezza che mi continuerà a provocare la sua voce.
Lucio e la sua musica erano e continueranno ad essere intangibili, completamente extraterreni, divini, irraggiungibili, e allo stesso tempo così prepotentemente vicini.

Una delle mie prime memorie culturali su Lucio risale al 1996.
Ovviamente la sua musica l'ho ascoltata, più o meno inconsapevolmente, da quando sono nata; tant'è che quando ieri ho chiamato il pupi per avvisarlo, le sue parole sono state "Orco io, la colonna sonora della mia vita".
Comunque, un giorno non meglio precisato del 1996 ho trovato mia sorella e la sua amica Gloria che ridacchiavano davanti alla foto di Lucio nudo al pianoforte, stampata tra i testi dell'album Canzoni.
Ecco. In quel momento credo di aver capito che quello li era un grande.

Ho ascoltato quell'album continuamente.
Geniale Lucio. Che come ghost tracks, alla fine dell'album, ci schiaffa Disperato erotico stomp e un canto religioso. Cioè, vi pare??

Amici e Caruso sono la colonna sonora di due momenti fondamentali della mia vita.
La prima mi ha cullata quando ero una stupidissima preadolescente sognatrice, la seconda quando avevo diciott'anni e mi davo la carica pestando il piede nell'acceleratore dell'Audi del pupi con quella musica a palla che mi isolava completamente dal mondo esterno.

Grazie Lucio.

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