venerdì 30 ottobre 2009
Ad ogni costo_Vasco Rossi
Gli amanti dei Radiohead non saranno per niente contenti, ma io me ne sbatto.
Vasco è Vasco. Rispetto e chapeau.
Certo, Creep è un capolavoro, la versione di Vasco è semplicemente carina.
Però mi sembra già di sentire i commentini acidi dei Radiohead addicted. Non necessari e fuoriluogo. Nessuno vi tocca i Vostri miti, tranquilli.
Ok, lo ammetto, i fan sfegatati dei Radiohead mi hanno sempre infastidito, peccano di idolatria.
domenica 25 ottobre 2009
Tanto da coinvolgermi
Lo so. Due post in un giorno sono troppi. Ma questa cosa mi ha sconvolto. Cioè, ho messo nello stereo un cd che non ascoltavo dal 2002 e mi sono trovata a cantare tutte le canzoni come se per 7 anni non avessi fatto altro. E' incredibile.
Il mistero della musica.
"Ti sento mentre canti quasi sussurrandole dentro di te, strofe a memoria di canzoni che nemmeno sapevo che ti piacessero così tanto da coinvolgerti, anche perchè tu mai con me le hai condivise, ma forse ti appartengono, forse ti ricordano immagini indelebili.."
Il mistero della musica.
"Ti sento mentre canti quasi sussurrandole dentro di te, strofe a memoria di canzoni che nemmeno sapevo che ti piacessero così tanto da coinvolgerti, anche perchè tu mai con me le hai condivise, ma forse ti appartengono, forse ti ricordano immagini indelebili.."
Nosce te ipsum
[...]ma ormai la scuola è
banalità, repressione, una culla di
cattivi sentimenti dove s’impara a
soffrire ed essere delusi piuttosto
che gioire. Guardando ai miei professori
ho paura di quello che potrebbe
essere il futuro, non voglio vivere e
arrivare a un’età evoluta, avendo
dentro così tanta amarezza e guardando
ai miei coetanei provo solo dolore
e disgusto, per persone superficiali
dedite a discriminazione, cattiveria,
sesso e null’altro.
Vorrei trovare nella realtà ciò che solo
i libri hanno saputo darmi, la felicità
o per lo meno tranquillità e comprensione.
Perché il genere umano
deve sopravvivere, perché io debbo
vivere, se dopo tutto non c’è un motivo
che mi tenga qua non c’è una logica
alla vita, non c’è bellezza, non
c’è felicità, se non quella di continuare
a leggere per avere degli attimi
di felicità.
Sofia
Risponde Umberto Galimberti:
La felicità non
piove dal cielo come l’azzurro. Va cercata
attraverso due mosse che la sapienza
greca indicava quando diceva: “conosci
te stesso” e “non oltrepassare la giusta
misura”. Il primo messaggio invita a conoscere
la propria virtù, che è poi ciò a
cui siamo portati, le nostra capacità, come
è virtù della terra generare, virtù di
Achille battere l’avversario in velocità,
virtù di Ulisse prendere le giuste decisioni
in circostanze avverse, in una parola il
proprio “demone”, che una volta che lo
si è curato e fatto fiorire, fa sbocciare
l’“eu-daimonia”, che in greco vuol dire
“felicità”. Invece di seguire i modelli che
un mondo che non vi piace vi propone,
perché non innamorarsi di sé e prendersi
cura di quel che propriamente siete
nella vostra specificità unica e inconfondibile?
Conoscendo se stessi, si conoscono anche
i propri limiti che non vanno mai oltrepassati,
per non andare incontro alla
propria rovina. La conquista della felicità
è un lavoro, non un dono del cielo da attendere
passivamente per diritto di nascita.
Prendete esempio da Nietzsche,
che meglio di tutti ha conosciuto il nichilismo
di cui oggi spesso soffre la condizione
giovanile. Rifiutando il nichilismo
passivo che spegne l’anima nella rassegnazione,
un giorno scrisse ne La gaia
scienza: “No. La vita non mi ha disilluso.
Di anno in anno la trovo sempre più ricca,
più desiderabile e più misteriosa - da
quel giorno in cui venne a me il grande
liberatore, quel pensiero che la vita potrebbe
essere un esperimento di chi è
vòlto alla conoscenza - e non un dovere,
non una fatalità, non una fede. La vita
come mezzo di conoscenza. Con questo
principio nel cuore si può non soltanto
valorosamente, ma anche gioiosamente
vivere e gioiosamente ridere”.
Ecco. Rigrazio Dio, o chi per lui, di aver fatto il liceo classico. Spesso penso mi abbia salvato la vita. Umberto rimane sempre nel mio cuore, continuo a pensare sia un genio, ma "nosce te ipsum" l'ho scritto nella parete della mia camera in tempi non sospetti. Perciò questo sabato nihil sub sole novis..solo una riorganizzazione e una connessione tra pensieri sparsi e homeless.
Fatto sta che, prima o poi, questo Umberto voglio incontrarlo, a costo di iscrivermi a filosofia a Venezia.
Ecco, questo weekend aggiungo due desideri alla lunga lista:
Conoscere Umberto Galimberti (in realtà nella lista questo c'è da un pezzo, ma lo riconfermo);
Andare ad un concerto di un giapponese rasta che suona reggae.
banalità, repressione, una culla di
cattivi sentimenti dove s’impara a
soffrire ed essere delusi piuttosto
che gioire. Guardando ai miei professori
ho paura di quello che potrebbe
essere il futuro, non voglio vivere e
arrivare a un’età evoluta, avendo
dentro così tanta amarezza e guardando
ai miei coetanei provo solo dolore
e disgusto, per persone superficiali
dedite a discriminazione, cattiveria,
sesso e null’altro.
Vorrei trovare nella realtà ciò che solo
i libri hanno saputo darmi, la felicità
o per lo meno tranquillità e comprensione.
Perché il genere umano
deve sopravvivere, perché io debbo
vivere, se dopo tutto non c’è un motivo
che mi tenga qua non c’è una logica
alla vita, non c’è bellezza, non
c’è felicità, se non quella di continuare
a leggere per avere degli attimi
di felicità.
Sofia
Risponde Umberto Galimberti:
La felicità non
piove dal cielo come l’azzurro. Va cercata
attraverso due mosse che la sapienza
greca indicava quando diceva: “conosci
te stesso” e “non oltrepassare la giusta
misura”. Il primo messaggio invita a conoscere
la propria virtù, che è poi ciò a
cui siamo portati, le nostra capacità, come
è virtù della terra generare, virtù di
Achille battere l’avversario in velocità,
virtù di Ulisse prendere le giuste decisioni
in circostanze avverse, in una parola il
proprio “demone”, che una volta che lo
si è curato e fatto fiorire, fa sbocciare
l’“eu-daimonia”, che in greco vuol dire
“felicità”. Invece di seguire i modelli che
un mondo che non vi piace vi propone,
perché non innamorarsi di sé e prendersi
cura di quel che propriamente siete
nella vostra specificità unica e inconfondibile?
Conoscendo se stessi, si conoscono anche
i propri limiti che non vanno mai oltrepassati,
per non andare incontro alla
propria rovina. La conquista della felicità
è un lavoro, non un dono del cielo da attendere
passivamente per diritto di nascita.
Prendete esempio da Nietzsche,
che meglio di tutti ha conosciuto il nichilismo
di cui oggi spesso soffre la condizione
giovanile. Rifiutando il nichilismo
passivo che spegne l’anima nella rassegnazione,
un giorno scrisse ne La gaia
scienza: “No. La vita non mi ha disilluso.
Di anno in anno la trovo sempre più ricca,
più desiderabile e più misteriosa - da
quel giorno in cui venne a me il grande
liberatore, quel pensiero che la vita potrebbe
essere un esperimento di chi è
vòlto alla conoscenza - e non un dovere,
non una fatalità, non una fede. La vita
come mezzo di conoscenza. Con questo
principio nel cuore si può non soltanto
valorosamente, ma anche gioiosamente
vivere e gioiosamente ridere”.
Ecco. Rigrazio Dio, o chi per lui, di aver fatto il liceo classico. Spesso penso mi abbia salvato la vita. Umberto rimane sempre nel mio cuore, continuo a pensare sia un genio, ma "nosce te ipsum" l'ho scritto nella parete della mia camera in tempi non sospetti. Perciò questo sabato nihil sub sole novis..solo una riorganizzazione e una connessione tra pensieri sparsi e homeless.
Fatto sta che, prima o poi, questo Umberto voglio incontrarlo, a costo di iscrivermi a filosofia a Venezia.
Ecco, questo weekend aggiungo due desideri alla lunga lista:
Conoscere Umberto Galimberti (in realtà nella lista questo c'è da un pezzo, ma lo riconfermo);
Andare ad un concerto di un giapponese rasta che suona reggae.
sabato 24 ottobre 2009
domenica 18 ottobre 2009
Francesci Guccini, Eskimo.
Questa domenica in Settembre non sarebbe pesata così,
l' estate finiva più "nature" vent' anni fa o giù di lì...
Con l' incoscienza dentro al basso ventre e alcuni audaci, in tasca "l'Unità",
la paghi tutta, e a prezzi d' inflazione, quella che chiaman la maturità...
Ma tu non sei cambiata di molto anche se adesso è al vento quello che
io per vederlo ci ho impiegato tanto filosofando pure sui perchè,
ma tu non sei cambiata di tanto e se cos' è un orgasmo ora lo sai
potrai capire i miei vent' anni allora, i quasi cento adesso capirai...
Portavo allora un eskimo innocente dettato solo dalla povertà,
non era la rivolta permanente: diciamo che non c' era e tanto fa.
Portavo una coscienza immacolata che tu tendevi a uccidere, però
inutilmente ti ci sei provata con foto di famiglia o paletò...
E quanto son cambiato da allora e l'eskimo che conoscevi tu
lo porta addosso mio fratello ancora e tu lo porteresti e non puoi più,
bisogna saper scegliere in tempo, non arrivarci per contrarietà:
tu giri adesso con le tette al vento, io ci giravo già vent' anni fa!
Ricordi fui con te a Santa Lucia, al portico dei Servi per Natale,
credevo che Bologna fosse mia: ballammo insieme all' anno o a Carnevale.
Lasciammo allora tutti e due un qualcuno che non ne fece un dramma o non lo so,
ma con i miei maglioni ero a disagio e mi pesava quel tuo paletò...
Ma avevo la rivolta fra le dita, dei soldi in tasca niente e tu lo sai
e mi pagavi il cinema stupita e non ti era toccato farlo mai!
Perchè mi amavi non l' ho mai capito così diverso da quei tuoi cliché,
perchè fra i tanti, bella, che hai colpito ti sei gettata addosso proprio a me...
Infatti i fiori della prima volta non c' erano già più nel sessantotto,
scoppiava finalmente la rivolta oppure in qualche modo mi ero rotto,
tu li aspettavi ancora, ma io già urlavo che Dio era morto, a monte, ma però
contro il sistema anch' io mi ribellavo cioè, sognando Dylan e i provos...
E Gianni, ritornato da Londra, a lungo ci parlò dell' LSD,
tenne una quasi conferenza colta sul suo viaggio di nozze stile freak
e noi non l' avevamo mai fatto e noi che non l' avremmo fatto mai,
quell' erba ci cresceva tutt' attorno, per noi crescevan solo i nostri guai...
Forse ci consolava far l' amore, ma precari in quel senso si era già
un buco da un amico, un letto a ore su cui passava tutta la città.
L'amore fatto alla "boia d' un Giuda" e al freddo in quella stanza di altri e spoglia:
vederti o non vederti tutta nuda era un fatto di clima e non di voglia!
E adesso che potremmo anche farlo e adesso che problemi non ne ho,
che nostalgia per quelli contro un muro o dentro a un cine o là dove si può...
E adesso che sappiam quasi tutto e adesso che problemi non ne hai,
per nostalgia, lo rifaremmo in piedi scordando la moquette stile e l'Hi-Fi...
Diciamolo per dire, ma davvero si ride per non piangere perchè
se penso a quella che eri, a quel che ero, che compassione che ho per me e per te.
Eppure a volte non mi spiacerebbe essere quelli di quei tempi là,
sarà per aver quindici anni in meno o avere tutto per possibilità...
Perchè a vent' anni è tutto ancora intero, perchè a vent' anni è tutto chi lo sa,
a vent'anni si è stupidi davvero, quante balle si ha in testa a quell' età,
oppure allora si era solo noi non c' entra o meno quella gioventù:
di discussioni, caroselli, eroi quel ch'è rimasto dimmelo un po' tu...
E questa domenica in Settembre se ne sta lentamente per finire
come le tante via, distrattamente, a cercare di fare o di capire.
Forse lo stan pensando anche gli amici, gli andati, i rassegnati, i soddisfatti,
giocando a dire che si era più felici, pensando a chi s' è perso o no a quei party...
Ed io che ho sempre un eskimo addosso uguale a quello che ricorderai,
io, come sempre, faccio quel che posso, domani poi ci penserò se mai
ed io ti canterò questa canzone uguale a tante che già ti cantai:
ignorala come hai ignorato le altre e poi saran le ultime oramai...
sabato 17 ottobre 2009
I momenti conviviali scandiscono la mia vita
Nel condividere cibo e bevande, penetriamo nel cuore della nostra condizione socioculturale. Le implicazioni simboliche e materiali di quell'azione sono quasi universali: comprendono il rituale religioso, le strutture e le divisioni dei ruoli fra i sessi, il campo erotico, le complicità e gli scontri politici, le opposizioni giocose o serie nel discorso, i riti del matrimonio o del lutto.
George Steiner
George Steiner
venerdì 16 ottobre 2009
Siii, stupendoooo!!
Non ci posso credere. Questa cosa è fantastica.
Vasco cantato da Vasco e Dente.
Meraviglioso.
Brano tratto dall'album "Deviazioni (Un omaggio a Vasco Rossi)" del 2008.
Gli interpreti vanno da I Ministri a Syria, dai Numero6 a Giorgio Canali.
Ad un primo ascolto, semplicemente S T R E P I T O S O.
Non è che degli stronzi qualsiasi cantano le parole di Vasco sulla musica di Vasco, rischiando di giocare al karaoke. Queste sono praticamente 18 nuove canzoni: diverse musiche, diverse interpretazioni, diverse atmosfere, diversi ritmi.
sabato 3 ottobre 2009
venerdì 2 ottobre 2009
Suonare il campanello prego, arte in camera da letto


Dato che non sono capace di inserire link, rielaboro. Queste foto immortalano due delle installazioni che occupano 14 spazi privati presi "a prestito" da "Private flat", mostra d'arte contemporanea che durerà fino a domenica. E' completamente gratuita!! Naturalmente però è a Firenze, giusto perchè così mi faccio passare più in fretta la voglia di andarci. Beh, dato che è la quinta edizione, mi organizzerò per il prossimo anno.
Troppa vita.

Troppe cose da dire, troppi impegni, troppi pensieri, troppe cose viste, fatte, sentite. Troppi obiettivi. Troppa paura di non riuscirci. Troppi imprevisti.
Troppa musica, troppa polvere, troppe scelte continuamente rimandate.
Troppa energia sprecata. Troppo bene. Troppe onde. Troppi chilometri. Troppo lavoro. Troppe persone. Troppi film da vedere e troppi film già visti. Troppe poche ore di sonno. Troppe cose nascoste, ignorate, supposte, date per scontate. Troppi pranzi in piedi. Troppe persone sole e tutte insieme. Troppa distanza. Troppe cose da imparare.
Troppa vita e troppe poche parole per raccontarla.
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