Ho troppe cose che mi frullano per la testa. Come al solito.
E' uno dei miei più grandi problemi.
Così non posso che scriverle, per capirle meglio, per fare un po' d'ordine e farmi un'idea più precisa, magari per cambiare addirittura idea mentre scrivo, ma comunque per non dimenticarle.
Dunque, inizio da giovedì sera. Ho visto Annozero. La puntata era incentrata sulla vicenda Morgan-dichiarazione infelice sulla cocaina-Sanremo.
Ecco, a me la cosa interessa meno che zero. La mia idea al riguardo è semplicemente che la Rai è un'azienda (obiettivo = massimizzazione del profitto), e Morgan ha un conto in banca da rimpinguare e un po' di visibilità da conquistarsi. Di conseguenza, qualsiasi cosa accada in tv, anche se magari scaturisce da una dichiarazione abbastanza spontanea e senza secondi fini, finisce per essere una semplicissima compravendita di beni e servizi. Dare e avere. Fine.
Il fatto è che la discussione ha preso una piega interessante, non ho mai visto una puntata di Annozero così pacata e ordinata. Merito senz’altro dei personaggi che vi hanno partecipato. Tre in particolare mi hanno colpito: Antonio Scurati (scrittore, docente e ricercatore universitario), Stefano Bonaga (filosofo, scrittore e attivista politico) e Mauro Pagani (musicista, serve dirlo?!). E’ stata una discussione tra persone intelligenti. Piacevole. Inevitabilmente avevano delle idee diverse, o comunque – non fosse altro che per quello che fanno per vivere – guardavano una stessa cosa da punti di vista diversi. Ma non per questo si sono parlati sopra, si sono insultati o altre cose a cui ci hanno abituato le discussioni in tv.
Il risultato è che io, assolutamente ignorante in tema di droga, ho potuto ascoltare dei punti di vista diversi e farmi una mia idea. Mi chiedo perché in altre occasioni non possa succedere una cosa anche solo lontanamente simile. Mi chiedo perché, abitualmente, la maggioranza delle persone si rifiuta di ascoltare un’idea diversa dalla propria, perché - se proprio non troviamo un punto di convergenza - non riusciamo a tenerci la nostra idea senza screditare e infangare la competenza dell’altro. Mi chiedo perché – come citato proprio ad Annozero – Pasolini poteva dire in diretta tv “Io odio il mio Stato”, argomentare civilmente questa affermazione e non venire infangato. Salvo poi che l’hanno ammazzato, direte voi. Si, ma guardate un suo intervento in tv, guardate i temi che affrontava in tv, e poi trovatemi un’intellettuale a cui oggi permettono di fare lo stesso.
L’argomento era quindi la droga. Bene. Hanno mandato un video in cui tre-quattro ragazzi dagli 11 ai 17 anni venivano intervistati. Dicevano che si facevano, ogni giorno, uno spinello alla mattina prima di entrare in classe, uno a ricreazione, due prima di pranzo, tre o quattro al pomeriggio, e poi alla sera si trovavano a casa di qualcuno e si facevano di coca anche fino alle sei di mattina. Mi rendo conto che questo possa essere un caso estremo. E la cosa che mi fa incazzare non è neanche tanto il fatto che questi si droghino. La cosa che io ho trovato terribile e indecente è l’atteggiamento che avevano questi ragazzi, è che alla domanda dell’intervistatore “Ma cosa fate durante il giorno? Leggete, ascoltate musica, fate degli sport?” la risposta disgustata è stata “Nooo, leggere?Naaa.”. Erano li che si fumavano degli spinelli completamente svogliati e disinteressati, dicendo che non studiano perché tanto a scuola se la cavano lo stesso, che tornano alle sei di mattina distrutti, e che a casa non trovano niente da fare perciò vanno dagli amici e passano il tempo a drogarsi. E’ questo quello che mi allibisce. E’ questo che, secondo me, non è un caso estremo nè eccezionale. Io lo vedo ogni giorno intorno a me, questo modo di fare. Lo vedo tra i miei coetanei, e sono sicura che questa filosofia di vita sia molto diffusa anche tra gli adolescenti. Ma perché? Perché semplicemente anche io sarei così. Se non avessi avuto una famiglia che mi ha “difeso” da una società che mi avrebbe fatto passare la voglia di leggere, studiare, appassionarmi a qualcosa, incuriosirmi.
Io non voglio essere catastrofica. Però quando ho visto questo filmato ho subito pensato che non avrei mai voluto un figlio, perché non ha senso dare un mondo del genere ad un figlio o, viceversa, dare un figlio a questo mondo. Però ho subito pensato che questo ragionamento è sbagliato, non funziona.
Perché questi ragazzini tornano alle sei di mattina. E’ una cosa sensata? Io non lascerei mio figlio di 11 anni tornare alla sei di mattina. Io non torno neanche ora alle sei di mattina. Io non andavo in discoteca alla medie, mentre gran parte dei miei amici ci andavano, ma non è che fossi infelice, anzi. Saranno anche stronzate queste, ma sono solo degli esempi di un modo più ampio di crescere un figlio. Se la società è questa (e prima di tutto dovremmo chiederci perché è così e cercare di trovare una soluzione per cambiarla..ma, onestamente, la vedo dura), non resta altro da fare, per un genitore, che dare delle direttive di comportamento ai figli, dare l’esempio (prima di tutto), aiutarli a trovare la vita interessante, magari risparmiare 20 euro di aperitivi e portarli a fare una passeggiata al mare d’inverno, portarli a vedere una città nuova, una mostra, un concerto, iscriverli ad uno sport, svegliarli alla mattina con della musica, parlarci, raccontargli la propria vita. Mi vengono in mente tante cose, ci sono tante cose che un genitore può fare per evitare che un figlio a 11 anni si droghi per noia. Stesse cose che, sempre secondo me, avrebbero l’obbligo di fare i professori. Ma so bene, per esperienza personale, che avere dei professori e dei genitori che ti aiutino ad essere una persona felice è solo questione di fortuna. E credo che questa sia la cosa più triste della nostra società. Credo siamo arrivati all’esatto opposto di 50 anni fa, quando le famiglie non avevano la possibilità materiale di dare degli input ai figli, input che però questi stessi figli trovavano nella politica, nel mondo del lavoro, in una società che cresceva (quantitativamente ma, soprattutto, qualitativamente) ed era in grado di motivare una persona, di dare delle opportunità di realizzazione personale. Oggi, invece, che stiamo tutti un po’ meglio e potremmo dare qualcosa in più alle nuove generazioni, non diamo niente, né a livello familiare né a livello sociale.
E le prospettive future sono basate esclusivamente su una questione di fortuna.
Forse è per questo che lo Stato riceve più soldi dalle lotterie che dalle imposte?
Forse.
Ecco, mi trovo ad aver scritto solo un terzo di quello che ho in testa. Volevo parlare anche di come Libero ha scritto un'intervista che non ha mai fatto a Philip Roth, di come mi convinco ogni giorno di più (e oggi pomeriggio ne ho avuto l'ennesima riprova) che la Beata Ignoranza spesso sia solo apparente e nasconda dei piani ben precisi e una furbizia singolare e di cose che nel frattempo ho già dimenticato.
Non mi resta che andare a farmi una doccia e prepararmi per lo show.
Dopo una settimana di dieta forzata..Gianni, arrivo!!
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