Avere 15 anni. Le tue birre che ti sporcano le magliette. E tu ti raccomandi a me. Mentre fai finta di guardarmi mi ritrovo a enumerare ogni nostro discorso con le dita, con una precisione atomica, neanche cercassi di spiegarmi tutti gli assassini della famiglia Kennedy. E tu muovi soltanto istrionicamente le sopracciglia e ti giri dalle altri parti, verso lune immaginarie. Siamo diventati astemi l'un dell'altro al cento per cento. Una composizione pop. Mentre ti parlo di Padre Pio tu mi dici che deve essere una di quelle coincidenze che non capiamo. Come quando non mi vogliono vendere un cucchiaino rosa per il gelato e poi ti vedo lì. Proprio mentre idolatravo le coincidenze del giorno prima e cercavamo di dare un senso e di riattaccarci ai Pearl Jam. Tu lì, stonato al bancone delle tue colazioni fatte in fretta. Esercitiamo continuamente opere di spionaggio del passato, con la tua macchina fotografica distesa sui cortili delle librerie a più piani. Poi però abbiamo paura dei nostri nobili istinti futuristici.
Tutto il mondo è paese, o forse è il solito treno di coincidenze che mi insegue da un po' di tempo.
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